Che mistero l’opera di Harper Lee. Recentemente ho trovato, in un volumetto
dedicato al film Il buio oltre la siepe (Gremese Editore, 2024), una delle rare
interviste che concesse dopo la pubblicazione del suo capolavoro. È
un’intervista radiofonica che fu trascritta in un libro dall’intervistatore, Roy
Newquist, e a leggerla nessuno direbbe che Lee non avrebbe pubblicato quasi
nulla oltre a Il buio oltre la siepe. Dice infatti di star lavorando a un nuovo
romanzo, sia pure lentamente. Parla di scrittura, di arte romanzesca, di
Faulkner, di Thomas Wolfe. Infine spiega:
> “Spero davvero che ogni romanzo che scrivo diventi sempre migliore, non sempre
> peggiore. Vorrei però fare una cosa, di cui non ho mai parlato molto perché è
> una cosa molto personale. Vorrei lasciare qualche traccia del tipo di vita che
> esisteva in un mondo molto piccolo. Spero di farlo in diversi romanzi.”
Qualcosa deve essere andato storto. Come tutti sanno Harper Lee è autrice
fondamentalmente di un solo romanzo, Il buio oltre la siepe, in originale To
kill a mocking bird, edito nel 1960. Nel 2015 ha pubblicato Va’, metti una
sentinella, libro che però è stato scritto prima di Il buio oltre la siepe e in
cui ritroviamo una Scout Finch ventiseienne e un Atticus Finch malato e
invecchiato. Tuttavia i “diversi romanzi” nei quali Harper Lee si augurava di
raccontare il suo “piccolo mondo”, ossia la cittadina di Maycomb, apparentemente
non sono mai stati scritti. Harper Lee è morta a ottantanove anni, con soltanto
due libri pubblicati. Uno dei due è un capolavoro, l’altro un bel romanzo nel
quale Lee conferma le sue doti di ottima narratrice.
A ottobre è invece arrivato nelle librerie il postumo La terra del dolce
domani (Feltrinelli, traduzione di Mariagiulia Castagnone), un libro contenente
diversi racconti di Harper Lee precedenti a Il buio oltre la siepe e qualche
articolo pubblicato successivamente. L’introduzione di Casey Cep, che sta
lavorando alla biografia ufficiale di Lee, delinea la storia editoriale di ogni
racconto e dà qualche ragguaglio critico e biografico sulla scrittrice. Ciò che
più colpisce è il talento stilistico e narrativo di Lee in ognuna di queste
prove giovanili; anche nei racconti meno riusciti c’è sempre un paragrafo o un
rigo illuminante o divertente. Pian piano Harper Lee stava scoprendo che la sua
infanzia – come la sua Alabama – poteva essere un prezioso salvadanaio di tipi
umani e di storie esilaranti o avventurose. Trapiantata a New York, mandava i
suoi racconti a riviste grandi e piccole e riceveva immancabili rifiuti che però
non la scoraggiavano. Sapeva di potercela fare, di avere in sé qualcosa di
speciale da dare al mondo. Era un’artista seria. Anche in questo, nel suo
battersi per essere accettata da un’editoria che la respingeva, era una
scrittrice di prim’ordine, forse una grande scrittrice in nuce. Eppure sarebbe
stata l’autrice di una sola opera. Il suo secondo romanzo può infatti essere
considerato quasi un libro postumo: Lee ha pubblicato Va’, metti una
sentinella appena un anno prima di morire, riesumandolo dalle sue carte.
In uno dei racconti più belli di La terra del dolce domani, Il Natale per me,
Harper Lee racconta di quando una coppia di suoi amici newyorchesi, Michael e
Joy Brown, le offrirono come regalo natalizio un anno sabatico per consacrarsi
alla scrittura. Per lei era un regalo folle, di cui non sapeva se essere
degna. E se avesse fallito? Se non fosse diventata la scrittrice che sognava di
essere? Michael Brown era un famoso paroliere e compositore e le presentò il suo
agente letterario; le cose cominciavano a muoversi, a evolvere. Che New York
potesse infine accettarla?
I coniugi Brown credevano nella loro amica, non soltanto per i racconti inediti
che avevano letto ma anche per il talento che traspariva dalle lettere che
spediva loro dall’Alabama. Erano certi di avere a che fare con una scrittrice
sensazionale. Harper Lee poteva diventare una grande scrittrice americana e con
il senno di poi la loro offerta si sarebbe rivelata essere un investimento più
che un regalo. Lee difatti non dimenticherà mai il suo debito nei loro
confronti. Si diventa grandi scrittori – o semplicemente scrittori – anche
grazie a chi ha creduto in noi quando neppure noi eravamo capaci di farlo,
quando tutto in noi e fuori di noi ci gridava di desistere, di mollare. Scrivere
significa tener duro e andare avanti nonostante i rifiuti e il silenzio.
Cosa è successo a Harper Lee? Perché non ha scritto i “diversi romanzi” che
aveva in mente di scrivere? Di certo la sua Maycomb è più viva e affascinante
che mai, con la piccola e ribelle Scout, il suo caro fratello Jem, il timido Boo
Radley, la scontrosa ma amorevole Calpurnia, il compagno di giochi Dill (che in
realtà è Truman Capote, amico d’infanzia di Lee) e ovviamente l’indimenticabile
Atticus Finch. Il buio oltre la siepe è un grande libro sull’infanzia e sul
senso di giustizia che si smuove nei bambini di fronte ai soprusi degli adulti
più stolti. Nel corso del romanzo Scout Finch scopre la compassione e il
coraggio – scopre la vita, scopre l’avventura – e la sua storia ci dice cosa
significa essere e restare umani anche in tempi neri, anche di fronte al male.
Harper Lee ha scritto uno dei grandi classici della letteratura nordamericana
del secondo Novecento e forse pure per questo non ha voluto o saputo scrivere
altro. Un po’ ne soffriamo. Un po’, certo, sappiamo che non avrebbe potuto
essere altrimenti. In mancanza di opere successive dunque leggeremo tutto ciò
che sarà dato alle stampe dagli eredi, tornando di tanto in tanto alla Maycomb
di Il buio oltre la siepe, a Scout, a Jem, a Atticus, a quel mondo talmente
piccolo eppure universale… La terra del dolce domani è comunque un’ottima
strenna per avvicinarci al Natale.
Edoardo Pisani
*In copertina: Harper Lee e Mary Badham, 1961
L'articolo “Spero di farlo in diversi romanzi”. Sul silenzio di Harper Lee
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