Tag - Intelligenza Artificiale

Primo appello alle comunità educanti d'Italia
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Colleghe, colleghi, madri, padri, alle nostre allieve e allievi di ogni colore, genere, orientamento, provenienza. Noi siamo il prodotto di 35 anni di lotte, dalla riforma Berlinguer al taglio di un anno di istruzione tecnica e professionale, in via di realizzazione da parte del Ministro Valditara. Alcune abbandonate, alcune perse, alcune - per fortuna - vinte. Oggi l’intelligenza artificiale, lasciata in mano a una manciata di miliardari, diviene una minaccia esistenziale alla scuola. Oggi, contro questa I.A., diciamo BASTA! Leggi l'appello e firma.
October 20, 2025 / Pillole di Graffio
Le Dita Nella Presa - Scuola guida per l'IA
Apriamo con una lunga analisi delle Linee guida per l'Introduzione dell'Intelligenza Artificiale nella scuola. Proseguiamo con un commento sulle dichiarazioni di Durov; le nuove regole per pubblicare applicazioni su Android. Infine la rubrica notiziole. Di Linee guida per l'Introduzione dell'Intelligenza Artificiale nella scuola se ne è già parlato all'ora di buco, ma ci torniamo sopra per parlare anche degli aspetti più prettamente tecnologici. Per la rubrica notiziole * Israele cede le aziende di malware agli Usa; * l'ICE, Agenzia che si occupa della deportazione di migranti irregolari negli Usa fa shopping di prodotti di sorveglianza; * infine, oggi le comiche, ma al massimo per 2 ore. Le dita nella presa salterà le prossime due puntate, torniamo Domenica 2 Novembre con una puntata speciale! Ascolta sul sito di Radio Onda Rossa
October 16, 2025 / Pillole di Graffio
In the Belly of AI, il documentario che racconta come milioni di data worker pagano il prezzo nascosto dell’intelligenza artificiale
Presentato durante il DIG Festival di Modena, racconta l'inquietante dietro le quinte di chi sostiene interi sistemi tecnologici. Ne abbiamo parlato con il regista, Henri Poulain L’intelligenza artificiale occupa uno spazio sempre maggiore nel dibattito contemporaneo. Soprattutto al cinema dove è diventato il prisma attraverso cui si riflettono le nostre paure, le nostre speranze e le domande più radicali sull’identità umana, sul controllo della tecnologia e sul futuro della società. L’AI è diventata un vero campo di battaglia politico e sociale, dove si incontrano, e si scontrano, questioni economiche, ambientali e legate ai diritti dei lavoratori. Ancora una volta è il cinema a investigare questo rapporto complesso, mostrando cosa si nasconde dietro dati, cloud e reti digitali, grazie al prezioso documentario In the Belly of AI, diretto da Henri Poulain, presentato durante il DIG Festival di Modena. Un’opera che smonta l’illusione di un’intelligenza artificiale immateriale e trascendente, rivelando invece quale prezzo paghiamo quotidianamente per sostenere interi sistemi tecnologici, infrastrutture che consumano e dilapidano energia, risorse naturali e vite umane. In the Belly of AI parte proprio da questo per raccontare la vita lavorativa dei data worker che, secondo un rapporto della World Bank pubblicato lo scorso anno, si stima che nel mondo siano tra i 150 e i 430 milioni, e che il loro numero sia cresciuto in modo esponenziale nell’ultimo decennio. Leggi l'articolo
October 1, 2025 / Pillole di Graffio
L'intelligenza artificiale a scuola ovvero del pappagallo stocastico
L'intervento a Radio Onda Rossa di un collaboratore di C.I.R.C.E. a proposito dell'uso dell'intelligenza artificiale nella scuola a partire dalle linee guida recentemente emanate dal Ministero dell'Istruzione evidenziandone contraddizioni, limiti e speculazioni e sottolineando l'ennesimo trasferimento di fondi pubblici ai privati, i soliti big tech. Molto in sistesi: l'Intelligenza Artificiale delle multinazionali tecnologiche, in particolare i Large Language Model, non andrebbe usata perché è insostenibile dal punto di vista ambientale, replica discriminazioni e stereotipi della società, standardizza scrittura e pensiero. Ascolta l'audio dell'intervento
September 24, 2025 / Pillole di Graffio
Bignami, concetti base degli LLM (parte seconda)
Seconda parte del bignamino di Quatrociocchi sugli LLM spiegati senza supercazzole. Un LLM non è un pensatore profondo: è un sistema statistico addestrato su enormi quantità di testo per modellare le regolarità del linguaggio, senza accesso diretto al mondo reale. Tutto quello che fa è empiricamente descrivibile e riproducibile: nessuna magia, nessun “spirito” emergente. Riporto di seguito i concetti. L'originale si può leggere su Linkedin EMBEDDING I computer non capiscono parole, elaborano numeri. Per questo ogni parola viene trasformata in un elenco di numeri chiamato vettore. Se due parole compaiono spesso nello stesso contesto (“gatto” e “cane”), i loro vettori saranno vicini; se non compaiono mai insieme (“gatto” e “trattore”), saranno lontani. È una mappa statistica, non un dizionario di significati. Nessun concetto, solo distanze in uno spazio di numeri. TOKENIZZAZIONE Il modello non legge il testo come facciamo noi. Spezza le frasi in piccoli pezzi chiamati token. A volte una parola è un token intero, altre volte viene spezzata: “incredibile” può diventare “in”, “credi”, “bile”. Il modello lavora solo con questi pezzi, non con concetti o frasi intere. Non c’è un “pensiero” sotto: solo pezzi da ricomporre. POSITIONAL ENCODING – Perché l’ordine delle parole non si perda, a ogni token viene aggiunta un’informazione sulla sua posizione nella frase. È così che il modello distingue tra “l’uomo morde il cane” e “il cane morde l’uomo”. Non è grammatica: è solo un trucco matematico per non confondere l’ordine. Coordinate, non regole sintattiche. FINE-TUNING E RLHF Dopo l’addestramento di base, il modello viene “educato” con dati più mirati o con istruzioni di esseri umani (RLHF = Reinforcement Learning with Human Feedback). Qui gli umani dicono: “questa risposta va bene, questa no”. È così che il modello impara a rispondere in modo più chiaro e cortese, ma resta statistica, non personalità. Premi e punizioni, non comprensione. Prosegue... CONTEXT WINDOW Un modello non ricorda all’infinito. Ha una “finestra di contesto” che stabilisce quante parole può considerare alla volta. Se è troppo piccola, dimentica l’inizio della conversazione. Oggi i modelli più avanzati hanno finestre molto ampie e possono “tenere a mente” testi enormi in un’unica volta. Ma sempre con memoria a breve termine: finita la finestra, sparisce tutto. PROMPT ENGINEERING Dare istruzioni chiare migliora le risposte. Non perché il modello “capisca”, ma perché guidi meglio la scelta delle parole. Domanda confusa = risposta confusa. Niente magia: solo input più mirati. DECODING Dopo aver calcolato la probabilità di ogni parola possibile, il modello deve sceglierne una. * Greedy decoding: Prende sempre quella più probabile → testo corretto ma noioso. * Sampling: pesca a caso seguendo le probabilità → più varietà, ma rischia di dire sciocchezze. * Beam search: valuta più frasi in parallelo e sceglie la migliore → più lento ma di qualità. Non c’è ispirazione: solo diverse strategie di scelta. TEMPERATURE E TOP-K Sono le “manopole dello stile”. * Temperature regola la creatività: bassa = frasi prevedibili, alta = frasi fantasiose (a volte troppo). * Top-k dice al modello: “considera solo le k parole più probabili”. Tutto qui: numeri, probabilità, un po’ di informatica. Tantissimi dati e tanta potenza di calcolo. Niente magia. Niente filosofia dei termosifoni.
September 23, 2025 / Pillole di Graffio
Bignami, concetti base degli LLM (parte prima)
Walter Quattrociocchi ha pubblicato un bignamino di concetti base degli LLM. (ovvero: capire in 90 secondi un LLM e sembrare competenti a cena senza coprire l’abisso delle proprie lacune con il pensiero circolare e le supercazzole pop-filosofiche sull’etica dei termosifoni col cimurro) Un LLM non è un pensatore profondo: è un sistema statistico addestrato su enormi quantità di testo per modellare le regolarità del linguaggio, senza accesso diretto al mondo reale. Tutto quello che fa è empiricamente descrivibile e riproducibile: nessuna magia, nessun “spirito” emergente. Riporto di seguito i concetti. L'originale si può leggere su Linkedin Correlazione Due parole sono “amiche” se nei dati compaiono insieme più spesso di quanto accadrebbe per puro caso. Non serve sapere cosa significhino: il modello rileva che “pizza” e “mozzarella” si presentano insieme molto più di “pizza” e “batteria dell’auto” e registra quella regolarità. Ogni parola è un vettore in uno spazio con centinaia di dimensioni; la vicinanza riflette la probabilità di apparire in contesti simili. Processo stocastico Quando scrive, un LLM non applica logica o ragionamento causale: genera parole campionando dalla distribuzione di probabilità appresa per il contesto. Se il testo è “Il gatto sta…”, la distribuzione assegnerà alta probabilità a “dormendo” e bassa a “pilotando un aereo”. Parametri come temperature, top-k o nucleus sampling introducono variabilità. È una catena di Markov di ordine elevato: chi sostiene che “ragiona” deve spiegare in che senso un campionamento possa costituire ragionamento. Ottimizzazione L’abilità dell’LLM deriva dalla minimizzazione di una funzione di perdita (tipicamente la cross-entropy) tra le previsioni e i dati reali. Attraverso il gradient descent, miliardi di parametri vengono regolati per ridurre l’errore di previsione sul prossimo token. Dopo trilioni di iterazioni, l’output diventa statisticamente indistinguibile dal testo umano. Transformer Architettura alla base degli LLM. Il self-attention valuta quanto ogni parola sia rilevante rispetto a tutte le altre del contesto, non solo a quelle vicine. A differenza delle vecchie reti sequenziali, il Transformer guarda l’intera sequenza in parallelo, mantenendo il contesto anche a distanza, accelerando l’addestramento e gestendo testi lunghi. Allucinazioni Il modello può produrre frasi false ma plausibili perché non confronta le uscite con il mondo reale. L’accuratezza è un effetto collaterale, non un vincolo progettuale. Scaling La potenza di un LLM cresce con parametri, dati e calcolo (scaling laws). Più grande non significa “più intelligente”: significa solo un vocabolario statistico più ricco e preciso. La cosa affascinante non è che stia emergendo una mente, ma che sappiamo codificare in forma computabile l’intelligenza implicita nel linguaggio. Quel linguaggio lo abbiamo generato noi: un LLM è il riflesso statistico della nostra produzione linguistica, organizzato così bene da sembrare vivo, ma resta un simulatore di linguaggio umano.
September 19, 2025 / Pillole di Graffio
Vietare i cellulari e promuovere l’Ia, l’insostenibile confusione al potere
I problemi delle linee guida per l’adozione dell’intelligenza artificiale in tutti gli ordini e gradi di istruzione: tra clamorose assenze, contraddizioni e ossimori. L’ennesima riforma calata dall’alto. Ma un’altra strada è possibile Al rientro a scuola, studenti, famiglie e docenti hanno trovato l’ennesima sorpresa: un dettagliato libriccino contenente le linee guida per una rapida adozione – naturalmente consapevole, responsabile e senza ulteriori oneri a carico del bilancio – dell’intelligenza artificiale in tutti gli ordini e gradi di istruzione. A una prima analisi, le linee guida sembrano proseguire nella spinta verso l'adozione di tecnologie digitali non facilmente controllabili dagli attori della scuola, con un forte rischio che si riproponga lo scenario già visto con i progetti PNRR Scuola 4.0: una corsa a spendere fondi per introdurre hardware e software, senza possibilità di scelta consapevole da parte delle scuole, terminata in un sostanziale trasferimento di fondi pubblici al privato. L'enfasi sull'innovazione tecnologica e sulla transizione digitale delle scuole raramente tiene conto delle esigenze didattiche della comunità scolastica, per puntare l'obiettivo su un mero accumulo di tecnologie che si rivelano ingestibili dalle scuole, vuoi per incapacità, vuoi perché le tecnologie adottate sono spesso opache, o anche perché delegate completamente a imprese private.  L'articolo di Mazzoneschi e Barale (C.I.R.C.E.) è uscito nel quotidiano Domani. Qui per leggere la versione integrale
September 17, 2025 / Pillole di Graffio
“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo
Vivere le tecnologie come se fossero qualcosa che cade dall’alto ci rende passivi e ci limita a considerare “cosa fanno” senza concentrarci sul “perché lo fanno”. È il tema centrale del libro The Mechanic and the Luddite – A Ruthless Criticism of Technology and Capitalism, scritto dal ricercatore americano Jathan Sadowski, i cui studi si concentrano sulle dinamiche di potere e profitto connesse all’innovazione tecnologica. “Le nuove tecnologie possono catturare quantità di dati così vaste da risultare incomprensibili, ma quei dati sul mondo resteranno sempre incompleti. Nessun sensore o sistema di scraping può assorbire e registrare dati su tutto. Ogni sensore, invece, è progettato per raccogliere dati su aspetti iper-specifici. Ciò può sembrare banale, come un termometro che può restituire un numero sulla temperatura, ma non può dirti che cosa si provi davvero con quel clima. Oppure può essere più significativo, come un algoritmo di riconoscimento facciale che può identificare la geometria di un volto, ma non può cogliere l’umanità soggettiva e il contesto sociale della persona. I dati non potranno mai rappresentare ogni fibra dell’essere di un individuo, né rendere conto di ogni sfumatura della sua vita complessa. Ma non è questo lo scopo né il valore dei dati. Il punto è trasformare soggetti umani integrati in oggetti di dati frammentati. Infatti, ci sono sistemi che hanno l’obiettivo di conoscerci in modo inquietante e invasivo, di assemblare questi dati e usarli per alimentare algoritmi di targeting iper-personalizzati. Se questi sistemi non stanno cercando di comporre un nostro profilo completo e accurato possibile, allora qual è lo scopo? Ecco però un punto importante: chi estrae dati non si interessa a noi come individui isolati, ma come collettivi relazionali. I nostri modi di pensare la raccolta e l’analisi dei dati tendono a basarsi su idee molto dirette e individualistiche di sorveglianza e informazione. Ma oggi dobbiamo aggiornare il nostro modo di pensare la datificazione – e le possibili forme di intervento sociopolitico in questi sistemi guidati dai dati – per includere ciò che la giurista Salomé Viljoen chiama ‘relazioni “orizzontali’, che non si collocano a livello individuale, ma a scala di popolazione. Si tratta di flussi di dati che collegano molte persone, scorrono attraverso le reti in modi tali che le fonti, i raccoglitori, gli utilizzatori e le conseguenze dei dati si mescolano in forme impossibili da tracciare se continuiamo a ragionare in termini di relazioni più dirette e individualistiche. Leggi l'intervista completa , che ha molti altri spunti interessanti, sul sito di Guerre di rete
September 16, 2025 / Pillole di Graffio
I data center delle piattaforme prosciugano i rubinetti dell’acqua
Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale i data center consumano sempre più acqua, lasciando a secco intere comunità Una famiglia che abita nella contea di Newton, a un’ora e mezza in macchina da Atlanta, da diversi anni ha problemi con l’acqua. Racconta infatti il New York Times che dal 2018 la lavastoviglie, la macchina del ghiaccio, la lavatrice e il gabinetto hanno smesso uno per uno di funzionare. Poi, nel giro di un anno, la pressione dell’acqua si è ridotta a un rivolo. Finché dai rubinetti del bagno e della cucina non usciva più acqua. Nulla. Ma il problema, ovviamente, non riguarda solo questa famiglia. [...] Tutto questo perché? Perché dal 2018, appunto, è cominciata la costruzione del nuovo data center di Meta. I data center sono immensi centri di elaborazione dati che in breve tempo sono diventati la spina dorsale della nostra economia. Sono l’infrastruttura critica che alimenta l’archiviazione cloud, i servizi di emergenza, i sistemi bancari, le comunicazioni e la logistica. Ma sono i data center sono strutture gigantesche che consumano quantità immense di energia, suolo e acqua. Con il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, questi consumi sono destinati a crescere a ritmo esponenziale. Leggi l'articolo
August 26, 2025 / Pillole di Graffio
Vibe coding, quando credere troppo nell’IA ti distrugge il lavoro
Il caso di Jason Lemkin, dirigente d’impresa e investitore, che si è lasciato ammaliare dalle promesse dell’azienda di IA Replit, rischiando di perdere l’intero database di produzione: il cuore pulsante della sua attività professionale. A partire dal 12 luglio, il co-fondatore di Adobe EchoSign e SaaStr ha documentato via blog la sua esperienza personale con il vibe coding. Il primo approccio è stato idilliaco: adoperando un linguaggio naturale, il manager è riuscito “in una manciata di ore a costruire un prototipo che era molto, molto fico”. Un inizio estremamente promettente, soprattutto considerando che Replit si propone alle aziende come una soluzione accessibile anche a chi ha “zero competenze nella programmazione”, promettendo di far risparmiare alle aziende centinaia di migliaia di dollari. Leggendo tra le righe, la promessa implicita è chiara: sostituire i tecnici formati con personale più economico, supportato dall’IA. La premessa, tuttavia, è stata presto messa alla prova. “Dopo tre giorni e mezzo dall’inizio del mio nuovo progetto, ho controllato i costi su Replit: 607,70 dollari aggiuntivi oltre al piano d’abbonamento da 25 dollari al mese. Altri 200 dollari solo ieri”, ha rivelato Lemkin. “A questo ritmo, è probabile che spenderò 8.000 dollari al mese. E sapete una cosa? Neanche mi dispiace”. Anche perché, a detta del manager, sperimentare con il vibe coding è una “pura scarica di dopamina”, e Replit è “l’app più assuefacente” che abbia mai usato. Dopo poco, il manager si è reso conto che... Leggi l'articolo
August 5, 2025 / Pillole di Graffio