Le Big Tech e il racconto dell’intelligenza artificialeNella famiglia di tecnologie denominata, per ragioni di marketing, «intelligenza
artificiale», alcuni genuini progressi sono stati ottenuti, a partire dal 2010,
con sistemi di natura statistica, antropomorficamente definiti di «apprendimento
automatico» (machine learning). Si tratta di sistemi che, anziché procedere
secondo le istruzioni scritte da un programmatore, costruiscono modelli a
partire da esempi. Sono statistiche automatizzate, prive, in quanto tali, di
intelligenza: «sistemi probabilistici che riconoscono modelli statistici in
enormi quantità di dati» (Whittaker 2024). Dovrebbero perciò essere utilizzati
solo per compiti con una elevata tolleranza al rischio.
La costruzione dei sistemi di apprendimento automatico richiede, tra gli altri,
un’elevata potenza di calcolo e enormi quantità di dati: queste sono oggi nella
disponibilità dei soli monopoli della tecnologia (le cosiddette Big Tech), che
detengono l’accesso al mercato necessario per l’intercettazione di grandi flussi
di dati e metadati individuali e le potenti infrastrutture di calcolo per la
raccolta e l’elaborazione di tali dati (Lynn, von Thun, Montoya 2023). Su tali
aziende si concentrano gli investimenti del capitale di rischio.
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