
Rilke, il molto amato, l’uomo delle infinite solitudini
Pangea - Wednesday, July 23, 2025Rilke è l’amato. Il molto amato. L’angelo amato da tutti. Il bambino angelico costretto all’esercito. La sua personalità ne risentirà. La sua personalità lo salverà da questo e altri traumi.
Rainer è lo studente interessato e geniale. Colui che sceglie e decide di essere poeta. Risoluto. Mai fisso nello stesso luogo.
Lui è il poeta giardiniere, colui che ama la rosa. Rilke, il viaggiatore instancabile.
Era l’uomo dei salotti, il poeta di Parigi. Era l’uomo delle infinite solitudini.
Un rigore, il suo, che premierà qualsiasi sacrificio.
Rainer Maria Rilke dall’anima delicatissima. Poeta dotato di una sensibilità dell’altro mondo.
Una vita consacrata alla poesia, consumata dalla poesia. Poesia totemica, poesia totale la sua.
Fu il vero amante di Lou Andreas Salomè. Lui, che ebbe il coraggio di abbandonare la figlia.
Oltre a Valéry, tra gli altri, conobbe Rodin, Pasternak, Tolstoj. Viaggiò per raggiungere la Russia, inspiegabilmente conoscendone la lingua, per poi dimenticarsela. Tradusse dall’inglese la Browning, amava Hermann Hesse e Georg Trakl.
Venerato nei salotti e nei castelli più prestigiosi dell’epoca, viaggiò molto, all’inverosimile; passò spesso per l’Italia e non solo. Per lui ogni castello era la vita. Per lui ogni donna, una mecenate.
Scrisse lettere a una poetessa orfica: Catherine Pozzi. Ne nacque un epistolario magnetico e immortale.
Fu fine traduttore appunto, tanto che dal francese fu forgiata l’opera sua. Tanto che dall’amore tra Paul Valéry e Catherine Pozzi, senza saperlo, lui venne influenzato, ultimando due opere estreme e meravigliose: le Elegie Duinesi e i Sonetti a Orfeo.

Ogni castello era la vita: una fine solitudine che doveva attraversarlo compiutamente.
Rilke, poeta dallo sguardo irresistibile. Rilke che asseconda tutto.
Tutto deve essere affrontato per lui; il bene e il male non hanno differenze. Occorre assentire nella vertiginosa curva della vita, anche quando la malattia lo pressa e lo preme.
Egli è il poeta che si sente sempre più attirato ad acconsentire dalla sua posizione provvisoria a quel Tutto in cui vita e morte si compenetrano e si fondono costantemente.
Rilke, poeta dal sangue vivo ‒ poeta dal sangue malato.
Una malattia del sangue ce l’ha portato via, dopo una sofferenza affrontata fino all’ultimo rifiutando la morfina. Il viaggiatore instancabile così svanisce, in un sanatorio svizzero, a Valmont. Svanisce però dopo aver vissuto intensamente la sua vita, dopo aver vissuto intensamente il reale; dopo esser stato, compiutamente e fino in fondo, poeta.
La sua scelta l’ha reso consapevole di ciò che era. La costanza premia l’uomo. La costanza del sapere che siamo nulla, e che tutto possiamo.
(Giorgio Anelli)
Chi non ha casa adesso, non l’avrà.
(Da: Giorno d’autunno, traduzione di Giaime Pintor)
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell’aria fluttuano le foglie.
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