Il sito Doge.gov del Dipartimento per l’efficienza governativa, gestito da Elon
Musk, sembra avere qualche problema. Creato di recente, dopo la registrazione
del dominio avvenuta il 21 gennaio 2025, dovrebbe tracciare e riportare i tagli
alle spese del governo federale, ma due dei contenuti pubblicati risultano
anomali. Il primo riporta la frase «Questo è uno scherzo di un sito .gov» («This
is a joke of a .gov site»), mentre il secondo «Questi “esperti” hanno lasciato
aperto il loro database – roro» («THESE “EXPERTS” LEFT THEIR DATABASE OPEN –
roro»).
DOGE è l’acronimo di Department Of Government Efficiency, organizzazione nata su
iniziativa della seconda amministrazione Trump e guidata da Elon Musk con
l’obiettivo dichiarato di ridurre gli sprechi e le spese federali nonché
snellire le regolamentazioni e il sistema burocratico statunitense.
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Hackernews
Tag - sicurezza
Apple pagherà 95 milioni di dollari per evitare un lungo scontro in tribunale.
L’accordo extragiudiziale (PDF) è stato raggiunto con lo studio legale che ha
denunciato l’azienda di Cupertino per violazione della privacy. Le conversazioni
degli utenti sono state registrate tramite Siri e condivise con terze parti.
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Puntata del 21 luglio in buona parte dedicata all'incidente Crowdstrike: la nota
azienda di sicurezza fa un aggiornamento sbagliato e blocca un numero enorme di
sistemi in tutto il mondo. Da cosa dipende? Proviamo a rispondere sia sul micro
(il bug specifico) sia sul macro (il sistema complessivo).
Proseguiamo poi con le ultime notizie di Anna's Archive. L'ambizioso progetto
archivistico, dopo aver incassato il blocco di uno dei suoi domini, si chiede:
usque tandem la diffusione della cultura sarà attaccabile dalle lobby del
copyright? La risposta che cerca è di natura tecnica, e richiede la stima di
analisi sulla dimensione degli archivi, un po' di fiducia positivista nei
progressi della tecnica... ma il risultato è incoraggiante!
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Il 20 luglio l’occidente ieri si è svegliato con la notizia che migliaia di
server equipaggiati con Windows non funzionavano, con conseguenze globali
catastrofiche. Il responsabile di un down di tali enormi proporzioni risiedeva
in un errore nell’aggiornamento dell’antivirus di Crowdstrike.
Si tratta di un software usato da grandi aziende che utilizzano il sistema
operativo Windows. La compagnia non è molto nota al pubblico, ma è molto
importante per i servizi sulla sicurezza che offre alle grandi aziende. La
domanda è: come è possibile che una compagnia che si occupa di sicurezza abbia
potuto causare una interruzione di un numero così grande di servizi?
leggi tutto
La prima risposta risiede probabilmente nel modo con cui è stato distribuito
l’aggiornamento del software. Nella maggior parte dei casi si tratta di sistemi
automatizzati per installare gli aggiornamenti in tutti i software che sono
stati configurati per ricevere tali aggiornamenti, senza la possibilità per i
sistemisti “locali” di accettare o meno gli upgrade. Ciò comporta, oltre a
evitare di installare gli aggiornamenti “a mano”, risparmiando risorse, anche
l’inevitabilità dell’aggiornamento di tutti i sistemi software. In un sistema
completamente automatizzato su larga scala, senza un piano B, se qualcosa va
storto il problema che ne deriva è serio!
E qui veniamo alla seconda possibile risposta. Siamo in situazione di
oligopolio. I sistemi operativi della maggior parte di questi sistemi (ospedali,
finanza, controllo trasporti etc) sono per lo più basati su Microsoft Windows e
usano l’antivirus di Crowdstrike. Probabilmente una sana biodiversità
tecnologica avrebbe garantito una mitigazione del problema causato da un errore
in un software. Se le aziende colpite dal problema avessero usato antivirus e
sistemi operativi diversi, l’impatto dell’aggiornamento con errore sarebbe stato
minore
Inoltre, dopo pochissimo tempo, Crowdstrike ha fornito i dettagli dell’errore.
Un qualsiasi sistemista con le conoscenze giuste sarebbe potuto intervenire
“manualmente”, ma con la centralizzazione sempre più spinta di questo genere di
sistemi le competenze necessarie sono sempre più scarse.
Infine, e questo è un problema che affligge tutta l’informatica commerciale, i
test dei software vengono fatti con una precisione ancora inadeguata all’impatto
che questi software hanno nella vita reale. Costituiscono un costo per le
aziende e in ottica di profitto abbassare i costi significa maggiori ricavi.
Pochissime aziende, per lo più statunitensi, hanno in mano le sorti
dell’informatica mondiale che ormai è fondamentale nella vita degli umani. Forse
è arrivato il momento di sottrarre alle grandi compagnie private il potere di
decidere come devono funzionare le tecnologie digitali e restituire questo
potere alla sfera pubblica.
L'articolo è uscito su "Il Manifesto del 20 luglio 2024"