Suo padre le era molto affezionato: Dickens iniziò presto a chiamarla Kate, la
sua terzogenita, nata a Londra nel 1839, due anni dopo l’ascesa al trono della
regina Vittoria. Il nome completo della bambina era Catherine Elizabeth
Macready, quell’insolito “Macready” dato alla piccola per ricordare l’amicizia
paterna con il pittore e attore William Macready, tra le stelle della Royal
Opera House.
Kate non è l’unica, d’altronde, a ricevere dal bizzarro padre bizzarri nomi:
quello completo del primogenito, Charles Dickens jr, è Charles Culliford Boz
Dickens, Boz essendo il nomignolo-nom de plume con cui lo scrittore aveva
firmato gli Shetches by Boz. Il quarto figlio, Walter Savage Landor Dickens,
prenderà il nome intero da un altro amico e collega, Walter Savage Landor
Dickens. Alfred D’Orsay Tennyson Dickens sarà battezzato ispirandosi ai padrini,
Alfred, Lord Tennyson e Alfred, Conte d’Orsay. E infine il nome dell’ottavo
figlio, Henry Fielding Dickens, deriva da quello dell’omonimo scrittore amato da
Dickens.
Stravaganze dickensiane a parte, Kate assomiglia al padre, è bella e impulsiva:
fin da bambina lui le affibbia pure il soprannome di “Lucifer Box” perché, come
i noti fiammiferi, prende fuoco con facilità. Anche in questo Dickens non si
smentisce, e tutti i figli hanno soprannomi o diminutivi buffi. Ma per Kate lui
ha un debole: la bambina ha carattere e molto talento, in particolare nel
disegno. Vorrebbe studiare arte, imparare dai maestri. Il padre l’asseconda e le
accorda un’istruzione di prim’ordine, deviando così dalle norme sociali
vittoriane, per cui una ragazza era destinata al matrimonio o a rimanere in
famiglia. La iscrive a una scuola fuori dagli schemi: fin dai dodici anni Kate
frequenterà le lezioni d’arte al Bedford College di Londra, istituto non
confessionale e il primo in Inghilterra a condurre le ragazze all’istruzione
universitaria. Tra le sue studentesse, Florence Nightingale e Mary Anne Evans,
al secolo George Eliot.
John Everett Millais, Ritratto di Kate Dickens, 1880
L’ambiente artistico, culturalmente raffinato e cosmopolita in cui Kate cresce
con i fratelli, i viaggi in Europa, in Svizzera, Francia e Italia in cui
accompagna spesso il padre (indimenticabili sono le scene veneziane in Little
Dorrit), la frequentazione di sale da concerto e teatri la formano, le danno
un’educazione non prevista normalmente per le ragazze vittoriane. Lei decide
presto cosa vuol fare e cosa vorrà diventare.
Dal padre ha preso la passione per il teatro: adolescente, calca le assi del
palcoscenico. Nel 1857 recita persino davanti alla regina Vittoria nel
dramma The Frozen Deep, scritto da Dickens e diretto da Wilkie Collins, che con
l’amico collabora alla sua rivista settimanale «Household Words». I due a loro
volta si esibiscono insieme nella commedia di Edward Bulwer-Lytton, Not So Bad
As We Seem, sempre alla presenza della regina Vittoria e del principe Alberto.
*
A ventiquattro anni Kate s’innamora e sposa il fratello di Wilkie, Charles
Allston Collins, anche lui pittore, scrittore e illustratore affine alla cerchia
dei Preraffaelliti. È il 1860. Il matrimonio si basa su reciproca comprensione e
interessi comuni, ma non altro: Charles infatti è gay, e in ogni caso scompare
prematuramente nel 1873. Oltre alla copertina, non riuscirà a terminare nemmeno
le illustrazioni di The Mystery of Edwin Drood del suocero.
Il secondo marito di Kate sarà di nuovo un pittore: Carlo Perugini, di origini
napoletane naturalizzato inglese, noto nella cerchia preraffaellita come Charles
Edward Perugini. Kate lo incontra in casa di Sir Leighton, di cui Charles è
amico e assistente. Trasferitosi in Inghilterra bambino con la famiglia,
diventerà una figura ben nota nel mondo dell’arte londinese e britannica, il
nome quasi sempre anglicizzato in Charles Edward Perugini. Per amici e la
famiglia resta comunque Carlo.
Kate dipinta dal marito, Carlo Perugini
Kate sarà ritratta da lui, da altri, da John Everett Millais: l’unica donna a
posare dando le spalle al grande Millais, che è solito imporre alle proprie
modelle sedute estenuanti – celeberrimo il caso di Elizabet Siddal obbligata a
stare ore immersa in acqua per l’Ofelia, fino a prendersi la polmonite. Da poco
vedova del primo marito, in elegante abito nero, Kate è invece di spalle, lo
sguardo provocatoriamente rivolto di lato: L’idea dell’insolita posa è sua,
quasi voglia concedere poco di sé all’osservatore. Non sembra importarle molto,
il contatto con un osservatore esterno. Stranamente, Millais accetta l’idea,
regalerà il dipinto a Carlo Perugini in dono di nozze.
*
La prima volta in cui Millais la dipinge, Kate è una giovane studentessa d’arte
che gli fa da modella. Il pittore è amico di famiglia e intimo dell’allora
fidanzato Charles Collins. Nasce così un’opera tra le sue più note, The Black
Brunswicker (1860), completata lo stesso anno in cui Kate sposerà il suo
Charles: sulla tela, una giovane donna sta invano cercando di convincere il
fidanzato a non andare a combattere alla battaglia di Waterloo. Quando il
dipinto è esposto l’esaltazione del pubblico, desideroso di ammirare la figlia
di Charles Dickens, obbliga il museo di porre una barriera per impedire ai
visitatori di avvicinarsi troppo e danneggiarlo.
Nei circoli frequentati da Kate e dal marito s’incontrano anche molti scrittori:
lei è amica di Thackeray, di Barrie, futuro creatore di Peter Pan, di Shaw, a
cui concede varie interviste sulla vita privata del celebre padre, rivelandogli
anche la relazione con l’attrice Ellen Ternan, l’ultimo amore di Dickens.
Il secondo matrimonio porta a Kate il dolore di perdere il loro bambino,
Leonardo, a pochi mesi dalla nascita, e la notorietà come
ritrattista. Conseguito il diploma a pieni voti, adesso è una pittrice di
successo: in particolare, si è specializzata nei ritratti. Con pennelli e
cavalletto si è affrancata in breve tempo dal ruolo di figlia, pur talentuosa,
dello scrittore più celebre d’Inghilterra, per raggiungere a sua volta la fama
da professionista: i suoi quadri si liberano presto dell’influenza
preraffaellita, la sua pennellata risoluta anticipa tempi più moderni.
Kate Perugini, Ritratto di Dora, 1892
Cosa dipinge, Kate Perugini? Quasi sempre bambini, o donne dallo sguardo
malinconico, che sembrano vedere molto e trattenere a sé silenzi lunghi. Forse,
dipinge all’infinito una parte di sé. Esporrà ogni anno le sue opere alla Royal
Academy a Londra, all’Institute of Water Colour Painters, alla Society of Lady
Artists, alla Egyptian Hall a Piccadilly e poi oltre mare in America,
all’Esposizione Colombiana a Chicago nel 1893.
Donna capace di dirigere la propria vita e il proprio destino, è diventata
un’artista indipendente, molto lontana dallo stereotipo femminile angelicato
preteso dall’epoca. Si muove con scioltezza in un ambiente quasi tutto al
maschile – nel 1883 sarà tra i firmatari della petizione che chiede alla Royal
Academy di far frequentare alle studentesse gli stessi corsi dei colleghi
uomini. Lei e Carlo condividono un grande studio, ricavato in casa, dove
accolgono gli amici pittori e artisti in feste e mostre private. Lavora molto,
tutta la vita, Kate, quadro dopo quadro, guadagna in un’epoca in cui alle donne
non è spesso consentito lavorare. Con nonchalance, li firma spesso con due
cifre: “KP”. Semplicemente.
Come quella di altre sue contemporanee, la sua fama è stata oscurata dal tempo e
dall’oblio, inghiottita nell’enorme nebulosa Dickens e poi perduta di vista. E
le sue opere con lei. Kate Dickens o Kate Perugini – come ha voluto sempre farsi
chiamare l’artista – morirà a Londra nel 1929, lasciando dietro di sé una
costellazione di dipinti, testimonianza dell’epoca vittoriana e avvisaglia di
tempi nuovi.
Paola Tonussi
L'articolo “Lucifer Box”, la figlia prediletta di Dickens. Ovvero: storia di
Kate, pittrice indipendente proviene da Pangea.