Filologia spettrale. Qualche tempo fa, quando si è saputo che Adelphi sarebbe
divenuto il nuovo editore italiano di Philip Roth, mi è venuta voglia di tornare
ai suoi romanzi in veste Einaudi. Ho riletto integralmenteOperazione Shylock,
poi sono passato a Pastorale americana. Entrambe le traduzioni sono di Vincenzo
Mantovani e mi paiono ottime; mi chiedo se Adelphi le conserverà o se
proporranno delle nuove versioni.Tuttavia qui non si tratta di traduzioni bensì
di fantasmi. Intendo infatti servirmi di un libro di Roth per provare
l’esistenza di un fantasma. Vi prego di seguirmi, perché la dimostrazione vuole
essere – opere alla mano – inconfutabile.
Stiamo leggendo Pastorale americana. Siamo al secondo capitolo della prima
parte, precisamente a pagina cinquantanove. Il narratore del romanzo, Nathan
Zuckerman, è alla riunione degli ex studenti della scuola in cui è cresciuto, in
una scena che è anche una parodia di Proust. D’un tratto gli si presenta davanti
un compagno che non ricorda, Ira Posner. È “un ometto dall’aria severa con una
corta barba bianca, un’orribile cicatrice sotto un occhio e due apparecchi
acustici”. Zoppica. Si appoggia a un bastone. Respira con difficoltà. Dice a
Zuckerman che suo padre è stato molto importante per lui e gli chiede se sia
morto. “Sì” fa Nathan. “E il tuo?” La risposta è: “Il mio non vedeva l’ora di
morire. L’insuccesso gli ha dato alla testa.” E qui mi sono fermato,
riconoscendo una celebre battuta di Ennio Flaiano.
Pare infatti che dopo il fallimento della commedia Un marziano a Roma Flaiano
abbia dichiarato: “L’insuccesso mi ha dato alla testa.” In realtà molti
attribuiscono la frase a Mino Maccari, amico di Flaiano, che gli avrebbe detto:
“L’insuccesso ti ha dato alla testa.” L’attribuzione della boutade è comunque
incerta.
Fin qui non c’è niente di trascendentale. Dubito che Roth avesse letto Flaiano,
quindi sono andato a cercare il testo in originale. La frase esatta di Roth è:
“Failure went to his head in a really big way.” Mantovani la traduce così:
“L’insuccesso gli ha dato alla testa”, forse (mi dissi in un primo momento)
pensando proprio a Ennio Flaiano.
Andiamo avanti. Voltiamo pagina. Ira Posner chiede a Nathan Zuckerman da quanto
tempo sia morto suo padre. La risposta è: “Nel 1969. Da ventisei anni. Molto
tempo.” E Ira Posner ribatte: “Per chi? Per lui? Non credo. Per i defunti, è una
goccia nel mare.”
E qui cogliamo il fantasma in fragrante. O è lui a volersi rivelare, può darsi.
Perché bisogna fare caso ai numeri. Il padre di Nathan Zuckerman è morto da
ventisei anni. American Pastoral viene pubblicato nel 1997, mentre la traduzione
italiana, Pastorale americana, esce l’anno successivo, nel 1998. E quindi?,
direte voi.
E quindi Ennio Flaiano è morto nel 1972, esattamente ventisei anni prima della
pubblicazione della versione italiana di Pastorale americana, nel 1998.
Forse Flaiano mi ha dato alla testa. Forse no. Per i morti ventisei anni sono
una goccia nel mare, dice Ira Posner dopo aver citato inconsapevolmente Flaiano
(“L’insuccesso gli ha dato alla testa”), a ventisei anni esatti dalla sua
morte. Ora – nel 2025 – Flaiano è morto da cinquantatré anni e le gocce nel mare
sono dunque due. Poco tempo, molto tempo: dipende dai punti di vista. Presto
Ennio Flaiano e Philip Roth convivranno nello stesso catalogo. I fantasmi si
divertiranno.
Edoardo Pisani
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Ennio Flaiano e Philip Roth proviene da Pangea.