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Euro digitale: sovranità europea o controllo di massa?
“Il ciberspazio è quel posto in cui si trovano tutti i vostri soldi, a parte il contante che avete in tasca” era una frase di John Perry Barlow che citavo spesso a fine anni ’90. Una volta mi invitarono a parlare di digitale a una piccola conferenza in ambito bancario e mi presi la soddisfazione di dirglielo. Non mi hanno più chiamato. Questo per dire che il danaro è già digitale da quel dì, e precisamente dal 1971, quando Nixon fece crollare il sistema della parità aurea e della convertibilità della valuta in oro. Da quel momento, le banche centrali possono creare moneta dal nulla, semplicemente mandandola in stampa. Ovviamente, occorrono delle cautele, perché se un Paese normale stampa troppa moneta, quella perde di valore, quindi non è una cosa che si fa a cuor leggero. Tranne gli Stati Uniti, che stampano a destra e a manca perché tanto il dollaro è sempre il dollaro. Fin che dura. Cominciamo col dire una cosa: il settore dei pagamenti elettronici è saldamente in mano americana. E questo oggi è un problema. Perché? Perché la Corte Penale Internazionale dell’Aja, ha emesso un mandato di cattura per genocidio contro Netanyahu , Trump si è risentito e Microsoft ha chiuso gli account prima del presidente, e poi di tutto il personale della Corte. Il vero problema dell’euro digitale non è un problema tecnico, è un problema politico: la moneta digitale, senza salvaguardie di un rigore che non abbiamo ancora mai visto, è il perfetto strumento di sorveglianza di massa. Articolo completo qui Your page content goes here.
November 10, 2025 / Pillole di Graffio
L’intelligenza irrazionale. Come l’IA alimenta le bolle finanziarie
L’IA entra in finanza e moltiplica i rischi di bolle e instabilità. Algoritmi simili, pochi attori dominanti e un mercato sempre più irrazionale «Ehi, ChatGPT, che azioni mi compro?» Potrebbe sembrare una domanda fatta per gioco, tanto per vedere che risposte si ottengono. Invece, secondo un articolo che riprende una ricerca svolta in 13 Paesi su 10mila investitori, uno su dieci si rivolge a una qualche intelligenza artificiale. Molti tra questi prenderebbero in considerazione l’idea di lasciare direttamente nelle mani dell’IA la scelta su quali transazioni finanziarie eseguire. Dalla ricerca, sembra che le risposte dei chatbot siano ragionevoli e prudenti, insistendo sul fatto che è impossibile predire l’andamento dei mercati, in ragione della complessità e della quantità di fattori che possono influenzarli. [...] Riassumendo: un oligopolio di imprese tecnologiche fornisce algoritmi che guidano gli investimenti sui mercati, mercati dominati da un oligopolio di investitori istituzionali, che sono i loro maggiori azionisti. Cosa potrebbe mai andare storto? Leggi l'articolo
October 31, 2025 / Pillole di Graffio