La famiglia di un bambino argentino di 12 anni affetto da autismo ha denunciato
il presidente Javier Milei per vessazione nei confronti del figlio intimandogli
di cancellare una pubblicazione sui social dove lo addita come un oppositore.
Secondo quanto riportato da fonti locali e dal quotidiano La Nación, il ragazzo
ha presentato un esposto alla giustizia argentina nel quale accusa Milei di aver
condiviso un messaggio di un influencer vicino al governo che lo calunnia,
definendo lui e la sua famiglia “persone cattive” e legate all’opposizione
politica, accusandoli di agire contro l’esecutivo.
La famiglia denuncia che tale comportamento costituisce una forma di violenza
simbolica, discorsiva e digitale, che viola i diritti del minore e lede la sua
dignità, soprattutto considerata la sua condizione di bambino autistico.
Milei di recente ha ripristinato le parole ‘ritardato’, ‘imbecille’, ‘idiota’
per definire le persone con disabilità.
Fonte Ansa
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Cristina Iurissevich ha scritto un piccolo libro (65 pagine), "E se i troll
mangiassero i cookie? Spunti per la sopravvivenza digitale", Eris Edizioni, ma
utilissimo. Il libro, partendo dal presupposto che la tecnologia digitale è
entrata ormai stabilmente nella nostra vita, semplifica concetti, metodi e
strumenti di autodifesa digitale della propria privacy, riservatezza, libertà.
Lo fa in maniera molto chiara e leggibile, ma il suo pregio maggiore non è il
riepilogo delle buone pratiche per difendersi. Iurissevich affronta, infatti, il
tema delle molestie e della violenza online puntando il dito su due aspetti in
particolare: la fiducia verso le persone con cui si hanno relazioni online e la
responsabilità collettiva nella diffusione di materiali sensibili. Per esempio
condividere pasword e account, o prestare il proprio smartphone sono azioni che
richiedono grande fiducia tra le persone ma le relazioni cambiano nel tempo, la
fiducia si può modificare.
Il problema della diffusione di media a sfondo sessuale è spesso legata alla
pratica, molto diffusa, di scambiarsi messaggi o media sessualmente espliciti
(sexting). Di per se non costituisce un problema; non è moralmente giusto o
sbagliato e la sua pratica è in crescita soprattutto tra le persone giovani.
Tuttavia, vale la pena ragionare sui pericoli che derivano dal sexting, anche
alla luce delle considerazioni sulla fiducia, per arrivare a scelte individuali
consapevoli. Anche in questo caso, nel libro ci sono una serie di consigli per
praticare il sexting in maniera meno rischiosa possibile.
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