Il prossimo caso “Schrems III” del 3 settembre 2025 potrebbe invalidare l’EU–US
Data Privacy Framework (DPF), interrompendo nuovamente i trasferimenti di dati
tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti e costringendo le imprese a ricorrere a
soluzioni alternative come le Clausole Contrattuali Standard e le Transfer
Impact Assessments, creando un potenziale momento di panico per molte aziende.
Il 3 settembre 2025 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) emetterà la
propria sentenza nel caso Latombe vs Commissione Europea. In gioco c’è il futuro
dell’EU–US Data Privacy Framework, la decisione di adeguatezza adottata nel
luglio 2023 per ripristinare una base giuridica stabile ai flussi di dati
transatlantici. Se il framework dovesse essere annullato, le aziende si
troverebbero nuovamente ad affrontare l’incertezza regolatoria e operativa che
aveva caratterizzato la decisione Schrems II del 2020. Molti parlano già di
questo scenario come di un “Schrems III”.
Perché il DPF è sotto attacco nel caso Latombe vs Commissione Europea
Il ricorso è stato presentato nel settembre 2023 da Philippe Latombe, deputato
francese, che ha contestato direttamente la decisione di adeguatezza della
Commissione ai sensi dell’articolo 263 TFUE. A differenza di Schrems I e II, che
arrivarono alla CGUE tramite giudizi nazionali e rinvii pregiudiziali, questo
caso prende di mira direttamente la decisione, con la possibilità di accelerare
il controllo giudiziario.
Secondo Latombe, il DPF non garantirebbe una protezione “sostanzialmente
equivalente” per i cittadini europei, come richiesto dall’articolo 45 GDPR e
dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Quali sono i principali argomenti del ricorso e quali i possibili scenari?
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