Se muoiono i poeti/ ma non muore la poesia, come scrive Aldo Palazzeschi
in Congedo, che cosa si può dire oggi della canzone d’autore? Che ne sarà della
canzone d’autore italiana? Quale sarà il suo destino? Cantautori del calibro di
De André, Jannacci, Gaber, Guccini, Fossati e via dicendo, tra i banchi di
scuola, chi li conosce e riconosce più? La premessa dell’amico e
collega Marcello Bramati nel libro L’ultimo miglio. Motivi e modi per accogliere
i cantautori nella letteratura e in classe (con prefazione di Massimo Bubola)
pubblicato da pochi giorni per Mimesis è questa:
> “La canzone d’autore ha giocato un ruolo decisivo nell’espressione di ciò che
> è stato il Novecento, un secolo che ha avuto bisogno di nuovi linguaggi e che
> ha rivoluzionato gli schemi secolari precedenti fino a far emergere nuove
> forme d’arte e nuove parole per raccontare le tragedie immani e il progresso
> esponenziale”, ma “qui sta il punto: la cultura del Novecento non può
> affidarsi alla nicchia di colti appassionati e alla buona volontà individuale,
> perché la trasmissione dei saperi e del patrimonio culturale è un fatto
> sociale e un atto politico che riguarda una generazione intera”.
Insomma, la proposta di Bramati è chiarissima e altrettanto seria: inseriamo i
cantautori nell’ultimo miglio della letteratura italiana. Si intervenga anche
sulle famigerate Indicazioni ministeriali, ferme all’altro ieri, ovvero il
2010:
> “è necessario dare maggiore luce al Novecento, specie al quarto periodo,
> quello in cui hanno scritto poeti straordinari come Mario Luzi, ancora
> esclusi de facto dallo studio scolastico, e tutti i cantautori”.
Basta una lezione di prova per capire fino a che punto il cantautorato sia
sull’orlo dell’oblio: provare per credere. La tesi è suggestiva e importante e
ha un suo appello:
> “provare a portare la musica cantautorale a scuola in modo tale che rientri
> nell’istruzione dei cittadini di domani e risulti un’azione di tasso culturale
> elevato e non un alleggerimento, un’ora di ricreazione, una bizza di un
> docente appassionato che si concede il lusso di buttare via un’ora per qualche
> canzone”.
L’amore per la letteratura lo richiede, il docente è chiamato a lasciarne il
segno: “La letteratura lascia traccia del suo passaggio nell’anima,
nell’immaginazione, nel linguaggio e nel lessico di chi la incontra”. Perché non
potrebbe essere così con una canzone “d’autore”? Del resto – ci ricorda il
cantautore Massimo Bubola nella bellissima Prefazione dal taglio storico poetico
– la canzone nasce dalla poesia e dalla musica che “si sono sempre date la
mano”.
L’interrogativo non è nuovo, già Montale nel discorso pronunciato per la
consegna del Premio Nobel per la letteratura – correva il dicembre 1975, mezzo
secolo fa – denunciava:
> “uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile alla
> quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi”.
Era lo stesso Eugenio Montale che, in un articolo sul “Corriere della Sera”, il
21 giugno 1964, a proposito dei “poeti moderni” raccontava che questi scrivevano
“seguendo un metronomo interiore”. Ora, al di là della annosa questione della
clamorosa assenza della musica e della storia della musica come materia alle
superiori nel nostro paese, si pone un’ulteriore questione: i cantautori
italiani sono poeti? Bramati riconosce che si tratta di “una tesi tutta da
dimostrare e che conta diversi acerrimi nemici”. Tutti ricordiamo quando,
suscitando un vespaio di polemiche, nel 2016, il Nobel per la letteratura venne
assegnato a Bob Dylan. Tra gli altri anche Alessandro Baricco fu molto critico,
invitando a non confondere letteratura e canzone. Sciogliamo un po’ di nodi con
l’autore.
Marcello Bramati, da dove cominciamo? C’è il “canone dei cantautori italiani”
pubblicato recentemente da Paolo Talanca (Carabba editore) che indica un
sentiero, ma come facciamo a forzare la mano e a far entrare in classe i
cantautori?
“Mi dispiace che si usi questa metafora, perché portare i cantautori in classe è
compiere un atto di giustizia. Ciononostante, è proprio così, perché le
indicazioni per i programmi della scuola superiore non ne fanno cenno, le
antologie inseriscono qualche inserto di quelli che non si fila nessuno, a parte
l’appassionato di turno. Di conseguenza, se si vuole portare la canzone d’autore
in classe, serve operare un’incisione nel programma e prevedere un fuoripista,
un’uscita consapevole dal tracciato ufficiale. Eppure, come diceva De
Gregori, la storia siamo noi, nessuno si senta escluso, e quella storia, che
passa anche dalle note e dalle parole dei nostri cantautori, deve poter trovare
posto tra i banchi. Serve coraggio e non basta la passione, servono una visione
educativa più ampia e la volontà di dire: questa non è un’ora persa, è un’ora
ritrovata. Il cantautorato è letteratura vissuta, poesia popolare se volessimo
cogliere la curvatura di alcune ballate sia per linguistica – si pensi ad alcune
scelte semantiche di De Gregori o al dialetto di De André – che per il sociale –
in questo caso, il pensiero vada subito Jannacci e a Gaber, fino alla Canzone
popolare di Ivano Fossati, manifesto di un modo di far canzone d’autore. Ma la
canzone d’autore è ancora di più, molto di più: il labor limae sui suoni e sulla
parola carica di significato ne fa un prodotto letterario, quindi pur dovendo
forzare la mano per portarla in aula, non si forza la serratura della
letteratura nell’inserirla nel suo alveo, anzi si colma una lacuna”.
Non sarebbe più facile pensare alla musica come una materia alle scuole
superiori?
“Sarebbe naturale. Perché la musica è un linguaggio che pervade la vita
ordinaria, è passione, passatempo, svago, studio per i pensieri oggi dei ragazzi
sui banchi e sempre in quelli dell’essere umano. ‘Anche se voi vi credete
assolti, siete lo stesso coinvolti’, cantava De André. Escludere
sistematicamente la musica dagli studi superiori è una responsabilità che porta
alla mercificazione e allo svilimento: la musica non è ricreazione, è
riflessione. Non è solo ritmo, è senso. Una materia musicale seria alle
superiori colmerebbe un vuoto antico. E magari lì, tra un rigo e l’altro, ci
sarebbe spazio per Bob Dylan e per Brunori Sas, che con ironia e dolore
canta ‘per chi non ha voglia d’abbaiare o di ringhiare/ canzoni tanto per
cantare’ che facciano dire: Ma guarda, lo potevo scrivere anche io – e invece
no, non potevi. E questo è il potere dell’arte, renderci umani e renderci
pensanti, ed è qui che sta la responsabilità della scuola, che insegni il bello
e il discernimento tra il bello-artistico e ciò che così arte non è”.
Come mai non c’è mai spazio per le cantautrici?
“Perché spesso si guarda solo dove la luce è già accesa, e negli ultimi
sessant’anni – questo è l’arco temporale della canzone d’autore italiana – nella
musica e ovunque gli uomini hanno avuto più possibilità delle donne, quindi
hanno spiccato. Ma la verità è che le cantautrici ci sono, eccome. E brillano.
Una breve galleria di autrici – e voci – straordinarie potrebbe includere Grazia
Di Michele, che ha raccontato l’identità femminile con un’intensità rara, Teresa
De Sio, voce del sud e della resistenza culturale, Nada, irregolare e viscerale,
Cristina Donà, delicata e potente insieme, Giovanna Marini, storica e voce delle
lotte sociali. C’è poi una nuova generazione che probabilmente ha maggiori
possibilità e, con la distanza storica necessaria, potrà essere valutata con la
lente dell’arte della parola in musica: in questo caso il pensiero va a Levante,
che canta l’inquietudine dell’oggi con parole da romanzo, e poi a Carmen
Consoli, con la sua prosa affilata e lirica insieme. Nella mia disamina
individuo quattro autori da inserire nel programma di letteratura – almeno uno,
a scelta – tra De André, Guccini, Battiato e De Gregori, ma a questi possono
affiancarsi molti inserti personali e prove individuali. Cito Bubola, autore
della prefazione, Niccolò Fabi, penso a Samuele Bersani, e così alle cantautrici
appena citate. La letteratura non è solo Dante, Leopardi e Manzoni, ma c’è posto
anche per Gozzano e Deledda: lo stesso vale per la canzone d’autore. In questo
spazio, ben venga l’inserimento di autrici e autori, in piena parità di valori e
dignità. Tutte loro meritano lo stesso palco, la stessa cattedra, la stessa
dignità. Come diceva De André, ‘si sa che la gente dà buoni consigli, se non può
più dare cattivo esempio’. È ora di dare spazio, di ascoltare davvero”.
A scuola, i tuoi studenti come reagiscono alle lezioni sui cantautori italiani?
“Nel corso dei cinque anni di superiori, ho sempre inserito la musica d’autore
in punta di piedi: una citazione, un rimando, un esercizio, un ascolto per casa,
un lavoro su un brano stampato – e magari non ascoltato – sempre inserendo in un
discorso più ampio l’opera in questione. Un esempio è La storia di De Gregori,
proposta in prima insieme ad alcuni testi tratti da Erodoto, Tucidide, Manzoni.
C’è sempre stato interesse, come accade quando una lezione decolla e diventa
interessante: qualcuno ha ricordato di avere in casa questo o quell’album (come
avviene per i libri), qualcuno di conoscere un nome, un titolo, una melodia, una
storia. Proprio come avviene con tutto il materiale buono che si porta in
classe, senza dare alla canzone un potere di affascinare più potente di
altro. Solo in quinta presento interamente l’autore De Gregori e, a quel punto,
giocando a carte scoperte, vengono garantiti ascolto e interesse ben sapendo di
essere in un sentiero inesplorato ma che riserva pietre preziose scintillanti.
Penso a Mondo politico, traduzione della dylaniana Political World, un esercizio
di traduzione e interpretazione che si fa scuola di pensiero e di lingua”.
È ancora possibile la poesia?
“Sì. Perché la poesia, come diceva Montale nel suo discorso per il Nobel, ‘è
ancora un atto di fede nella parola, anche quando la parola è consapevole del
proprio fallimento’. In un mondo che vende tutto, anche l’inutile, la poesia
resta un gesto di resistenza. È un seme che non sempre attecchisce, ma che va
lanciato lo stesso. Perché ‘dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i
fior’, cantava De André. La poesia è linguaggio carico al massimo grado di
significato, è un patto generazionale che assegna al fruitore quella dignità di
cui gli studenti hanno bisogno, è esercizio di sintesi, di ricerca e di
attenzione così raro e così necessario. Ecco, è ancora possibile perché è ancora
necessaria. Anche se spesso non si chiama più col suo nome e molto, che poesia
non è, viene contrabbandato per esserlo”.
Ha ancora senso insegnarla a scuola?
“Ha più senso che mai. In un tempo che corre veloce, che urla e dimentica,
insegnare poesia è un atto controcorrente. È dire: fermiamoci. Guardiamo.
Sentiamo. Andiamo in profondità. Cogliamo la sfumatura. Cerchiamo il silenzio.
Insegnare poesia è insegnare compassione, meraviglia, dubbio. Ci sono poesie che
sono come un grido (Dante definisce proprio così la sua Commedia in Paradiso
XVII), ci sono canzoni che sono ‘come sberle in faccia per costringerti a
pensare’ (come canta Brunori): insegnare poesia significa dare strumenti per
vivere meglio e sentire di più. E se una cosa bella non è più ordinaria, tocca
alla scuola trasmetterla per garantire spazio, risonanza, vita. Questo è il
compito più nobile della scuola. Non l’unico, non il più pratico, ma certamente
il più alto. Dalla cetra di Omero alla chitarra dei cantautori, il passo non è
poi così lungo: entrambi hanno intonato storie che attraversano i secoli,
entrambi hanno usato la musica per dare forma alla memoria, alla sofferenza,
all’epica quotidiana dell’umanità. Omero cantava di eroi e dei, ma lo faceva con
il ritmo della voce e del respiro, affidando alla musica la sua poesia, la sua
forza, la sua durata. È in quella scia che si muove ancora oggi la canzone
d’autore. Massimo Bubola, nella sua visione limpida e poetica, ci ricorda nella
prefazione al mio libro che
> “la canzone nasce dalla poesia e dalla musica che si sono sempre date la mano
> come due muse, due sorelle che si tengono per mano e scendono nel mondo per
> avvolgerlo di bellezza, per cantarlo e consolarlo”.
In questa immagine c’è tutto: la continuità tra le parole dei classici e le voci
dei cantautori, tra il verso epico e la ballata, tra l’Iliade e La guerra di
Piero. Letteratura e musica, dunque, non sono mondi separati, ma fili
intrecciati nello stesso tessuto dell’anima. La scuola, la cultura, noi tutti
abbiamo il compito di custodire questo tessuto. Perché se è vero che i poeti
possono morire, come scriveva Palazzeschi, è altrettanto vero che la poesia – in
ogni sua forma, anche quella cantata – resta. E resta per cantare ancora”.
Linda Terziroli
L'articolo Tra l’Iliade e De André. Portiamo i cantautori a scuola. Dialogo con
Marcello Bramati proviene da Pangea.
Tag - scuola
Nei mesi di febbraio e marzo 2025 abbiamo condotto un corso di Pedagogia Hacker
di trenta ore per una classe di III superiore presso l'istituto comprensivo
Carducci di Roma. A margine di questa esperienza siamo state intervistate da
Radio Carducci per raccontare cosa è la Pedagogia Hacker!
Ascolta l'intervista sul sito di Radio Carducci
https://www.radiocarducci.com/podcast/radio-scienza-pop-15-04-25/
Nei mesi di febbraio e marzo 2025 abbiamo condotto un corso di Pedagogia Hacker
di trenta ore per una classe di III superiore presso l'istituto comprensivo
Carducci di Roma. A margine di questa esperienza siamo state intervistate da
Radio Carducci per raccontare cosa è la Pedagogia Hacker!
Ascolta l'intervista sul sito di Radio Carducci
https://www.radiocarducci.com/podcast/radio-scienza-pop-15-04-25/
Il comunicato del collettivo studentesco Scuola di Carta denuncia la condotta di
due agenti di polizia “in divisa e con la pistola addosso” mentre tenevano un
incontro sul tema del cyberbullismo, a cui hanno partecipato circa cinque classi
dell'ISIS Niccolini Palli di Livorno, a fine marzo.
Dal comunicato emerge che durante l’incontro sono stati diretti rimproveri poco
appropriati, commenti razzisti, un atteggiamento di sfiducia e cinismo nei
confronti della nuova generazione. Questo comunicato, leggiamo, «è un atto di
riappropriazione dei luoghi che il governo sta cercando di svuotare».
Gli studenti e le studentesse si sono sentiti umiliati e impossibilitati a
reagire perché subordinati/e dal loro status e denunciano fortemente quanto
successo, insieme al fatto che il corpo docente e la presidenza non si sono
espressi in merito ad atti di razzismo interni all’istituto.
Leggi tutto sul sito di pressenza
L'intelligenza umana come risposta alternativa all'imposizione dell'intelligenza
artificiale e del digitale nel piano scuole 4.0. Interviste a margine
dell'incontro tenuto ad Ancora su "la transizione del digitale nella scuola".
L'incontro, inserito nella carovana CUB-COBAS che ha attraversato la penisola, è
stato un momento di riflessione e un passo concreto verso una scuola più
consapevole e inclusiva, capace di affrontare la trasformazione digitale senza
perdere di vista la sua missione educativa e sociale.
Nel servizio della Tgr Marche le interviste a: Stefano Borroni Barale (Docente
formatore sindacale Cub-Sur), Ferdinando Alliata (Consulente del lavoro Cobas),
e Vittorio Sergi (Docente Rds Cgil Ancona)
Guarda il servizio
Lunedì 31 Marzo 2025, a Torino, si terrà il Corso di Formazione Nazionale per il
personale della scuola pubblica statale dal titolo “La scuola nella transizione
digitale. Il prossimo futuro di didattica e lavoro”.
Alcuni dei temi che saranno toccati nelle relazioni:
* l'effetto dei device digitali sui bambini della scuola dell'infanzia e
primaria,
* l'influenza illegale dei GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft)
sulla libertà d'insegnamento attraverso le loro "piattaforme educative",
* l'effetto del Piano Scuola 4.0 e delle continue "riforme" (tagli di contenuti
e durata) che interessano la scuola etc.
Pa partecipazione all'incontro, sia online che in presenza, dà diritto
all'ESONERO DAL SERVIZIO per i docenti e personale ATA e offrirà numerosi spunti
anche a genitori (di tutte le età) e allievi dalla 4° superiore in su.
La partecipazione è gratuita per tutte e tutti, si chiede unicamente la
registrazione al seguente indirizzo: http://iscrizioneto.vado.li. Il link per la
partecipazione online sarà inviato a chi si registra. Per chi non risiede nella
provincia di Torino sarà possibile ottenere l'esonero anche per la
partecipazione online.
Lunedì 31 Marzo 2025 - ore 8:15/17:00
presso I.t.i.s. “G.B.Pininfarina”- Via Ponchielli 16,10024 Moncalieri (TO)
Durante la giornata si discuterà di transizione digitale a scuola in tutti i
suoi aspetti e in tutti i gradi dell'istruzione (dall'infanzia all'Università).
L'obiettivo sarà capire l'effetto che hanno queste novità sul lavoro docente e
quali strategie possono essere messe in campo per attivare spazi di autogestione
e autorganizzazione con e senza la tecnologia.
PROGRAMMA
* 8,15-8,30 REGISTRAZIONE DELLE PRESENZE
* Introduzione e coordinamento || prof.se Anna Belligero (CESP Torino) e Alina
Rosini;
* “Contro un lessico nebuloso e subordinante. Per un approccio emancipante” ||
Marco Guastavigna - già docente nel secondo grado e professore a contratto
UniTo;
* “Organizzare e formare i lavoratori attraverso la Rete, dal 1985 a oggi” || -
Marc Bélanger - giornalista e PhD in comunicazioni informatiche;
* “Digitale e infanzia. L’estinzione dell’esperienza” || Sara Mattiello -
docente, attualmente PhD scienze formazione primaria (UniTo);
* DOMANDE – 15 ‘- PAUSA CAFFÈ: 11.15-11.30
* TAVOLA ROTONDA – Quali alternative al digitale dominante?
Moderano Anna Belligero e Alina Rosini, intervengono:
* Lorenzo Azzaro (docente Cesp Torino)
* Stefano Borroni Barale (docente, formatore C.I.R.C.E. - www.circex.org)
* Ferdinando Alliata (dottore in Consulenza del lavoro)
* Stefano Rossetti (docente, formatore)
* a seguire Considerazioni generali e confronto con i /le partecipanti
13.45-15.00 PAUSA PRANZO
15.00-17.00 GRUPPI DI LAVORO:
Durante la sessione pomeridiana sarà possibile interagire con relatori e
relatrici sui temi trattati nella sessione del mattino. L'iscrizione è gratuita
e al termine del corso verrà consegnato l'attestato di partecipazione.
Il convegno è aperto a tutto il personale docente, ATA, dirigente e ispettivo.
Per iscriversi al convegno è indispensabile riempire il modulo che si trova al
seguente indirizzo: http://iscrizioneto.vado.li
Per info inviare una mail a cesp.torino@gmail.com
La giornata è organizzata dall Centro Studi per la Scuola Pubblica (CESP) in
collaborazione con CUB SUR (Confederazione Unitaria di Base, Scuola Università e
Ricerca), COBAS Scuola e una parte delle RSU dell'ITIS Pininfarina
CENTRO STUDI SCUOLA PUBBLICA SEDE NAZIONALE:
VIALE MANZONI 55, ROMA
TEL 0670452452
Sono circa 100mila gli studenti e 200mila i genitori attualmente raggiunti da
questi contenuti pubblicitari. Ma potrebbero aumentare nel silenzio della
questione
Genitori e studenti di tutta Italia utilizzano il registro elettronico per
consultare voti, assenze, ritardi e compiti assegnati a scuola. Una novità,
però, sta sollevando polemiche: all’interno dell’app ClasseViva, una delle più
diffuse nel Paese, sono spuntati una serie di contenuti commerciali che
promuovono servizi di vario genere, dal supporto psicologico alle attività
sportive, fino a prestiti studenteschi, corsi di lingue e persino videogame.
L’integrazione di questi contenuti all’interno di uno strumento ufficiale della
scuola ha sollevato tra i genitori diversi interrogativi su quanto sia corretto
veicolare offerte commerciali attraverso un canale destinato alla gestione della
didattica della scuola pubblica
Leggi l'articolo
Domenica 2 marzo 2025, C.I.R.C.E. partecipa alla giornata di riflessione
sull'educazione digitale organizzata da MovEre nell'ambito del percorso
itinerante ideato da insegnanti e genitori dell'IC Simonetta Salacone.
--------------------------------------------------------------------------------
Dove e quando: Dalle ore 15:00 - 18:00 di domenica 2 marzo, presso IC Salacone,
plesso Iqbal Masih, via Ferraironi, 28 - Roma
Molti videogiochi catturano la nostra attenzione al punto da creare forme di
abitudine e assuefazione, costruite magistralmente sulle vulnerabilità comuni a
tutti gli umani. In maniera analoga siamo chiamati a partecipare e a contribuire
instancabilmente alle “comunità” digitali dei social media, costruite seguendo
tecniche di gamificazione.
Ogni esperienza di interazione sociale si trasforma in una complicata gara, con
un sacco di punti e classifiche, livelli e campioni. Conosciamo per esperienza
diretta le regole di questi “giochi”: se ci comportiamo bene, otteniamo molti
“like”, strike, notifiche, cioè caramelle sintetiche per i nostri cervelli
(sotto forma di dopamina); se siamo scarsi rimaniamo a bocca asciutta.
Possiamo fare a meno di gmail? Sappiamo scegliere una password sicura? Farsi
domande come queste significa essere consapevoli che la privacy è una ricchezza
da preservare e da difendere in prima persona. Sostenere lo sviluppo di un
approccio hacker alla tecnologia e all’apprendimento in generale è un modo per
diffondere pratiche di consapevolezza e autodifesa digitale. Contribuisce a far
emergere l’hacker che si nasconde in ognuno e ognuna, dargli valore e aiutarlo a
crescere.
Questo laboratorio fa per te se vuoi “seguire i fili delle tue connessioni”; se
t’interessa capire quali sono gli elementi nascosti delle procedure di tutti i
giorni e quali sono gli automatismi che ormai ti sfuggono; se vuoi inventare
insieme soluzioni per una relazione ecologica con le macchine; se vuoi acquisire
consapevolezza dei nostri rituali digitali nella vita privata e nel lavoro; se
vuoi imparare tecniche di autodifesa per scardinare gli automatismi.
Il laboratorio sarà a cura di Agnese Trocchi e Maurizio "Graffio" Mazzoneschi
del Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità Elettriche CIRCE.
Altre Informazioni:
* Accoglienza gratuita per bambin (max 20 posti, prenotazione obbligatoria:
passaparola.italia@gmail.com)
* Aperitivo finale a cura del Comitato dei Genitori
Domenica 2 marzo, C.I.R.C.E. partecipa alla giornata di riflessione
sull'educazione digitale organizzata da MovEre nell'ambito del percorso
itinerante ideato da insegnanti e genitori dell'IC Simonetta Salacone.
Dalle ore 15:00 - 18:00, presso IC Salacone, plesso Iqbal Masih, via Ferraironi,
28 - Roma
Molti videogiochi catturano la nostra attenzione al punto da creare forme di
abitudine e assuefazione, costruite magistralmente sulle vulnerabilità comuni a
tutti gli umani. In maniera analoga siamo chiamati a partecipare e a contribuire
instancabilmente alle “comunità” digitali dei social media, costruite seguendo
tecniche di gamificazione.
Ogni esperienza di interazione sociale si trasforma in una complicata gara, con
un sacco di punti e classifiche, livelli e campioni. Conosciamo per esperienza
diretta le regole di questi “giochi”: se ci comportiamo bene, otteniamo molti
“like”, strike, notifiche, cioè caramelle sintetiche per i nostri cervelli
(sotto forma di dopamina); se siamo scarsi rimaniamo a bocca asciutta.
Possiamo fare a meno di gmail? Sappiamo scegliere una password sicura? Farsi
domande come queste significa essere consapevoli che la privacy è una ricchezza
da preservare e da difendere in prima persona. Sostenere lo sviluppo di un
approccio hacker alla tecnologia e all’apprendimento in generale è un modo per
diffondere pratiche di consapevolezza e autodifesa digitale. Contribuisce a far
emergere l’hacker che si nasconde in ognuno, dargli valore e aiutarlo a
crescere.
Questo laboratorio fa per te se vuoi “seguire i fili delle tue connessioni”; se
t’interessa capire quali sono gli elementi nascosti delle procedure di tutti i
giorni e quali sono gli automatismi che ormai ti sfuggono; se vuoi inventare
insieme soluzioni per una relazione ecologica con le macchine; se vuoi acquisire
consapevolezza dei nostri rituali digitali nella vita privata e nel lavoro; se
vuoi imparare tecniche di autodifesa per scardinare gli automatismi.
Il laboratorio sarà a cura di Agnese Trocchi e Maurizio "Graffio" Mazzoneschi
del Centro Internazionale di Ricerca per la Convivialità Elettrica (circex.org).
Altre Informazioni
* Accoglienza gratuita per bambin (max 20 posti, prenotazione obbligatoria:
passaparola.italia@gmail.com)
* Aperitivo finale a cura del Comita dei Genitori
Martedì 25 febbraio via Stamira, 5 Roma
Convegno di aggiornamento / formazione gratuito per il personale della scuola in
presenza (on line solo per i non residenti a roma)
Presso la Sala Convegni di Libera, via Stamira 5.
metro B Bologna Tiburtina
Dalle ore 8 alle 14 Relazioni ed interventi di:
* Daniela Tafani
(docente di Filosofia Politica, UniPISA)
Libera Transizione digitale: verso dove? Edtech, monopoli e narrazioni
* Maria Chiara Pievatolo
(docente di Filosofia Politica, UniPISA) Di dati e di despoti: la scuola al
tempo della transizione tecnofeudale
* Renata Puleo
(maestra, ex dirigente scolastica) INVALSI fra pubblico e privato: come
l'istituto usa i dati dei nostri studenti
* Alessandro Zammarelli
(psicoterapeuta) La scuola, la relazione, il digitale
* Stefano Borroni Barale
(docente CUB SUR / Ricercatore Circex.org) Costruire alternative al digitale
autoritario
* Ferdinando Alliata
(dottore in Consulenza del lavoro, Cobas Scuola Palermo) Tempi moderni. La
digitalizzazione del lavoro di docenti e ATA
Per informazioni: alas.convegno25febbraio@gmail.com; tel. 3274307767