Il capo di OpenAI ha annunciato a inizio anno che il suo nuovo modello di
intelligenza artificiale avrebbe ottenuto risultati simili a quelli umani in una
sorta di test del quoziente intellettivo. Un esito ottenuto però facendo
allenare la macchina sulle stesse domande e in modo poco trasparente, con costi
ecologici ed economici fuori scala. È ora di disertare questa agenda, fatta di
macchine mangia-soldi e mangia-risorse.
Il 2025 si apre con fuochi d’artificio superiori a quelli a cui ci eravamo
abituati sul fronte della propaganda attorno all’intelligenza artificiale (Ai).
Il nuovo modello prodotto da OpenAI avrebbe infatti raggiunto risultati
comparabili con gli esseri umani nel risolvere il test ARC-AGI. Il video qui
sopra contiene un esempio delle domande contenute in tale test, che ricorda
molto da vicino i test del quoziente intellettivo (Qi) utilizzati in psicologia
per “misurare l’intelligenza” degli esseri umani. Sorvoleremo in questa sede su
due fatti chiave che richiederebbero invece una seria analisi: non esiste un
consenso scientifico su che cosa sia l’intelligenza umana e animale, ossia una
definizione condivisa e, anche fingendo di aver raggiunto un consenso, misurarla
resterebbe tutta un’altra faccenda. Dal punto di vista “teorico” ci limiteremo a
richiamare l’etimologia: “inter” più “ligere”, “leggere tra (le cose)”, leggere
in profondità.
Sam Altman (più in generale l’intero comparto dell’Ai) ci ha abituato a trucchi
degni degli artisti della truffa che giravano il suo Paese a inizi Ottocento,
usati a supporto di affermazioni-bomba come quella appena citata (e
immediatamente seguita da affermazioni ancora più esplosive sulla
“Superintelligenza”). Ricordiamo, a titolo d’esempio non esaustivo, la
figuraccia di Google alla presentazione del suo Gemini, quando i suoi padroni
raccontarono che il modello in questione sapeva riconoscere il gioco della morra
cinese al primo colpo (zero-shot), mentre -guardando il video completo- si
scopriva che la verità era molto diversa (e i dettagli, in questo campo, sono
molto importanti).
Leggi l'articolo di Stefano Borroni Barale
Tag - chatGPT
Open Ai, che produce Chat-Gpt, potrebbe chiudere il 2024 con un passivo di 5
miliardi di dollari. La corsa di big tech all’intelligenza artificiale rischia
di essere insostenibile
Se governi e opinione pubblica stanno affrontando l’avvento dell’intelligenza
artificiale con qualche (fondata) preoccupazione relativa a possibili utilizzi
“indesiderabili” della tecnologia, l’impetuosa crescita di servizi e piattaforme
basate su Ai mette a rischio anche la tenuta di tutti i protagonisti di questa
ennesima rivoluzione digitale. La corsa all’Ia, per le Big Tech, rischia di
essere un vero terreno minato. Il primo “rischio bolla” interessa proprio
OpenAI, società che ha sviluppato (come no-profit) e commercializzato (dopo la
trasformazione in for-profit) la celeberrima ChatGPT. Se in queste ore si parla
di una raccolta fondi miliardaria che dovrebbe coinvolgere anche Apple e Nvidia
e di una valutazione della società nell’ordine dei 150 miliardi di dollari, i
suoi conti sono in profondo rosso. Secondo un report pubblicato da The
Information, l’azienda di Sam Altman potrebbe chiudere il 2024 con un passivo di
5 miliardi di dollari.
leggi l'articolo su "Il Manifesto"
La storia recente ha insegnato che ogni ondata tecno entusiasta genera un
effetto economico e sociale, il quale tende poi a rimodularsi, o meglio a
sgonfiarsi, via via che quell'innovazione tecnologica perde di appeal, o magari
si rivela proprio come un flop, come già accaduto negli anni scorsi con fenomeni
come NFT, criptovalute, metaverso.
Troppa spesa, poca resa, questo lo dice addirittura Goldman Sachs rispetto
all'AI generativa. Se questa grande attesa sarà mai ripagata in termini di
vantaggi e rendimenti, é un grosso dubbio per l'industria: figuriamoci per gli
utenti finali.
D'altro canto, un player che ha iniziato la corsa all'oro da tempo come OpenAI,
potrebbe perdere 5 miliardi di dollari solo quest'anno a causa degli ingenti
costi di ChatGPT. Nel frattempo, altri mega investitori, come Meta e Google,
affilano le armi per scalzare la creatura di Sam Altman.
La domanda, chiaramente, é quali sono i benefici reali di questa corsa all'AI?
La bolla sta forse iniziando già a sgonfiarsi, o è destinata a durare ancora per
qualche anno?
Articolo originale qui
L’AI di massa, che tutto sommato è ancora da venire e dimostrare, avanza per
supernove. La propulsione è quella di capitali ingentissimi e ad ogni passo
semina morte e distruzione su chiunque altro ci abbia provato.
Iniziò allo stesso modo di tante storie incidentali, il 30 Novembre 2022 partì
l’AI Race.
La bandiera a scacchi la diede un servizio di un’azienda poco nota, la OpenAI
che lo aprì al pubblico con il nome di ChatGPT. L’AI è una materia che riguarda
la scienza dell’informazione, molto più antica di questo software, ma l’effetto
WoW fu così forte che segnò di per se una pietra miliare per l’intero settore.
La profonda influenza di questo prodotto, soprattutto nella versione del lancio,
non riguardava le effettive capacità, quanto piuttosto l’interesse del pubblico
che attirava.
Leggi l'articolo di Nicola Grandis