Cibernetica o barbarie!Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” un
articolo di Stefano Borroni Barale con importanti proposte di lotta per il mondo
della scuola.
Rifiutare la formazione obbligatoria è un poderoso primo passo. Siamo pronti per
il successivo?
La transizione digitale a marce forzate, iniziata con lo stanziamento l’anno
scorso di 2,1 Miliardi di euro per l’acquisto di laboratori e aule “digitali”
entra ora nel vivo, con un programma di formazione dei docenti mastodontico. È
la fase che l’ex Ministro Bianchi aveva definito “riaddestramento” del corpo
docente. Per fortuna questo passaggio sembra risvegliare almeno una minoranza di
docenti dal loro torpore: giungono echi di ribellione da alcuni collegi docenti
(quello del Liceo Socrate, così come dell’IIS Di Vittorio Lattanzio, a Roma),
che fortunatamente hanno rigettato il programma di formazione al digitale
previsto dal D.M. 66. L’impressione, però, è che manchi ancora una visione
d’insieme, anche tra queste minoranze critiche. Certo, abbiamo compreso che i
piani di formazione ministeriali (Piano Nazionale Scuola Digitale – PNSD e Piano
Scuola 4.0, per citare solo gli ultimi) hanno dell’innovazione tecnologica
un’idea talmente antidiluviana che vi si possono scorgere elementi di una
retorica “neo-coloniale”, quella che poneva al centro l’uomo bianco, maschio e
cristiano pronto a salpare per conquistare e sottomettere la natura selvaggia e
incolta grazie alla forza della tecnologia, portando –grazie a questa– la
civiltà “in salsa digitale”. Manca però, da parte nostra, una pars construens
solida abbastanza da riuscire a imporre narrazioni e percorsi alternativi verso
il futuro. Certamente la cultura non procede con i tempi della tecnologia,
sarebbe folle aspettarselo. Quello che sostengo, però, è che alcuni strumenti di
analisi hanno visto la luce quasi un secolo fa, per essere poi abbandonati, in
parte perché troppo avanzati per l’epoca, in parte per colpa dell’azione nel
tempo degli inventori del termine “intelligenza artificiale” e della visione del
mondo brutalmente riduzionista ad essa collegata. Il problema dell’impatto
sociale della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, è stato
infatti oggetto dell’analisi di veri e propri giganti del pensiero: Norbert
Wiener con la sua Cibernetica, Marshall McLuhan e Lewis Mumford con le loro
teorie sociologiche, solo in apparenza opposte, del villaggio globale e della
megamacchina.
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