Primo di una serie di articoli di CIRCE sulla rivista Gli Asini.
Il secondo mandato presidenziale di Donald Trump è un nuovo capitolo della saga
“Tecnologie e politica”. Un uomo anziano, miliardario, bianco, plurindagato e
pluricondannato, un autocrate violento e vendicativo, si circonda di suoi simili
per governare gli Stati Uniti d’America, un paese che appare sempre più lacerato
e sempre meno affidabile anche per i suoi alleati storici in Europa. Fra gli
alleati di Trump, spiccano alcuni fra i più ricchi e potenti manager e
investitori delle cosiddette nuove tecnologie. Il più in vista è il padrone di
Tesla, di SpaceX e di X (ex Twitter), il controverso Elon Musk. Molti altri si
contendono il fronte del palco trumpiano: si pensi al vicepresidente J.D. Vance,
ma anche al padrone di Amazon nonché proprietario del Washington Post, Jeff
Bezos, che ha interferito con la decisione del consiglio di redazione del
giornale di sostenere la candidata democratica Kamala Harris, provocando le
dimissioni indignate di alcuni giornalisti e la cancellazione di decine di
migliaia di abbonamenti.
L’argomento è vasto e complesso. Anche al nostro interno abbiamo opinioni
diverse, che non trovano una sintesi unitaria. Ci limiteremo quindi a presentare
alcuni elementi della nostra discussione, tuttora in corso.
Il punto d’avvio, che ritorna in tanti dibattiti, può essere sintetizzato così:
qual è la relazione fra governi eletti e multinazionali della tecnologia
digitale? Sono queste ultime a essere strumenti dei primi, o viceversa? Come
stanno cambiando forma, influenzandosi reciprocamente? Qualcosa è cambiato?
Studiamo da decenni l’impatto delle tecnologie su individui e società (in
particolare delle tecnologie digitali) ma i social media sono un caso a parte.
Non è la prima volta che rileviamo uno stretto rapporto fra chi si presenta come
innovatore a livello tecnologico, bisognoso di avere le mani libere rispetto a
una legislazione percepita come ostacolo all’innovazione, e programmi politici
che si raccontano come stravolgimenti dello status quo e rottamatori
dell’inefficienza burocratico-statale.
Leggi l'articolo
Tag - BigTech
Il nuovo capitalismo è incardinato sul complesso militare-digitale che fonde gli
interessi delle cosiddette Big Tech (Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft
più Space X e Palantir) e l’apparato militare e di sicurezza Usa. Una
polarizzazione del potere monopolistico delle piattaforme che favorisce
l’intensificarsi dei conflitti.
Non c’è molto da stupirsi se, a meno di 24 ore dalla visita lampo di Giorgia
Meloni a Mar-a-Lago (residenza privata di Donald Trump in Florida), Elon Musk
abbia presentato il conto ricordando il (probabile) accordo tra la sua Space-X e
il governo italiano. Per accedere ai servizi satellitari a orbita bassa Starlink
che stanno rivoluzionando il settore aerospaziale nel dominio civile e,
soprattutto, in quello militare, il governo sembrerebbe in procinto di
trasferire a Space-X un miliardo e mezzo di euro. Così facendo, legherebbe
l’Italia a doppio filo (rendendola tecnologicamente dipendente e verosimilmente
permeabile per quanto riguarda le informazioni critiche che ribalzerebbero tra i
satelliti di Musk) a uno dei principali esponenti del capitalismo digitale
contemporaneo.
leggi l'articolo di Dario Guarascio
Puntata di domenica 8 dicembre. La prima parte della puntata è dedicata alle
variegate malefatte dei soliti noti: Google e Meta.
Prima parliamo della situazione di Google con l'antitrust, che vede avvicinarsi
il verdetto anche per quanto riguarda il settore pubblicità. Avevamo già parlato
della questione del motore di ricerca, ma questa è un'altra storia.
Passiamo poi ai legami tra grandi aziende e militarismo:
* Google continua a negare i suoi rapporti con l'apparato militare israeliano,
ma i dati sono sempre più chiari
* Meta si lancia apertamente nelle applicazioni militari dell'intelligenza
artificiale generativa
* Hannah Byrne ha lavorato per anni nel gruppo "antiterrorismo e organizzazioni
pericolose", si è licenziata nel 2023, e racconta alcuni dei motivi per cui
crede che la selezione dei contenuti fatta da Meta sia sbagliata fin dalla
radice
Chiudiamo infine rimandando un audio andato in onda recentemente su Data Center,
consumo di energia e di acqua.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Un articolo scientifico di daniela tafani, prezioso ricco di spunti di
riflessioni e di verità tanto evidenti quanto nascoste.
Il testo demistifica le "credenze" relative alla presunta intelligenza dei
software probabilistici e ristabilisce dei punti fermi sulla non neutralità del
software, anche quando si tratta di cosidetta Intelligenza Artificiale.
L'articolo dimostra perché l'introduzione dell'intelligenza artificiale nella
scuola e nelle univeristà sia un problema per i processi di apprendimento e
insegnamento. Tuttavia si tratta di una tendenza già presente: la trasformazione
dell'insegnamento in addestramento degli studenti per andare incontro alle
esigenze del mondo aziendale.
Indice
1. Macchine per scrivere frasi probabili
2. La bolla dell’“intelligenza artificiale generativa”
3. Il valore dell’istruzione: le aziende e le narrazioni Edtech
3.a. L’idea che la sorveglianza sia una forma di cura
3.b. Il mito della personalizzazione dell’apprendimento
3.c. Il soluzionismo tecnologico
3.d. L’idea della neutralità delle piattaforme “educative”
4. Girelli, stampelle e ciuchini: gli omini di burro nei sistemi neoliberali
Nota bibliografica
Leggi l'articolo
I raccapriccianti atti di terrorismo avvenuti nei giorni scorsi in Libano
attraverso cercapersone e ricetrasmittenti sono una eclatante manifestazione di
uno degli aspetti meno compresi della rivoluzione digitale.
Relativamente poche persone, infatti, hanno messo a fuoco il fatto il mondo si
sta computerizzando, processo che sta causando, oltre al resto, alterazioni
profonde nei rapporti con l’ambiente in cui viviamo, oggetti inclusi.
La prima fase della computerizzazione del mondo è stata palese perché è stata
semplicemente la fase della diffusione dei computer tradizionali, dai cosiddetti
mainframe agli attuali desktop e notebook. Negli ultimi 20-30 anni, però, la
miniaturizzazione dei componenti e il drastico calo dei costi (anche della
connessione a Internet) ha avviato una seconda fase, meno visibile e soprattutto
meno compresa, che sta portando a computerizzare un numero crescente di esseri
umani, di spazi e di cose.
leggi l'articolo di Juan Carlos De Martin
Le emissioni dei data center interni di Google, Microsoft, Meta e Apple
potrebbero essere 7,62 volte superiori al calcolo ufficiale
Negli ultimi anni le big tech hanno fatto grandi dichiarazioni sulle emissioni
di gas serra. Ma poiché l'ascesa dell'intelligenza artificiale crea richieste
energetiche sempre maggiori, sta diventando difficile per l'industria nascondere
i costi reali dei data center che alimentano la questa tecnologia.
Secondo un'analisi del Guardian, dal 2020 al 2022 le emissioni reali dei centri
dati "interni" o di proprietà delle aziende di Google, Microsoft, Meta e Apple
saranno probabilmente circa il 662% - o 7,62 volte - più alte di quanto
dichiarato ufficialmente.
Leggi l'analisi del Guardian
TECNOLOGIE DEL POTERE E TECNOLOGIE CONVIVIALI. NON DIPENDE (SOLO) DA TE. Il 25
giugno 2024 alle 19 presso Vivero, luogo di quartiere a via Antonio Raimondi 37,
Roma (zona pigneto)
All'interno di un ciclo di 3 appuntamenti, si svolgerà l'incontro "Tecnologie
del potere e tecnologie conviviali. Non dipende (solo) da te"
Israele ha utilizzato gli algoritmi cosiddetti di Intelligenza Artificiale per
selezionare e localizzare le persone da colpire deresponsabilizzando le scelte
degli umani. Quali sono le relazioni tra l'apparato militare e l'industria del
digitale?
E' possibile utilizzare le tecnologie digitali delle Big tech per fini diversi
da quelli per cui sono state progettate?
Esistono tecnologie conviviali progettate per un uso sociale e comunitario?
Parliamo di Lavender e degli alberi della rete a Gaza con Dario Guarascio,
docente di Economia e Diritto presso l’Università degli Studi La Sapienza di
Roma, Manolo Lupichini e Graffio