Dopo lo stop dello scorso anno, Meta inzierà presto ad addestrare i suoi modelli
di intelligenza artificiale in Europa sulla base dei post e dei commenti
pubblici degli utenti maggiorenni. L'obiettivo è insegnare all'IA a "comprendere
e riflettere meglio culture, lingue e storie" per "consentire di supportare
meglio milioni di persone e aziende in Europa", sottolinea la società di Mark
Zuckerberg.
Si può scegliere di opporsi compilando un modulo. Con tale modulo non si
disattiverà Meta AI (in molti in queste ore vorrebbero eliminarlo da WhatsApp o
dalle chat di Instagram e Facebook, ma non sembra possibile). Semplicemente
aderendo, i propri dati non dovrebbero più confluire tra quelli usati
dall’algoritmo per apprendere e migliorarsi.
C’è però un discrimine importante, come avverte Facebook: “Potremmo comunque
trattare le informazioni che ti riguardano per sviluppare e migliorare l’IA su
Meta, anche se ti opponi o non usi i nostri Prodotti. Ad esempio, questo
potrebbe accadere se tu o le tue informazioni: apparite in un’immagine condivisa
con tutti sui nostri Prodotti da qualcuno che li usa; siete menzionati nei post
o nelle didascalie che qualcun altro condivide sui nostri Prodotti”. Una deroga
che potrebbe aprire un nuovo fronte tra Meta e le autorità europee.
Approfondimenti qui e qui
Tag - broligarchs
Internet è ormai inondata da immagini ghiblizzate grazie alla nuova versione di
ChatGPT. Ma, al di là del divertimento o della scocciatura, che conseguenze
hanno tecnologie come queste sul mondo dell'animazione?
È passata una settimana da quando OpenAI ha lanciato la nuova versione di
ChatGPT, una che consente agli utenti di dilettarsi con il cosiddetto ghibli
prompting: prendi questa immagine e restituiscimela come fosse un frame di un
film dello Studio Ghibli.
Dovremmo aver subìto abbastanza soprusi da parte della broligarchia da aver
capito che niente di quello che fanno è fine a se stesso. Il ghibli prompting
non è un passatempo: è un test, è un’indagine di mercato, è un focus group a cui
partecipa un bel pezzo di popolazione terrestre. E non ci sarebbe niente di male
– ci sarebbe, in realtà, ma l’economia di mercato ce la siamo scelta e ora ce la
dobbiamo tenere – se non fosse che a questa festa gli unici a non essere
invitati sono stati gli animatori che quello “stile Ghibli” lo hanno inventato e
realizzato. È un vizio della broligarchia, questo di considerare la proprietà
privata un diritto solo in precise circostanze, cioè quelle in cui la proprietà
privata è la loro.
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«Solo gli imprenditori sanno cosa c’è nella salsiccia: come funzionano sistemi
tecnici complessi. Per questo gli industriali sono i più adatti a fissare le
regole per la tecnologia». Così il 20 dicembre a Mar-a-Lago Tarek Waked, capo di
Type One Ventures, sintetizzò il senso dell’incontro tra imprenditori, tecnologi
e funzionari del futuro governo Trump intitolato dal promotore, il nuovo zar
dell’intelligenza artificiale, David Sacks, «America First: il futuro di
tecnologia, AI e spazio».
I capi di big tech che ieri hanno reso omaggio a Donald Trump alla cerimonia del
giuramento vengono descritti come genuflessi davanti al nuovo potere politico.
In realtà, però, loro — o, meglio, alcuni di loro — «sono» il nuovo potere
politico.
E non si tratta solo di Elon Musk, ormai presenza fissa al fianco del nuovo
presidente con la missione di ridisegnare uno Stato più «magro» ed efficiente:
mentre i capi di Amazon, Apple, Microsoft, OpenAI, Google, saltano sul carro del
vincitore per non essere lasciati indietro (o rischiare punizioni), e Mark
Zuckerberg (Meta-Facebook) compie acrobazie ancor più spregiudicate alla ricerca
di un posto al tavolo della rivoluzione tecnologica da portare nel cuore dello
Stato e del sistema politico, l’occupazione dei centri nervosi del governo e
delle agenzie federali è già iniziata.
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