Richieste improprie e che subito bloccate se poste in linguaggio naturale,
vengono invece accettate dai large language model se messe in forma di versi e
rime: com’è possibile?
Avere la certezza che ChatGPT, Gemini, Claude e tutti gli altri si rifiuteranno
sempre di produrre contenuti vietati dalle loro policy non è possibile. Per
quale ragione? “I provider hanno la responsabilità di proteggere gli utenti da
contenuti dannosi e per farlo usano principalmente due strategie. La prima è
l’allineamento in fase di addestramento, con cui il modello viene istruito a
rifiutare determinate richieste oppure a seguire specifiche regole. La seconda
strategia riguarda invece dei filtri esterni o classificatori che analizzano
input e output del modello, bloccando tutto ciò che corrisponde a pattern
riconosciuti come pericolosi”, spiega, parlando con Wired, Matteo Prandi,
ricercatore ed esperto di AI Safety. “Il problema è che entrambi gli approcci si
basano su esempi di richieste formulate in modo diretto, prosastico o
estremamente preciso”, prosegue Prandi.
Jailbreak in versi
Ed è proprio per questa ragione che, nel corso degli anni, sono emersi
molteplici metodi che permettono di aggirare le barriere: formulando comandi
indiretti e creativi...
Continua a leggere
Source - Pillole di Graffio
Segnalazioni su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...
Il 6 dicembre 2025, presso il “Museo Riso” di Palermo, C.I.R.C.E. condurrà un
laboratorio di Pedagogia Hacker.
Nei giorni 5 e 6 dicembre 2025, presso il “Museo Riso” di Palermo, si terrà
l’evento “Cambiare la scuola (per) cambiare la città”, rivolto a dirigenti e
docenti, con la partecipazione di esperti, attivisti e studiosi chiamati a
riflettere e portare esperienze sulle potenzialità della scuola come motore di
trasformazione sociale e sulla capacità dei laboratori urbani di promuovere
processi di rigenerazione e innovazione nelle città.
Il convegno Cambiare la scuola (per) cambiare la città intende esplorare il
ruolo della scuola come presidio educativo e sociale in un’epoca segnata da
profonde crisi: dalla dispersione scolastica al bullismo, dal crescente disagio
giovanile alla miseria delle troppe periferie, dal rapporto tra tecno- logia e
didattica alle insufficienze di un sistema educativo che chiede sostegno fuori
da sé. Ad essere in crisi, infatti, non è solo la scuola, bensì la città nel suo
complesso, con le sue enormi contraddizioni e il continuo involversi della
situazione sociale. Occorre allora interrogarsi su come infrastrutturare una
città basata sull’inclusione di tutti e tutte, compresi i soggetti più
marginalizzati. Se le città si configurano come un luogo nel quale mancano
spazi, opportunità e tutele, è giunta l’ora di invertire la rotta.
Continua la lettura sul sito di C.I.R.C.E.
Iniziamo segnalando un articolo da Logic che ci aiuta a riconoscere il sistema
di caste indiano nella struttura di alcune delle applicazioni di "gig economy"
destinate a quel mercato.
Con una compagna in studio facciamo delle riflessioni su un testo pubblicato sul
sito di hackmeeting. A proposito, il prossimo hackmeeting è 12-14 Giugno al Csa
Next Emerson a Firenze.
Notiziole:
* Il treno a idrogeno non lo vuole neppure la Francia. Alstom chiude la sua
unità di sviluppo su questa tecnologia, e l'Italia è rimasta l'unico
acquirente di questo treno
* No, il ChatControl non è ancora stato approvato
* Sì, Elon Musk è più forte di Gesù, almeno secondo Grok
Ascolta il podcast sul sito di Radio Onda Rossa
Puntata divisa in 3 parti. Nella prima parte intervista a Marzia Vaccari,
autrice di Server Donne . Seconda parte al telefono con un compagno di Torino
parliamo di hackrocchio, l'appuntamento annuale di avvicinamento ad hackmeeting
organizzato dall'hacklab underscore. E infine l'immancabile Rubrica delle
notiziole.
Prima parte
intervista a Marzia Vaccari, autrice di Server Donne che sarà presentato alle
cagne sciolte (via ostiense 137b), giovedì 27 novembre dalle 19, per una
presentazione del libro con discussione
abbiamo parlato di infrastrutture e tecnologie femministe, menzionando alcuni
server femministi autogestiti, del rapporto problematico e complesso tra
femminismi e digitale, dell'importanza della memoria storica e
dell'archiviazione come atto politico, della necessitò di un femminismo della
rete anche per non lasciare il campo ai misogini della "manosfera", di risorse e
spunti preziosi da Abya Yala e non solo.. che lavorano sull'autonomia delle
infrastrutture ma sull'autodifesa femminista digitale contro le violenze di
genere
alcuni spazi femministi digitali liberi&open source da esplorare:
* https://tube.systerserver.net (PeerTube)
* https://systerserver.town (Mastodon)
Seconda parte
Al telefono con un compagno di Torino parliamo di hackrocchio, l'appuntamento
annuale di avvicinamento ad hackmeeting organizzato dall'hacklab underscore.
Notiziole
* aggiornamenti sul caso Paragon
* in California ritirato il progetto Dragnet, con cui la polizia monitorava i
consumi elettrici dell'intera popolazione di Sacramento con l'intento
dichiarato di trovare persone che coltivavano cannabis in casa
* varie su IA e quanto non funziona
* copyright: Cloudflare multato in Giappone per non aver favorito la rimozione
di contenuti "pirata"
* l'annoso caso del chip sottopelle
Venerdì 21 novembre a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 17:30, un
incontro organizzato da Scuola critica del digitale del CRS e Forum
Disuguaglianze e Diversità.
* ne parlerà Franco Padella
* ne discutono Stefano Bocconetti, Davide Lamanna, NINA, Michele Mezza, Giacomo
Tesio
* coordina Giulio De Petra
I conflitti contemporanei, dall’Ucraina al Medio Oriente, sono sempre più guerre
digitali, dove le capacità di elaborazione dei dati e l’uso della AI diventano
elementi decisivi sul campo di battaglia. Non si combatte più solo con armi
fisiche: reti, dati e algoritmi sono ormai il sistema operativo della guerra
moderna.
In questo scenario, le Big Tech hanno rafforzato il loro ruolo di fornitori
primari dell’apparato industriale-militare degli USA. Ma mentre i riflettori
restano accesi sul ristretto gruppo FAMAG (Meta, Apple, Microsoft, Amazon,
Google), è un’altra azienda, mediaticamente “minore”, a rappresentare l’esempio
più completo e preoccupante della integrazione tra tecnologie digitali e regimi
di guerra. Una azienda tanto silenziosa quanto potente: Palantir Technologies.
Poco visibile rispetto alle altre, si è già profondamente integrata con gli
apparati di sicurezza e di guerra americani, e si muove nella stessa direzione
in tutti i paesi dell’Occidente. A differenza delle altre aziende, Palantir
preferisce rimanere in penombra: non vende se stessa al pubblico, non fa
pubblicità. Vende potere agli apparati dello Stato. Potere di prevedere, di
controllare, di dominare. E facendo questo, in qualche modo, diventa essa stessa
Stato.
Prosegui la lettura
Martedì 25 novembre dalle 9.00 alle 17.30 a Padova si terrà un convegno
laboratoriale di formazione sul tema dell'Intelligenza artificiale a scuola e di
come viene imposta dalle linee ministeriali. Il convegno è organizzato da CESP
(Centro Studi per la Scuola Pubblica) in collaborazione con CIRCE, Continuity, e
il sindacato di base CUB.
Contiamo di essere numerosi: c’è bisogno di prendere in mano quello che –
calatoci dall’alto senza alcun dialogo, confronto, condivisione, né trasparenza
– è già parte del nostro presente e del nostro orizzonte futuro.
Ci hanno mostrato la BELLA – le “magnifiche sorti e progressive” -, cercheremo
di svelare anche la BESTIA.
Armati di sano “luddismo riparatore”, ci addentreremo nei gangli della
cybermacchina, provando a scoprirne le innumerevoli sfaccettature.
Buon corso aggiornamento!
Più informazioni qui e qui
Lo scorso 18 novembre (intorno a mezzogiorno secondo l'ora italiana) la rete di
Cloudflare ha registrato un'interruzione significativa che ha impedito la
corretta consegna del traffico verso numerosi siti e servizi che utilizzano la
sua infrastruttura. L'incidente è durato complessivamente circa tre ore per il
ripristino principale e fino a sera per la risoluzione definitiva di alcuni
effetti residui. Ha generato errori HTTP 5xx su scala globale e ha reso
inaccessibili piattaforme come X, ChatGPT, Spotify, Zoom, Shopify, League of
Legends e molte altre, inclusi dashboard e API di Cloudflare stessa.
Cloudflare ora ha spiegato quale sia stata la causa di tutto: essa è da
ricondurre a un file di configurazione utilizzato dal modulo Bot Management per
identificare e bloccare traffico malevolo o automatizzato. Questo file viene
generato automaticamente ogni cinque minuti tramite una query su un cluster di
database ClickHouse. Una modifica alle autorizzazioni implementata
progressivamente sul cluster per migliorare la gestione dei permessi ha portato
a un raddoppio improvviso delle dimensioni del file, che ha superato i limiti
gestibili dal software presente sulle macchine responsabili dell'instradamento
del traffico.
Articolo completo qui
Una persona anonima ha filmato il momento in cui un pezzo di montagna è crollato
su centinaia di persone. Sono immagini agghiaccianti che mostrano il panico e il
caos in una nuvola di polvere. Quando tutto si è concluso, è rimasta la
desolazione, insieme a un bilancio pesantissimo: almeno settanta morti.
Il disastro è successo il 15 novembre in una miniera di rame e cobalto nella
zona orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). È il tipo di
incidente che di solito passa inosservato tra le disgrazie del mondo. Ma allora
perché parlarne? Perché tutto, in questa storia, è scandaloso. E soprattutto
riguarda da vicino anche noi, consumatori passivi.
A estrarre dal sottosuolo congolese le ricchezze indispensabili per produrre i
dispositivi digitali come i nostri smartphone e quelli della transizione
ecologica come i pannelli solari, ci sono grandi aziende minerarie cinesi o
occidentali. Ma anche centinaia di migliaia di singoli minatori, che cercano
fortuna in pozzi abbandonati o non più redditizi. Sono questi minatori che
agiscono “fuori dal sistema” a essere stati colpiti dalla catastrofe di Kalando.
Articolo completo qui
Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che il suo governo
avvierà un'indagine nei confronti di Meta, proprietaria di Facebook e Instagram,
per una possibile violazione della privacy degli utenti delle sue applicazioni
social.
Come riferisce l'agenzia di stampa Reuters, l'inchiesta nasce da una ricerca
condotta da diversi centri di ricerca internazionali, che hanno scoperto che
l'azienda avrebbe utilizzato un meccanismo nascosto per tracciare l'attività web
degli utenti di dispositivi Android, ha dichiarato l'ufficio di Sánchez in un
comunicato.
«In Spagna, la legge è al di sopra di qualsiasi algoritmo o grande piattaforma
tecnologica», ha affermato Sánchez, secondo quanto riportato nella nota. «E
chiunque violi i nostri diritti ne pagherà le conseguenze».
Il governo ha dichiarato che Meta potrebbe aver violato diverse normative
dell'Unione Europea in materia di sicurezza e privacy, tra cui il Regolamento
generale sulla protezione dei dati (GDPR), la Direttiva ePrivacy, il Digital
Markets Act e il Digital Services Act.
Fonte qui
Quando si parla di tecnologia a scuola, sopratutto tra colleghi, è solo
questione di tempo prima che qualcuno pronunci – con la massima determinazione –
la seguente frase: “Il problema non è la tecnologia X. Basta usarla bene”.
Analisi di una “catchphrase” di gran moda
Di questa frase ( “Il problema non è la tecnologia X. Basta usarla bene”) ne
esistono numerose varianti che sostituiscono la parola “bene” con locuzioni
specifiche, senza variare il significato complessivo. Se la tecnologia in
questione è l’intelligenza artificiale, le varianti più probabili, solitamente,
sono le seguenti: “in modo etico”, “in modo sostenibile” oppure “consapevole” o
ancora “appropriato”.
In tempi più recenti, e soprattutto nei testi ministeriali, spesso queste
varianti appaiono tutte insieme (melius abundare, come nel latinorum di Don
Abbondio): “Basta usarla in modo etico, appropriato, sostenibile e consapevole”.
Il risultato è quello che gli inglesi chiamano "catchphrase". Acchiappa. Diventa
virale. Monetizza, magari. Ma è anche vera?
leggi l'articolo di Stefano Bottoni Barale