“Il ciberspazio è quel posto in cui si trovano tutti i vostri soldi, a parte il
contante che avete in tasca” era una frase di John Perry Barlow che citavo
spesso a fine anni ’90. Una volta mi invitarono a parlare di digitale a una
piccola conferenza in ambito bancario e mi presi la soddisfazione di dirglielo.
Non mi hanno più chiamato.
Questo per dire che il danaro è già digitale da quel dì, e precisamente dal
1971, quando Nixon fece crollare il sistema della parità aurea e della
convertibilità della valuta in oro. Da quel momento, le banche centrali possono
creare moneta dal nulla, semplicemente mandandola in stampa. Ovviamente,
occorrono delle cautele, perché se un Paese normale stampa troppa moneta, quella
perde di valore, quindi non è una cosa che si fa a cuor leggero. Tranne gli
Stati Uniti, che stampano a destra e a manca perché tanto il dollaro è sempre il
dollaro. Fin che dura.
Cominciamo col dire una cosa: il settore dei pagamenti elettronici è saldamente
in mano americana. E questo oggi è un problema. Perché?
Perché la Corte Penale Internazionale dell’Aja, ha emesso un mandato di cattura
per genocidio contro Netanyahu , Trump si è risentito e Microsoft ha chiuso gli
account prima del presidente, e poi di tutto il personale della Corte.
Il vero problema dell’euro digitale non è un problema tecnico, è un problema
politico: la moneta digitale, senza salvaguardie di un rigore che non abbiamo
ancora mai visto, è il perfetto strumento di sorveglianza di massa.
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Tag - tecno controllo
Matteo Piantedosi è intervenuto all’evento per i 20 anni del Centro nazionale
anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche
(Cnaipic).
Il ministro dell’Interno ha indicato questo nuovo bilanciamento di diritti a cui
spera le piattaforme di messaggistica (da WhatsApp a Signal fino a Telegram) si
adeguino presto per consentire alle Forze dell’Ordine di “rompere” la
crittografia end-to-end per le attività investigative contro i cyber criminali.
“Le policy delle grandi piattaforme sono molto incentrate sull’offerta della
privacy degli utenti”, ha osservato Piantedosi. “Io credo”, ha aggiunto il
ministro, “che il bilanciamento di interessi, tra libertà democratiche,
costituzionalmente garantite, e elementi di sicurezza è il vero snodo su cui si
gioca la sfida del futuro, ossia tra la attività di Polizia per contrastare i
crimini e la privacy”.
Durante lo stesso evento, il prof. Sala ha dichiarato “secondo me una soluzione
su cui lavorare c’è per consentire gli scopi della Forze dell’Ordine, perché,
essendo l’algoritmo crittografico una forma matematica, il modo in cui è
utilizzato e l’ambiente in cui è sviluppato, permette dei margini in cui si può,
in qualche modo, indebolire un pochino la sicurezza del sistema, tenendola,
però, sempre accettabile, consentendo quindi le investigazioni della Polizia”.
Quindi, come aveva già annunciato il ministro in estate, il governo italiano
sarebbe al lavoro per ridurrre il livello di sicurezza della crittografia end to
end, per favorire le attività poliziesche: “Una nuova autorità pubblica sotto il
Ministero dell’Interno – in particolare presso la Polizia Postale – per vigilare
sui servizi di messaggistica crittografata come WhatsApp, Signal e Telegram”
Quindi, se Chat Control sembra per il momento bloccato, in Italia già si pensa a
un sistema simile, che ci porterebbe a essere molto vicini ai regimi
dittatoriali come Cina e Russia.
Fonte web
È una proposta di legge UE che obbligherebbe i servizi di messaggistica (come
WhatsApp, Signal e Telegram) a scansionare tutti i contenuti delle chat, anche
se crittografate, per cercare materiale pedopornografico noto o sconosciuto.
Quando ci sarà il prossimo passaggio chiave? Il 14 ottobre, in un incontro tra
il Consiglio dell’UE e il Ministro della Giustizia europeo. Si deciderà se
portare la proposta ai negoziati finali (trilogo).
Sta creando molti timori sulla privacy dei cittadini europei il disegno di legge
europeo che obbligherebbe i servizi di messaggistica (come WhatsApp, Signal e
Telegram) a scansionare tutti i contenuti delle chat, anche se crittografate,
per cercare materiale pedopornografico noto o sconosciuto.
COS’È IL CHAT CONTROL?
Ciò che è stato soprannominato “Chat Control” mira a introdurre nuovi obblighi
per tutti i servizi di messaggistica operanti in Europa di scansionare le chat
degli utenti, anche se crittografate, alla ricerca di materiale
pedopornografico, sia noto che sconosciuto. Una misura che ha suscitato forti
critiche sia tra i ranghi politici che nel settore tecnologico.
CRESCE IL PRESSING CONTRO LA PROPOSTA DI CHAT CONTROL
Secondo gli ultimi dati provenienti dal sito web Fight Chat Control, molti paesi
hanno cambiato posizione dopo l’incontro del 12 settembre e in vista del
prossimo, previsto per il 14 ottobre.
Leggi la situazione attuale
Come opporsi alla legge su Fight Chat Control
L'amministrazione Trump vuole creare un sistema di sorveglianza di massa per
scoprire gli immigrati irregolari analizzando i contenuti sui social media.
L’amministrazione Trump ha previsto di creare un team di sorveglianza che
aiuterà l’ICE (Immigration and Customs Enforcement) a trovare immigrati
clandestini attraverso la scansione dei contenuti pubblicati sui social media.
La scorsa settimana, Apple e Google hanno rimosso dai rispettivi store alcune
app che permettevano di segnalare la posizione degli agenti dell’ICE.
In base ai documenti pubblicati sulla piattaforma per gli appalti, l’agenzia
federale cerca fornitori privati per un programma di sorveglianza. Un team di 28
esperti, che lavorerà nelle sedi dell’ICE in Vermont e Sud California, avrà il
compito di analizzare i contenuti pubblicati su Facebook, Instagram, TikTok,
Reddit, YouTube e altri social media per raccogliere informazioni utili
all’individuazione di immigrati clandestini.
Ovviamente verrà anche utilizzata l’intelligenza artificiale.
Articolo qui
Chat Control UE: la nuova proposta di regolamento che rischia di compromettere
la privacy digitale. Scansione preventiva dei messaggi per proteggere i minori
vs. sorveglianza di massa. Analisi dei rischi e alternative possibili
Nell’autunno del 2025 si prepara ad approdare al Consiglio dell’Unione Europea
una proposta di regolamento nota con l’appellativo mediatico di “Chat Control” –
che, se approvata, ridisegnerebbe dalle fondamenta l’architettura giuridica e
tecnica delle comunicazioni digitali.
Si tratta di una misura che si presenta formalmente come strumento di contrasto
alla diffusione online di materiale pedopornografico e come risposta
all’esigenza, difficilmente contestabile sul piano etico e politico, di
proteggere i minori nello spazio digitale.
L’idea sottesa è quella di obbligare tutti i principali fornitori di servizi di
messaggistica, da WhatsApp a Signal fino a Telegram, nonché le piattaforme
social, a introdurre sistemi di scansione preventiva dei messaggi, delle
immagini e dei file scambiati tra utenti, così da rilevare contenuti
potenzialmente illeciti prima ancora che vengano cifrati e trasmessi.
Si tratta di un passaggio tecnico che appare marginale ai più – la scansione
“lato client” prima della crittografia end-to-end – in realtà contiene la
potenzialità di sovvertire la promessa stessa di riservatezza che da sempre
sorregge la comunicazione privata.
Infatti, in nome di un obiettivo unanimemente condiviso, si rischia di
introdurre per la prima volta nella storia giuridica europea un meccanismo
normativo che legittimerebbe la sorveglianza preventiva universale delle
comunicazioni, non più su base mirata, autorizzata e proporzionata, bensì
attraverso algoritmi automatizzati che passerebbero al setaccio miliardi di
messaggi quotidiani. Leggi l'articolo
L’ascesa di Palantir, la controversa azienda di sorveglianza co-fondata da Peter
Thiel e guidata da Alex Karp, sta ridefinendo il rapporto tra tecnologia,
governo e sorveglianza. L’azienda, da sempre legata a contratti, appalti e
legami con il governo federale, sotto l’amministrazione Trump sta godendo del
rapporto di Thiel con il Presidente, avendolo sostenuto finanziariamente e
politicamente. Le accuse di aggregazione massiva di dati personali dei cittadini
statunitensi da parte delle agenzie governative, senza un’adeguata supervisione,
hanno scatenato allarmi su un potenziale strumento di spionaggio centralizzato.
Nonostante queste preoccupazioni, che avrebbero dovuto causare un problema
all’azienda tecnologica, Wall Street ha risposto con un’impennata del prezzo
delle azioni di Palantir, consolidando l’azienda tra i giganti.
Un modello di business tra profitto e controversie
Alex Karp, CEO di Palantir, durante una recente chiamata con gli investitori, ha
apertamente celebrato il successo finanziario dell’azienda, collegandolo a
operazioni che, con discutibile retorica, ha definito «omicidi di massa».
«Palantir è qui per sconvolgere e rendere le istituzioni con cui collaboriamo le
migliori al mondo e, quando necessario, per spaventare i nemici. E a volte,
ucciderli» ha dichiarato Karp, esprimendo «super-orgoglio» per il ruolo
dell’azienda in «luoghi di cui non possiamo parlare», e ha persino predetto
«un’interruzione» sociale che sarebbe stata «molto buona per Palantir»,
suggerendo che la sua tecnologia potesse aiutare le élite a mantenere il
controllo durante periodi di disordini.
Leggi l'articolo
Aggiornamenti di attualità sul caso Paragon: le analisi smentiscono la difesa
del Copasir; letture sul tema del linguaggio che evoca lo schiavismo
nell'elettronica e informatica; Google usa le sue piattaforme per ostacolare le
alternative aperte.
Il 5 Giugno, il Copasir ha pubblicato la sua relazione sul Caso Paragon: tra le
altre cose, ci dice che Citizen Lab potrebbe averla sparata un po' grossa, e che
Francesco Cancellato potrebbe non esser mai stato intercettato. Peccato che una
settimana dopo esca un nuovo report di Citizen Lab, che indica che altri due
giornalistə europei sono stati attaccati con malware Paragon, e che uno di
questi lavora proprio a Fanpage, la testata diretta proprio da Cancellato.
Abbiamo già parlato di linguaggio escludente nell'informatica, continuiamo a
farlo ripercorrendo uno studio sull'origine dell'espressione master-slave
(padrone-schiavo). Un'espressione più recente di quanto potrebbe sembrare, e
abbastanza specifica di elettronica e informatica. Attraverso vari esempi,
vediamo che anche se è difficile dare una ricostruzione certa della sua genesi,
questa espressione non deriva dall'essere una metafora espressiva - per quanto
problematica - di un meccanismo tecnico, ma da una specifica concezione della
divisione del lavoro che prevede sempre l'esistenza di un dualismo tra
volontà/intelletto e forza bruta.
Nextcloud denuncia che Google, attraverso il Play Store, ha artificialmente
limitato le possibilità della sua applicazione per Android, rendendo più
difficile (ma non impossibile) l'utilizzo di alternative libere.
Chiudiamo con il ruolo italiano nei bombardamenti statunitensi contro l'Iran.
Ascolta sul sito di Radio Onda Rossa
Nuovo nome, stessi problemi: L'UE chiama ora il Chat Control "ProtectEU", ma
presenta gli stessi problemi di backdoor di prima.
L'obiettivo dichiarato è rafforzare le indagini penali, ma le proposte contenute
nel piano secondo alcuni minacciano la privacy di milioni di cittadini, tra gli
altri aspetti con la rimozione della crittografia end-to-end. In gioco c'è molto
più della sicurezza online.
Punti chiave per opporsi a ProtectEU
* Minaccia ai diritti fondamentali e alla sicurezza: Il piano dell’UE per lo
sviluppo di una roadmap tecnologica sulla crittografia include l’idea di
consentire alle forze dell’ordine l’accesso ai dati crittografati.
* Tecnicamente impossibile: Gli esperti di crittografia sottolineano che è
impossibile fornire tale accesso senza indebolire la crittografia; qualsiasi
“accesso eccezionale” introduce vulnerabilità sfruttabili da attori
malintenzionati e regimi autoritari.
* Soluzioni sbagliate: Proposte come la scansione lato client non rispettano la
privacy, consentono la sorveglianza di massa e aumentano il rischio di
violazioni della sicurezza.
* La crittografia deve essere Ende-zu-Ende: Una crittografia forte è
fondamentale per salvaguardare i diritti umani e la sicurezza delle
infrastrutture digitali in tutta Europa.
Leggi la lettera aperta di 90 organizzazioni
Commenta la proposta sul portale EU
Firma la petizione per fermare ChatControl
Guarda il video di Morro che spiega la situazione
"Con l'invenzione e lo sviluppo della televisione, e il progresso tecnico che
rese possibile di ricevere e trasmettere simultaneamente sullo stesso
apparecchio, il concetto di vita privata si poteva considerare del tutto
scomparso. Ogni cittadino, o meglio ogni cittadino che fosse abbastanza
importante e che valesse la pena di sorvegliare, poteva essere tenuto
comodamente sotto gli occhi della polizia e a portata della propaganda
ufficiale"
George Orwell, l'autore del celeberrimo libro distopico 1984 dal quale sono
tratte queste parole, era un ottimista. Pensava che la sorveglianza tramite la
tecnologia sarebbe stata applicata solo a chi fosse abbastanza importante. Oggi,
invece, la sorveglianza tecnologica si applica a tutti, in massa, e per di più
siamo noi utenti a pagare per i dispositivi che la consentono.
Uno di questi dispositivi è il televisore, o meglio la "Smart TV", come va di
moda chiamarla adesso. Sì, perché buona parte dei televisori moderni in
commercio è dotata di un sistema che raccoglie informazioni su quello che
guardiamo sullo schermo e le trasmette a un archivio centralizzato. Non a scopo
di sorveglianza totalitaria, ma per mandarci pubblicità sempre più mirate,
basate sulle nostre abitudini e i nostri gusti. In sostanza, molti televisori
fanno continui screenshot di quello che state guardando, non importa se sia una
serie di Netflix, un videogioco o un vostro video personale, e li usano per
riconoscere cosa state guardando e per suggerire ai pubblicitari quali prodotti
o servizi mostrarvi.
Leggi l'articolo di Paolo Attivisiimo su ZEUS News
Oppure ascolta il podcast
In un evento al Parlamento europeo organizzato dai Verdi il ricercatore di
Citizen Lab fa il punto sulle analisi sui telefoni di giornalisti e attivisti
spiati. Il direttore di Fanpage Francesco Cancellato: “Abbiamo chiesto
trasparenza, abbiamo ricevuto omissioni e silenzio”.
“Il primo rapporto pubblico sul caso Paragon uscirà nei prossimi giorni, e in
quel rapporto mostreremo le prime prove forensi sulla portata di questo
attacco”. John Scott Railton è il ricercatore di Citizen Lab che studia da anni
gli spyware governativi come Pegasus, oltre a essere la persona a capo del team
che sta indagando su Graphite, il software spia di Paragon Solutions che è
entrato nel telefono di oltre novanta tra giornalisti e attivisti in tutta
Europa, tra cui il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato.
Durante il convegno “Paragon Scandal” organizzato dai parlamentari europei dei
Verdi Leoluca Orlando, Hannah Neumann e Saskia Bricmont, che ha avuto luogo
giovedì 13 marzo all’Europarlamento di Strasburgo, Scott Railton ha fatto
chiarezza su molti aspetti del caso: “Stavamo investigando su Paragon da tempo –
ha spiegato – e nella nostra investigazione su Paragon abbiamo avuto il sospetto
che Whatsapp potesse essere un veicolo d’ingresso per lo spyware. Abbiamo
condiviso questa informazione con Meta, che a sua volta l’ha condivisa con
Whatsapp, che ha identificato i bersagli e li ha avvisati con un messaggio”.
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