Dopo l'assemblea dell'8 Maggio ad Acrobax, l'istanza romana di Gancio esce dalla
sperimentazione e diventa ancora più "ufficiale". Raccontiamo quindi cos'è e
come si usa questa agenda di movimento, spiegando in modo dettagliato come si
aggiungono gli eventi, se e come crearsi un utente... ma anche come stampare
facilmente una locandina con la lista degli eventi della prossima settimana.
Ascolta l'audio del racconto di roma.convoca.la (Gancio de Roma)
Passiamo poi a parlare di Pedagogia Hacker, raccontando come, in modo
esperenziale, ci permetta di capire meglio il modo in cui ci relazioniamo con le
macchine, togliendo degli strati e quindi riducendo l'alienazione tecnica e
aprendo possibilità di liberazione.
Ascolta l'audio sulla Pedagogia Hacker, corsi e laboratori
Concludiamo con il racconto dell'esperienza di Gazaweb, una pratica di
resistenza all'occupazione israeliana. Ricordiamo che subito dopo l'alluvione
al-aqsa Israele ha colpito duramente le comunicazioni telematiche nella striscia
di Gaza, di fatto isolandola completamente. Gazaweb cerca di mantenere delle
possibilità di comunicazione, affidandosi alla tecnologia della e-SIM e al
fondamentale lavoro dei giardinieri della rete.
Ascolta l'audio sull'esperiena di gazaweb e gli alberi della rete, corsi e
laboratori
Ascolta la puntata completa sul sito di Radio Onda Rossa
Source - Pillole di Graffio
Segnalazioni su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...
L’incontro annuale delle controculture digitali italiane quest'anno avrà luogo
dal 30 maggio al primo giugno nello spazio di sa Domu nel centro di Cagliari.
L’hackmeeting è l’incontro annuale delle controculture digitali italiane, di
quelle comunità che si pongono in maniera critica rispetto ai meccanismi di
sviluppo delle tecnologie all’interno della nostra società. Ma non solo, molto
di più. Lo sussurriamo nel tuo orecchio e soltanto nel tuo, non devi dirlo a
nessuno: l’hackit è solo per hackers, ovvero per chi vuole gestirsi la vita come
preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un computer in
vita sua.
Tre giorni di seminari, giochi, dibattiti, scambi di idee e apprendimento
collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che utilizziamo
quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti inducono sulle nostre vite
reali e virtuali, quale ruolo possiamo rivestire nell’indirizzare questo
cambiamento per liberarlo dal controllo di chi vuole monopolizzarne lo sviluppo,
sgretolando i tessuti sociali e relegandoci in spazi virtuali sempre più
stretti.
Anche quest'anno è ricchissimo il progrmama di laboratori, seminari ed incontri.
Si comincia venerdì 30 alle ore 15 per finire domenica alle ore 11 con
l'assemblea finale.
Gli incontri sono sia tecnici (es.: reti neurali in Python) che di riflessione e
dibattito (diverse le presentazioni di libri). Non mancheranno incontri
divulgativi e laboratori di autodifesa digitale.
Il programma si trova sul sito dell'hackmeeting dove si trovano anche tutte le
altre informazioni
Lo scorso 16 maggio a Bologna si è tenuta una discussione, in un evento di
preparazione alla Bologna Anarchist Book Fair che si terrà il prossimo
settembre, su alcuni progetti web nati e sviluppatisi negli ambienti
dell’antagonismo e dei centri sociali. L’evento è stato descritto come Archivi
digitali dei movimenti sociali: memoria collettiva e riappropriazione
tecnologica.
Alla discussione hanno partecipato Grafton9, il non più attivo NGVision, ed ECN
Antifa. Tre progetti apertamente diversi nella forma, nei contenuti trattati e
nell’organizzazione. Sintetizzando i tre progetti hanno in comune il desiderio
di curare le informazioni: un processo di cura volto alla riorganizzazione, alla
semplificazione, ed infine alla condivisione.
Oggi, nell’uso quotidiano del web, i movimenti dimostrano una scarsa capacità di
cura, che si riflette in una frammentazione e dispersione dei contenuti, spesso
con limiti di accesso, e quindi con una conseguente difficoltà nella
conservazione per il futuro.
Questo bisogno di riprendersi cura del web oggi viene espresso da diversi
fronti, spesso collocato sotto la definizione di “giardino digitale”
Leggi l'articolo completo in cui trovi anche una serie di link sull'argomento.
Tra body cam, riconoscimento facciale e decreto sicurezza i diritti umani in
Italia vanno sempre peggio. Il rapporto annuale di Amnesty International,
presentato lunedì 28 aprile a Roma, non fa classifiche, come accade per altri
indici, come quello internazionale sulla trasparenza. Ma dalla conferenza stampa
e, soprattutto, dalle pagine del volume, si delinea un quadro a dir poco
complesso.
A preoccupare la ong è, tra gli altri temi, anche l'utilizzo indiscriminato
delle nuove tecnologie, dell'intelligenza artificiale e delle piattaforme come
strumenti di repressione e di diffusione di notizie false e fuorvianti, Quella
che il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, definisce
“miscela malefica tra autoritarismo e tecnocrazia”.
Il paradosso italiano è che invece di dare la possibilità a chi manifesta
pacificamente di segnalare abusi commessi dalle forze dell'ordine attraverso
codici identificativi apposti sulle divise, si dotano queste ultime di strumenti
tecnologici avanzati per colpire e identificare i manifestanti.
Articolo completo qui
Un’inchiesta del New York Times parte da un rapporto Wood MacKenzie e dagli
aumenti dei prezzi degli ultimi anni: privati e piccole imprese potrebbero
caricarsi ulteriormente sulle spalle gli oneri degli aggiornamenti della rete
necessari a Big tech.
Famiglie e piccole imprese statunitensi stanno pagando l’energia a prezzi
maggiorati, negli ultimi anni, ma le tariffe elettriche a loro carico potrebbero
aumentare ulteriormente, a breve. E la ragione non è in quel che consumano loro,
ma in quel che consuma il settore Big tech per mandare avanti datacenter e
servizi di Intelligenza artificiale (Artificial intelligence, AI).
Secondo i dati citati dal NYT si prevede che la domanda di elettricità in alcune
parti degli Stati Uniti aumenterà fino al 15% solo nei prossimi quattro anni.
«Il rapido aumento dei datacenter, che utilizzano l'elettricità per alimentare i
server di computer e mantenerli freschi, ha messo a dura prova molte utility»,
scrive il quotidiano statunitense. Oltre a investire per soddisfare la domanda,
i servizi pubblici stanno spendendo miliardi di dollari per rendere i loro
sistemi più sicuri contro incendi, uragani, ondate di calore, tempeste invernali
e altre condizioni meteorologiche estreme: «I disastri naturali, molti dei quali
sono legati al cambiamento climatico, hanno reso le reti elettriche più
inaffidabili degli Stati Uniti. Questa spesa è uno dei motivi principali per cui
le tariffe dell'elettricità sono aumentate negli ultimi anni».
Negli Stati Uniti e in Europa tali costi vengono al momento “socializzati” e
redistribuiti sulle bollette di tutti gli utenti. Un approccio comprensibile se
l’obiettivo è un bene comune (per esempio la decarbonizzazione grazie al
passaggio alle rinnovabili). Ma se invece gli investimenti in infrastrutture
energetiche servono a facilitare i già colossi guadagni dei giganti digitali, è
giusto che a pagare siano le famiglie e le piccole imprese?
Riprendiamo il tema, trattato nella scorsa puntata, dell'uso di un Signal
modificato da parte dell'amministrazione Trump. Ora sono emersi alcuni dettagli
sull'hack grazie al quale si sono scoperte molte informazioni, e i dettagli
mostrano un'inettitudine inaspettata.
Vediamo per sommi capi il programma dell'Hackmeeting (30 Maggio - 2 Giugno) a
Cagliari.
Un report curato da State Watch e La quadrature du net dettaglia l'uso dei
sistemi digitali, inclusi quelli di polizia predittiva, da parte delle polizie
francesi.
Entriamo nel terreno delle notiziole:
* furto di identità
* multe e vicissitudini varie per alcune delle grandi aziende della tecnologia
statunitensi
* Whatsapp vince la causa contro NSO relativa all'(ab)uso dei server di
Whatsapp per l'installazione di Pegasus
* Trump chiude di tutto un po': dal database degli eventi climatici estremi,
all'accesso internet nelle scuole pubbliche... in compenso dà il via libera
all'IA per sostituire gli impiegati licenziati.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Meta ha usato anche LibGen, un database illegale online, per allenare la sua AI,
scavalcando così il diritto d'autore e il lavoro di chi fa ricerca, che finisce
sfruttato due volte. Ma il copyright non è la soluzione.
Notizia di queste settimane è quella relativa all’utilizzo da parte di Meta di
LibGen, un archivio online di materiali, anche accademici, piratati, per aiutare
ad addestrare i suoi modelli linguistici di intelligenza artificiale generativa.
La notizia è un paradosso, soprattutto, in particolare se letta dalla
prospettiva della ricerca accademica. Chi scrive è l’opposto di un sostenitore
del copyright: è un sistema che offre pochissima autonomia e un lievissimo
sostegno ai piccoli, e dona, invece, un enorme potere ai grandi gruppi
editoriali, oltre a essere un ostacolo alla libera circolazione della conoscenza
e della cultura. [...]
La razzia spregiudicata di questi contenuti è predatoria perché omette
completamente l’esistenza di chi quei contenuti li ha creati, e non perché non
ne rispetta il copyright, ma perché avanza una pretesa di possesso su quei
contenuti come se non esista alcun livello ulteriore. È predatoria perché si
rivolge, senza alcun ragionamento culturale, alla pirateria, che è stata creata
per indebolire un sistema iniquo. Così facendo Meta crea un livello di
sfruttamento ulteriore su quei contenuti, facendosi gioco di una strategia di
resistenza, di fatto svuotandola. Il fatto che Meta si sia rivolta a un database
illegale per questa operazione dimostra due cose: che il copyright è finito e
non serve assolutamente a nulla (ma questo lo sapevamo già da molto) e, allo
stesso tempo, che non esiste limite alcuno all’azione delle aziende tecnologiche
e alle loro dinamiche estrattive. Non vi erano limiti all’estrazione di dati per
la pubblicità targetizzata, perché dovrebbero esistere per l’AI generativa?
Credere che questo contribuirà a indebolire il copyright o a finalmente mandarlo
in soffitta è una favola che può funzionare solo in qualche narrazione
determinista dove l’AI è un agente neutro, inevitabile e irrefrenabile, cui non
è possibile, né giusto, porre limiti. È una narrazione tossica e di comodo, e
molto pericolosa, ed è la stessa da decenni. La risposta non può certamente
essere il copyright, ma nemmeno la resa incondizionata a questo pensiero che
mischia linguaggio corporate a filosofia spiccia. Non abbiamo fatto e sostenuto
le battaglie per la Rete libera, il fair use, le licenze creative commons e per
la memoria di Aaron Swartz per fare finta che finire sfruttati da Meta una volta
in più sia una cosa di cui essere contenti.
Articolo completo qui
Nei settori più a Sud della striscia di Gaza sono ancora attivi gli alberi della
rete che consentono di connettersi a internet.
A Deir Balah, l'albero della rete gestito da Nour funziona regolarmente e
continua a fornire accesso soprattutto ai più giovani che, grazie alla
connessione seguono le lezioni e danno esami a distanza.
Nelle zone a nord la situazione sta precipitando.
Il palazzo dal quale Youssef attiva uno degli alberi della rete di Gaza City è
stato colpito due volte in due giorni. Youssef e sua moglie sono stati feriti e
trasportati a sud per essere curati poiché in quella zona gli ospedali sono
tutti fuori uso. Le loro scorte di cibo sono andate distrutte.
Non lasciamo sole i nostri fratelli e sorelle, coltiviamo solidarietà!
Sottoscrivi al croudfunding: https://aiutagazaweb.vado.li
YouTube sta modificanda le sue strategie pubblicitarie e l'intelligenza
artificiale è al centro di questa evoluzione.
Stando alle indiscrezioni, la piattaforma sta sperimentando un sistema basato
sull'IA per inserire annunci nei momenti in cui gli utenti sono più propensi a
notarli, spesso durante le pause naturali dei video. L'obiettivo è chiaro:
massimizzare l'impatto delle pubblicità, anche se un approccio come questo ha
l'aria di essere essere un po' troppo invasivo.
L'IA analizza il contenuto dei video per identificare i punti in cui
l'attenzione dell'utente è al massimo, come la fine di una scena intensa o un
momento di silenzio. Questi istanti, che l'algoritmo considera ideali, diventano
il bersaglio perfetto per gli annunci.
Se da un lato questo può (almeno inizialmente) aumentare l'efficacia delle
campagne pubblicitarie, dall'altro rischia di interrompere l'esperienza di
visione in modo più evidente, suscitando frustrazione negli spettatori.
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Newsletter N. 205 - 11 maggio 2025
Numero centrato soprattuto su AI, lavoratori e rapporti di potere
Dopo l’ondata di attenzione e infatuazione mediatica che ha accompagnato il
lancio di ChatGPT e di molti altri strumenti di intelligenza artificiale
generativa, dopo che per molti mesi si è parlato di vantaggi per la
produttività, o di sostituzione del lavoro (soprattutto delle mansioni noiose e
ripetitive) con l’AI, siamo arrivati a un punto dove si intravedono più che
altro le prime sostituzioni di lavoratori. E ciò sebbene la promessa crescita di
produttività lasci ancora molto a desiderare (non parliamo della sostituzione di
ruoli).
Mentre gli stessi lavoratori del settore tech (un’elite che per anni ha
viaggiato in prima classe anche nelle peggiori fluttuazioni del mercato del
lavoro) si sono resi conto di trovarsi in una situazione piuttosto scomoda: più
licenziabili, da un lato, e più esposti ai dilemmi etici di lavorare per aziende
che hanno abbandonato precedenti remore per contratti di tipo militare,
dall’altro.
Partiamo proprio dalla guerra.
Una parte di dipendenti di Google DeepMind (l’unità di Alphabet che lavora
sull’intelligenza artificiale e tra le altre cose ha rilasciato Gemini, la
famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni) stanno cercando di
sindacalizzarsi per contestare la decisione dell'azienda di vendere le sue
tecnologie ai militari, e a gruppi legati al governo israeliano. ...
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