Microsoft collabora con l'unità 8200, facilitando sorveglianza e attacchi a Gaza
e Cisgiordania
Nel tardo 2021, il CEO di Microsoft, Satya Nadella, ha incontrato Yossi Sariel,
comandante dell’unità di intelligence israeliana Unit 8200, presso la sede
dell’azienda vicino a Seattle. Oggetto del colloquio: trasferire una quantità
enorme di materiale segreto nei server cloud di Microsoft.
L’accordo – rivelato da Guardian – prevedeva la creazione di un’area riservata
all’interno della piattaforma Azure, dove Unit 8200 ha iniziato a costruire un
nuovo sistema di sorveglianza di massa. Questo strumento raccoglie e archivia
quotidianamente milioni di telefonate di palestinesi nella Striscia di Gaza e in
Cisgiordania, consentendo l’accesso retroattivo ai contenuti delle
conversazioni.
Rivelato per la prima volta da un’indagine congiunta del Guardian, del magazine
+972 e del sito Local Call, il sistema è operativo dal 2022. Microsoft sostiene
che Nadella non fosse a conoscenza della natura dei dati che Unit 8200 intendeva
archiviare. Tuttavia, documenti interni e testimonianze di 11 fonti tra
Microsoft e ambienti militari israeliani indicano che Azure è stato utilizzato
per conservare un vasto archivio di comunicazioni quotidiane palestinesi.
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Long story short: l'8 marzo 2024 la Commissione Europea, con il supporto
dell'EDPB, il Garante Europeo, ha riscontrato una serie di criticità e
violazioni, 180 pagine per descrivere minuziosamente le ragioni per le quali
office356 fa talmente schifo da non poter essere utilizzato dagli enti,
istituzioni e organi dell'Unione Europea.
Dopo varie interlocuzioni e modifiche, l'11 luglio l'EDPB ha chiuso l'indagine
confermando la risoluzione delle problematiche precedentemente riscontrate.
Oggi, 28 luglio, la Commissione Europea ha emanato un comunicato dichiarando la
conformità di Microsoft 365 alla normativa in materia di protezione dei dati
applicabile (che non è il GDPR ma quasi... qui si applica il regolamento UE
2018/1725)
L'EDPS (che non è l'EDPB ma quasi) ha eslamato giubilante:
"Grazie alla nostra indagine approfondita e al seguito dato dalla Commissione,
abbiamo contribuito congiuntamente a un significativo miglioramento della
conformità alla protezione dei dati nell'uso di Microsoft 365 da parte della
Commissione. La Corte riconosce e apprezza inoltre gli sforzi compiuti da
Microsoft per allinearsi ai requisiti della Commissione derivanti dalla
decisione del GEPD del marzo 2024. Si tratta di un successo significativo e
condiviso e di un segnale forte di ciò che può essere conseguito attraverso una
cooperazione costruttiva e una vigilanza efficace."
Cosa è successo? Cosa potrà mai essere accaduto, nel frattempo, per consentire a
Microsoft Office365 di entrare trionfante nel valhalla, accompagnato dalla
immortale musica di Wagner?
Perché non mi sento affatto tranquillo? Beh, forse io non faccio testo...
Leggi l'articolo di Christian Bernieri
Il direttore degli affari pubblici e giuridici di Microsoft Francia ha
dichiarato, di fronte a una commissione del Senato francese, che l'azienda non
può garantire che i dati dei cittadini francesi custoditi sui server in Europa
non verranno trasmessi al governo statunitense. Si tratta di una dichiarazione
estremamente importante, in particolare nell'ambito del dibattito attuale legato
alla sovranità digitale europea.
Era il 10 giugno scorso quando Anton Carniaux, direttore degli affari pubblici e
giuridici per Microsoft Francia, ha testimoniato di fronte al Senato francese
per parlare degli ordini che l'azienda riceve tramite l'Union des groupements
d'achats publics (UGAP), ovvero un ente che si occupa di centralizzare
l'acquisto di beni e servizi per scuole e comuni.
Carniaux ha affermato, durante la sua testimonianza, che Microsoft non può
garantire che i dati dei cittadini francesi non vengano trasferiti verso gli USA
a seguito di una richiesta del governo statunitense, ma altresì che una tale
richiesta di trasferimento non è mai avvenuta. Il CLOUD Act, diventato legge nel
2018, fa infatti sì che il governo statunitense possa richiedere accesso ai dati
contenuti nei data center delle aziende americane, anche quando tali dati sono
fisicamente localizzati in altri Paesi.
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La Danimarca ha scelto di ammainare le bandiere di Windows e 365, per issare
quelle di Linux e LibreOffice: una scelta economica, ma anche
politico-strategica.
La Ministra della Digitalizzazione danese Caroline Stage ha annunciato una
decisione storica: la Danimarca abbandonerà gradualmente i prodotti Microsoft
Windows e Office per adottare soluzioni open source come Linux e LibreOffice.
Questa mossa segna un passo significativo verso una maggiore autonomia
tecnologica per il paese scandinavo, che intende ridurre la dipendenza dai
giganti tecnologici statunitensi. La strategia si inserisce in un più ampio
dibattito europeo sulla sovranità digitale, con altre nazioni che stanno
considerando percorsi simili per proteggere le proprie infrastrutture digitali.
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La puntata del 6 aprile inizia parlando di Spotify e del suo "Perfect Fit":
ovvero di come Spotify vi propone musica sconosciuta ma economica e ottimizzata
per un ascolto "distratto".
La celebrazione dei 50 anni di Microsoft è stata interrotta da due lavoratrici
che hanno contestato il coinvolgimento della ditta (sia tramite Azure, sia
tramite il suo dipartimento di Intelligenza Artificiale) nel genocidio del
popolo palestinese. In particolare, i sistemi di trascrizione del parlato sono
utilizzati per analizzare automaticamente le intercettazioni delle telefonate
tra persone palestinesi.
Trump annuncia i suoi "contro"-dazi: finalmente possiamo divertirci con delle
equazioni e capire quale è la logica che gli sta dietro (se c'è). E capire se
Chat GPT alla fine ci azzecca.
Piracy Shield: non solo non lascia ma addirittura raddoppia, e si riproduce! Il
presidente dell'AGCOM ignora tutte le lamentele e presenta un'estensione di
Piracy Shield a praticamente tutti i contenuti protetti da copyright. Allo
stesso tempo in Spagna, con un meccanismo diverso, cercano di emularlo.
La puntata si chiude con la rubrica delle notiziole: il riconoscimento facciale
si diffonde nel mondo, mentre si diffondono anche a YouTube le posizioni contro
la tutela dell'identità di genere promosse dal governo USA.
Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa
La dipendenza europea dall’infrastruttura cloud americana solleva preoccupazioni
sulla sicurezza. Il Cloud Act permette agli USA di accedere ai dati globali,
mettendo a rischio la privacy e la sicurezza nazionale dell’Europa
Cinque settimane di Donald Trump e gli europei stanno scoprendo per la prima
volta quello che Vasco cantava 46 anni fa: non siamo mica gli americani. E non
solo non siamo gli americani, improvvisamente scopriamo che i loro interessi non
coincidono con i nostri. E non solo i loro interessi non coincidono con i
nostri, presto scopriremo che spesso sono opposti.
Indice degli argomenti
* La fine dell’alleanza transatlantica e le conseguenze per l’Europa
* L’incontro Trump-Zelensky e la vera natura della politica estera americana
* Terre rare: l’estorsione di Trump all’Ucraina e il destino dell’Europa
* Il problema dell’infrastruttura cloud e la dipendenza europea dagli Usa
* Il Gdpr e i fallimenti degli accordi per la protezione dei dati
* La soluzione per liberarsi dal cloud americano
* Il ritorno all’hosting come alternativa praticabile
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Sta circolando un’accusa pesante che riguarda il popolarissimo software Word di
Microsoft: userebbe i testi scritti dagli utenti per addestrare l’intelligenza
artificiale dell’azienda. Se l’accusa fosse confermata, le implicazioni in
termini di privacy, confidenzialità e diritto d’autore sarebbero estremamente
serie.
Questa è la storia di quest’accusa, dei dati che fin qui la avvalorano, e di
come eventualmente rimediare. Benvenuti alla puntata del 25 novembre 2024 del
Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie
e alle storie strane dell’informatica.
Le intelligenze artificiali hanno bisogno di dati sui quali addestrarsi. Tanti,
tanti dati: più ne hanno, più diventano capaci di fornire risposte utili.
Un’intelligenza artificiale che elabora testi, per esempio, deve acquisire non
miliardi, ma migliaia di miliardi di parole per funzionare decentemente.
Procurarsi così tanto testo non è facile, e quindi le aziende che sviluppano
intelligenze artificiali pescano dove possono: non solo libri digitalizzati ma
anche pagine Web, articoli di Wikipedia, post sui social network. E ancora non
basta. Secondo le indagini del New York Times, OpenAI, l’azienda che sviluppa
ChatGPT, aveva già esaurito nel 2021 ogni fonte di testo in inglese
pubblicamente disponibile su Internet.
Per sfamare l’appetito incontenibile della sua intelligenza artificiale, OpenAI
ha creato uno strumento di riconoscimento vocale, chiamato Whisper, che
trascriveva il parlato dei video di YouTube e quindi produceva nuovi testi sui
quali continuare ad addestrare ChatGPT. Whisper ha trascritto oltre un milione
di ore di video di YouTube, e dall’addestramento basato su quei testi è nato
ChatGPT 4.
Leggi la storia o ascolta l'audio su Attivisimo.me
Questa non è la storia della solita gara fra guardie e ladri in fatto di
sicurezza; non è una vicenda di casseforti virtuali più robuste da contrapporre
a grimaldelli sempre più sottili e penetranti. È la storia di come
l’intelligenza artificiale obbliga tutti, utenti, studiosi e malviventi, a
pensare come una macchina, in modo non intuitivo, e di come questo modo di
pensare stia portando alla scoperta di vulnerabilità e di forme di attacco
incredibilmente originali e impreviste e alla dimostrazione di strani
virtuosismi di fantasia informatica, che conviene a tutti conoscere per non
farsi imbrogliare. Perché per esempio una semplice immagine o un link che ai
nostri occhi sembrano innocui, agli occhi virtuali di un’intelligenza
artificiale possono rivelarsi bocconi fatalmente avvelenati.
[...]
La nuova tendenza in informatica, non solo da parte di Microsoft, è spingerci a
installare sui nostri computer un assistente automatico che ha pieno accesso a
tutte le nostre mail e ai nostri file ed esegue ciecamente qualunque comando
datogli dal primo che passa. Cosa mai potrebbe andare storto?
Benvenuti alla puntata del 4 novembre 2024 del Disinformatico, il podcast della
Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane
dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
Ascolta l'audio della puntata
L’intelligenza artificiale causa carenza di energia elettrica: verrà riattivato
la centrale in cui si verificò il più grande incidente nucleare della storia
degli Stati Uniti.
Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima sono stati teatro di disastri nucleari
a lungo ricordati, specialmente in gran parte dell’Europa, dove il tema
dell’energia nucleare è stato molto discusso. Ancora oggi il problema delle
centrali nucleari è oggetto di dibattito, nonostante la tecnologia nucleare
odierna abbia fatto molti progressi rispetto al passato, in presenza di
un’economia guidata dal consumo elettrico sempre maggiore, in particolar modo a
causa della crescita dell’Intelligenza artificiale (IA), il cui uso sta guidando
la domanda di elettricità.
Tuttavia, diversa è la linea adottata da altri paesi nel mondo. Se i tedeschi
hanno chiuso le loro centrali nucleari e la Svizzera ne sta mettendo in
discussione la chiusura, in Asia è attualmente in corso una vera e propria
rinascita del nucleare. Infatti, negli ultimi anni la produzione di energia
elettrica derivante dal nucleare nel continente asiatico è aumentata
notevolmente e gli americani stanno attualmente rivalutando la questione con un
approccio più pragmatico. Nei giorni scorsi, la società energetica Constellation
Energy e il gruppo tecnologico Microsoft hanno annunciato che riattiveranno
insieme l’unità I della centrale nucleare di Three Mile Island, vicino a
Harrisburg, in Pennsylvania.
Leggi l'articolo di Christof Leisinger (per la rivista online INFOsperber)
Google ha siglato un accordo con Kairos Power per l'utilizzo di piccoli reattori
nucleari per generare la quantità di energia necessaria ad alimentare i suoi
data center per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale (AI). L'azienda ha
dichiarato che l'accordo prevede l'avvio dell'utilizzo del primo reattore nel
corso di questo decennio e la messa in funzione di altri entro il 2035. Le
società non hanno fornito alcun dettaglio sull'importo dell'accordo o su dove
saranno costruiti gli impianti.
Ma Google a quanto pare non è l'unica, lo scorso mese Microsoft ha raggiunto un
accordo per rimmettere in funzione l'impianto nucleare di Three Mile Island,
tristemente noto per il più grave incidente nucleare accaduto negli USA nel
1979.
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