In questi giorni molte testate stanno scrivendo della fine supporto di Windows
10, che è prevista per il 14 ottobre, con toni più o meno catastrofici, e alcuni
utenti si stanno facendo prendere dal panico, in alcuni casi a torto, in altri a
ragione. La visione apocalittica che va per la maggiore parla di 400.000.000 di
computer, che ancora hanno Windows 10, e che da metà ottobre diventeranno una
montagna rifiuti elettronici.
Considerando che un computer portatile (anche se ovviamente non tutti sono
computer portatili, ma vogliamo indicare cifre per difetto) pesa in media poco
meno di due chili, staremmo parlando quindi di almeno 800.000 tonnellate di RAEE
(rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), da aggiungere alle
circa 60-70 milioni di tonnellate che già produciamo (e mal gestiamo) ogni anno,
a livello globale. Questa stima estremamente prudenziale rappresenta già di per
sé uno tsunami di rifiuti tossici, sia per il suo volume, che per la complessità
di gestione che richiedono i RAEE informatici in particolare, i quali hanno
molti più materiali dalla chimica complessa e componenti miniaturizzati di altre
AEE, come lavatrici o televisori.
Sfumature di cui tener conto
Ma prima di rassegnarci all’apocalisse, cerchiamo di mettere un po’ di ordine
tra tutte le considerazioni che si possono fare su questo evento, che è
obbiettivamente molto importante per gli addetti ai lavori, sia in campo
informatico che in campo ambientale, e che solleva numerose questioni legate
proprio alle tematiche dell’economia circolare.
Leggi l'articolo di Reware
Tag - Windows
Puntata del 21 luglio in buona parte dedicata all'incidente Crowdstrike: la nota
azienda di sicurezza fa un aggiornamento sbagliato e blocca un numero enorme di
sistemi in tutto il mondo. Da cosa dipende? Proviamo a rispondere sia sul micro
(il bug specifico) sia sul macro (il sistema complessivo).
Proseguiamo poi con le ultime notizie di Anna's Archive. L'ambizioso progetto
archivistico, dopo aver incassato il blocco di uno dei suoi domini, si chiede:
usque tandem la diffusione della cultura sarà attaccabile dalle lobby del
copyright? La risposta che cerca è di natura tecnica, e richiede la stima di
analisi sulla dimensione degli archivi, un po' di fiducia positivista nei
progressi della tecnica... ma il risultato è incoraggiante!
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Il 20 luglio l’occidente ieri si è svegliato con la notizia che migliaia di
server equipaggiati con Windows non funzionavano, con conseguenze globali
catastrofiche. Il responsabile di un down di tali enormi proporzioni risiedeva
in un errore nell’aggiornamento dell’antivirus di Crowdstrike.
Si tratta di un software usato da grandi aziende che utilizzano il sistema
operativo Windows. La compagnia non è molto nota al pubblico, ma è molto
importante per i servizi sulla sicurezza che offre alle grandi aziende. La
domanda è: come è possibile che una compagnia che si occupa di sicurezza abbia
potuto causare una interruzione di un numero così grande di servizi?
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La prima risposta risiede probabilmente nel modo con cui è stato distribuito
l’aggiornamento del software. Nella maggior parte dei casi si tratta di sistemi
automatizzati per installare gli aggiornamenti in tutti i software che sono
stati configurati per ricevere tali aggiornamenti, senza la possibilità per i
sistemisti “locali” di accettare o meno gli upgrade. Ciò comporta, oltre a
evitare di installare gli aggiornamenti “a mano”, risparmiando risorse, anche
l’inevitabilità dell’aggiornamento di tutti i sistemi software. In un sistema
completamente automatizzato su larga scala, senza un piano B, se qualcosa va
storto il problema che ne deriva è serio!
E qui veniamo alla seconda possibile risposta. Siamo in situazione di
oligopolio. I sistemi operativi della maggior parte di questi sistemi (ospedali,
finanza, controllo trasporti etc) sono per lo più basati su Microsoft Windows e
usano l’antivirus di Crowdstrike. Probabilmente una sana biodiversità
tecnologica avrebbe garantito una mitigazione del problema causato da un errore
in un software. Se le aziende colpite dal problema avessero usato antivirus e
sistemi operativi diversi, l’impatto dell’aggiornamento con errore sarebbe stato
minore
Inoltre, dopo pochissimo tempo, Crowdstrike ha fornito i dettagli dell’errore.
Un qualsiasi sistemista con le conoscenze giuste sarebbe potuto intervenire
“manualmente”, ma con la centralizzazione sempre più spinta di questo genere di
sistemi le competenze necessarie sono sempre più scarse.
Infine, e questo è un problema che affligge tutta l’informatica commerciale, i
test dei software vengono fatti con una precisione ancora inadeguata all’impatto
che questi software hanno nella vita reale. Costituiscono un costo per le
aziende e in ottica di profitto abbassare i costi significa maggiori ricavi.
Pochissime aziende, per lo più statunitensi, hanno in mano le sorti
dell’informatica mondiale che ormai è fondamentale nella vita degli umani. Forse
è arrivato il momento di sottrarre alle grandi compagnie private il potere di
decidere come devono funzionare le tecnologie digitali e restituire questo
potere alla sfera pubblica.
L'articolo è uscito su "Il Manifesto del 20 luglio 2024"