“Segui il tuo destino”. Delirio e bellezza intorno a una poesia di Pessoa

Pangea - Saturday, December 13, 2025

La prima volta è stato terribile. Fare il gesto con la mano della pistola puntata alla tempia… 

È stato terribile il fatto del solo pensiero che mi sfiorasse, e delle mie parole quasi prive di speranza… Sì ‒ terribile. 

Tutto questo accadeva per qualcosa che non andava per il verso giusto; e non per colpa mia.

Nel frattempo è uscito un mio libro di poesie, che in esergo riportava questi versi:

Segui il tuo destino,
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l’ombra
di alberi estranei.

Dunque penso: La poesia mi salva. La poesia m’insegna. La poesia è tutto.

La seconda volta, però, fu ancora più brutto. Capii che mi stavano distruggendo i sogni. Lo ammisi. E qualcuno disse davanti a tutti di chi era la colpa. Lo ripeté più volte, con atto di sfida. 

Io, per tutta risposta, mi spensi. Mi sedetti quasi subendo in silenzio. 

Troppa gente poteva sentire la mia reazione; gente sbagliata poteva annichilire e reagire di fronte alla mia rabbia infinita; ma non era il caso.

Per questo, e per motivi ben più forti ‒ ben più sacri ‒, tengo alto il fuoco, tengo desto il cuore.

Nessuno distruggerà i miei sogni. Nessuno!

Ho appeso questa poesia al muro, accanto al comodino, accanto al letto. Così che io possa vederla e leggerla ogni notte. Ogni notte!

È il mio memento. È il mio cuore incendiato!

Io sono ancora vivo.

(Giorgio Anelli)

*

Segui il tuo destino,
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l’ombra
di alberi estranei.

La realtà
sempre è di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.

Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
semplicemente vivere.
Lascia il dolore sulle are
come ex voto agli dèi.

Guarda da lontano la vita,
senza mai interrogarla.
Essa niente può dirti.
La risposta
sta al di là degli dèi.

Ma serenamente
imita l’Olimpo
dentro il tuo cuore.
Gli dèi sono dèi
perché non si pensano.

(1.7.1916)

Ode di Ricardo Reis

*In copertina: Fernando Pessoa nel 1928

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