Meta inizierà ad addestrare la sua IA generativa usando contenuti pubblici
condivisi da utenti adulti in Europa. Gli utenti riceveranno notifiche non solo
per essere informati sulla novità, ma anche per esercitare il diritto di
opposizione.
Dopo lo stop dello scorso anno, Meta ha annunciato che anche in Europa inizierà
ad addestrare i suoi modelli linguistici sfruttando i contenuti pubblici
condivisi dagli utenti adulti sui social, insieme alle interazioni con Meta AI.
Una svolta che punta a rendere l'IA più vicina alle specificità culturali,
linguistiche e storiche del Vecchio Continente, ma che riaccende anche il
dibattito sulla privacy.
A partire da questa settimana, gli utenti maggiorenni dell'Unione Europea che
utilizzano piattaforme come Facebook, Instagram e WhatsApp inizieranno a
ricevere notifiche - via app ed email - per informarli su quali dati verranno
utilizzati e con quale scopo. Ogni notifica conterrà anche un link diretto a un
modulo per esercitare il diritto di opposizione: chi non desidera che i propri
dati vengano utilizzati per addestrare l'IA potrà negare il consenso.
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Tag - Privacy
Meta AI è comparsa su WhatsApp senza preavviso, generando polemiche e
preoccupazioni sulla privacy. Inoltre, l’assistente virtuale introdotto
forzatamente dal gruppo Zuckerberg non può essere disattivato e fornisce
istruzioni fuorvianti per la rimozione.
Avete notato quel pulsantino bianco con un cerchio blu comparso di recente nella
schermata di Whatsapp sul vostro smartphone? Si tratta dell’icona di Meta AI,
l’intelligenza artificiale sviluppata dal gruppo di Mark Zuckerberg. Il sistema,
progettato per essere semplice e intuitivo, garantisce un accesso immediato alla
chatbot, la finestra di conversazione alimentata da Llama 3.2, la versione più
avanzata di AI di Meta, dotata di capacità multimodali.
Violazione della privacy?
Nulla di male, in apparenza. Il problema è che Meta AI è entrato a far parte
della nostra quotidianità, su milioni di schermi, senza alcuna notifica
preventiva, né esplicito consenso.
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Apple pagherà 95 milioni di dollari per evitare un lungo scontro in tribunale.
L’accordo extragiudiziale (PDF) è stato raggiunto con lo studio legale che ha
denunciato l’azienda di Cupertino per violazione della privacy. Le conversazioni
degli utenti sono state registrate tramite Siri e condivise con terze parti.
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È sufficiente una veloce ricerca su Shodan o Censys per scoprire oltre 680
stream RTSP pubblici di webcam italiane che mostrano interni di abitazioni,
negozi, studi medici… senza alcuna protezione!
Nei momenti di relax mi diverte esplorare i risultati su shodan.io, piattaforma
che raccoglie e indicizza le informazioni tecniche sui nodi connessi a Internet.
In particolare, la sezione dedicata alle immagini, tra cui flussi RTSP, VNC e
RDP, regala sempre sorprese interessanti. Per gioco ho voluto vedere se, a
distanza ormai di qualche anno dai miei articoli relativamente ai rischi
connessi dalle telecamere domestiche esposte su Internet senza protezione
(Insecam, il database delle telecamere pubbliche (a loro insaputa), Oltre 1800
telecamere di sorveglianza italiane esposte sul Web e via dicendo), qualcosa nel
panorama nazionale fosse cambiato.
È così bastata una banale query sui flussi RTSP (Real Time Streaming Protocol,
il protocollo di trasmissione dati per lo streaming di flussi video, porta tcp
554) geolocalizzati in Italia per ottenere oltre 680 risultati (per la cronaca:
“country:it rtsp“).
Tra i vari flussi video esposti in Rete senza protezione, troviamo case private,
giardini privati, sale di attesa di studi professionali, negozi e molto altro.
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Il processo a Pegasus L'azienda israeliana condannata a pagare un risarcimento
al social network di Meta che verrà fissato in un secondo processo nel 2025
Venerdì 20 dicembre il tribunale del Northern District della California ha dato
ragione a Whatsapp in una causa intentata dal social network contro la compagnia
di spyware israeliana Nso Group, produttrice e distributrice del software
Pegasus.
Per la giudice Phyllis Hamilton Nso Group ha violato la legge federale
statunitense in materia di hacking e i termini di servizio di Whatsapp,
sfruttando il social network per infettare più di mille smartphone con il
proprio spyware Pegasus.
L’entità dei danni che Nso Group dovrà pagare a Whatsapp sarà stabilità in un
secondo processo l’anno prossimo.
Pegasus era stato sviluppato da Nso Group nel 2011 e promosso tra le agenzie
governative internazionali come strumento per combattere terrorismo e
criminalità organizzata.
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La Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc) ha emesso una sanzione
di 251 milioni di euro nei confronti di Meta, la società madre di Facebook, per
aver trasgredito le normative europee sulla privacy dei dati (Gdpr).
La multa, annunciata martedì 17 dicembre, è il risultato di un’indagine su una
violazione di sicurezza risalente a luglio 2017, che ha compromesso oltre tre
milioni di account nel territorio dell’Unione Europea.
“Gli individui sono stati esposti a rischi significativi per i loro diritti
fondamentali a causa della mancata integrazione dei requisiti di protezione dei
dati”, ha affermato Graham Doyle, vice commissario del Dpc irlandese.
La falla è stata causata da un errore di progettazione nella piattaforma
Facebook, che ha consentito a soggetti non autorizzati di accedere a profili
utente non altrimenti visibili.
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Il primo rapporto di revisione sul Data Privacy Framework (DPF), pubblicato
dall’European Data Protection Board (EDPB) il 4 novembre 2024, segna una tappa
decisiva nel monitoraggio della protezione dei dati personali dei cittadini
europei trasferiti verso gli Stati Uniti.
Nato come risposta alla sentenza “Schrems II” della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea (CGUE), che nel 2020 aveva invalidato il Privacy Shield per
carenze di tutela, il DPF cerca di rispondere alle esigenze di bilanciamento tra
diritti individuali e interessi di sicurezza nazionale statunitensi,
introducendo principi quali la necessità e la proporzionalità nelle operazioni
di sorveglianza.
L’EDPB, tuttavia, osserva come le misure implementate dal DPF, sebbene
migliorative, lascino aperte questioni rilevanti sulla reale equivalenza delle
garanzie offerte rispetto a quelle europee.
In particolare, il report solleva dubbi riguardo alla trasparenza delle pratiche
di raccolta dati e all’efficacia del meccanismo di ricorso, un sistema
teoricamente aperto ai cittadini europei per ottenere rimedi in caso di
violazione dei loro diritti.
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Guardare avanti, si dice. Guardare fisso, invece, la propria mano che sostiene
un apparecchietto nero con schermo, detto smartphone. Consultare, sbirciare,
controllare, scrollare, ascoltare, pagare, scrivere, parlare, filmare… Al
ristorante, per strada, in chiesa, nel passeggino, al cinema, in arrampicata, al
supermercato, in auto, in classe, in ospedale, sul bus, sul water, a letto, in
bici, al lavoro, ai mari e ai monti… in tasca, in mano. A testa bassa.
Paesaggio umano smisuratamente social. Ognuno di noi al guinzaglio del proprio
smartphone. Ad ogni latitudine, più o meno. Ad ogni età, neonato e pensionato,
per ogni sesso. Super intersezionale. La psichiatria, che ha il naso fino, ha
inventato il problematic smartphone use (PSU) Ma quale problematic? Obvious
smartphone use. Non è un gingillo, è una Lampada di Aladino dai mille favori. È
un essere più che uno strumento tecnico. Non sono un filosofo e torno a
incantarmi con questo congegno luccicante che ci ha catturati, dionisiacamente
“sussunti” direbbero gli intenditori. Se fossi nato vent’anni fa non mi
stupirebbe toccar quotidianamente con mano la nostra universale dedizione
all’Angelo Custode che ogni giorno ci accompagna e ci nutre, mi sarebbe
risuonato perfettamente naturale, oggettivo, da sempre. Una felice evoluzione
dell’umanità.
Di chi è figlia questa alchimia universale? Del capitalismo digitale, di quello
cognitivo, di quello zombi? Di un neo colonialismo psichico? Di una fantomatica
tecnodittatura? Di un dio cattivo, o anche buonino, che escogita una nuova
religione? Di quei cinque o sei giovanottoni diventati paperon de’ paperoni
giocando con il web e inventando questo e quello? Di un presente a capitalismo
morto, che sarebbe ancora peggio del capitalismo vivo? Di me boccalone e dei
miei simili che ci facciamo accalappiare da questa sbalorditiva pietra
filosofale rettangolare?
Leggi l'articolo di Claudio Canal
Lo sostiene uno studio dell'Università della California, che rivela come le TV
LG e Samsung registrano i contenuti visualizzati e li usano per profilare gli
utenti.
Molti conosceranno Shazam, l'applicazione che è in grado di riconoscere una
canzone "ascoltando" pochi secondi di essa. Qualcosa del genere avviene con le
Smart TV e i programmi televisivi, solo che il funzionamento è automatico e
prescinde dalla volontà dell'utente.
A svelarlo è uno studio dell'Università della California, che ha analizzato i
televisori di LG e Samsung nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Leggi l'articolo su ZEUS News
La Data Protection Commission (DPC), l’autorità irlandese che si occupa di
privacy e che agisce in materia per conto dell’Unione Europea, ha multato Meta
per 91 milioni di euro per non aver tutelato in maniera adeguata le password dei
suoi utenti.
Meta è la società statunitense che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp e la
sanzione è stata stabilita in seguito a indagini cominciate nell’aprile del
2019, quando Meta aveva avvisato l’ente irlandese di aver inavvertitamente
conservato le password nei suoi sistemi interni senza che fossero criptate: è
una violazione del Regolamento generale dell’Unione Europea sulla protezione dei
dati (GDPR), la legge europea in vigore dal maggio del 2018 e pensata per
rafforzare la protezione dei dati personali dei cittadini e dei residenti
dell’Unione Europea.
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