L’ascesa di Palantir, la controversa azienda di sorveglianza co-fondata da Peter
Thiel e guidata da Alex Karp, sta ridefinendo il rapporto tra tecnologia,
governo e sorveglianza. L’azienda, da sempre legata a contratti, appalti e
legami con il governo federale, sotto l’amministrazione Trump sta godendo del
rapporto di Thiel con il Presidente, avendolo sostenuto finanziariamente e
politicamente. Le accuse di aggregazione massiva di dati personali dei cittadini
statunitensi da parte delle agenzie governative, senza un’adeguata supervisione,
hanno scatenato allarmi su un potenziale strumento di spionaggio centralizzato.
Nonostante queste preoccupazioni, che avrebbero dovuto causare un problema
all’azienda tecnologica, Wall Street ha risposto con un’impennata del prezzo
delle azioni di Palantir, consolidando l’azienda tra i giganti.
Un modello di business tra profitto e controversie
Alex Karp, CEO di Palantir, durante una recente chiamata con gli investitori, ha
apertamente celebrato il successo finanziario dell’azienda, collegandolo a
operazioni che, con discutibile retorica, ha definito «omicidi di massa».
«Palantir è qui per sconvolgere e rendere le istituzioni con cui collaboriamo le
migliori al mondo e, quando necessario, per spaventare i nemici. E a volte,
ucciderli» ha dichiarato Karp, esprimendo «super-orgoglio» per il ruolo
dell’azienda in «luoghi di cui non possiamo parlare», e ha persino predetto
«un’interruzione» sociale che sarebbe stata «molto buona per Palantir»,
suggerendo che la sua tecnologia potesse aiutare le élite a mantenere il
controllo durante periodi di disordini.
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Radio Blackout ha intervistato Silvano Cacciari, ricercatore presso il NAFF
dell’Università di Firenze e il CheerLab dell’Università di Prato
La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare
di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti. Conta, in prima
luogo l’interdipendenza economica tra i due giganti che da qualche decennio
struttura quel fenomeno che abbiamo conosciuto come “globalizzazione”, basato
sui due macro-fenomeni: una corposa delocalizzazione delle produzione verso il
polo asiatico (centro cinese); una sempre maggiore finanziarizzazione
dell’economia euro-atlantica (polo statunitense). Questa interdipendenza è
ancora più evidente se si osserva il livello degli scambi delle merci ad alto
contenuto di tecnologia incorporata, dove l’uno e il maggiore cliente
dell’altro, e viceversa. Si tratta però di un equilibrio perennemente instabile
e a-simmetrico, che in questo momento storico viene rimesso in discussione da
una Cina sempre meno disponibile a restare confinata negli scalini più bassi
della scala del valore.
L’uscita politicamente ben orchestrata delle nuova intelligenza artificiale Made
in China DeepSeek ha causato profondi tonfi nelle borse statunitensi ma, a
differenza del passato (vedi crisi dei subprime, 2008) questa volta l’innesco è
stato estern, cinese appunto, e non interno alle dinamiche della
finanziarizzazione americano-centrica. Dopo qualche decennio di osservazione sui
meccanismi predatori della finanza a stelle e strisce , i cinesi hanno imparato
a condurre, pro domo loro, la guerra finanziaria e ne hanno fornito un primo
assaggio ai competitor strategici. Tra le realtà più colpite, oltre alla ben
nota Chat GPT c’è anche la più nascosta, e meno conosciuta dai non addetti ai
lavori, Palantir, specializzata nel servizio di controllo e fornitura dati,
all’interno di quello che potremmo chiamare paradigma del “capitalismo della
sorveglianza” e della “guerra ibrida”. Il CEO di questa azienda, Peter Thiel,
già fondatore di PayPal autore di diversi manifesti politici tecno-reazionari,
si è preso il compito nell’ultimo lustro di dare una strigliata ideologica (e
politica) alla Silicon Valley libertaria e rizomatica degli anni ’90 per
intrupparla in un nuovo corso dove devono essere chiare le gerarchie e le
finalità (nemesi) politiche.
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