Uno studio ha rilevato che l'impatto di carbonio delle pubblicazioni digitali di
un influencer con 3 milioni di follower tra le diverse piattaforme è di 1072
tonnellate di anidride carbonica all'anno, l'equivalente di 481 viaggi andata e
ritorno tra Parigi e New York.
Da questo problema è nato uno strumento gratuito e open source per aiutare
influencer e brand a misurare gli impatti delle proprie campagne sui social e
comprendere come ridurli per una fruizione più consapevole e rispettosa
dell'ambiente.
Si chiama - viene spiegato in una nota - Carbon Footprint Calculator ed è stato
rilasciato in tutta Europa, Italia compresa, da Kolsquare, azienda francese
specializzata in Influencer Marketing e B Corp certificata, per promuovere
attivamente la riduzione delle emissioni degli operatori del settore.
Questo strumento è stato mostrato in anteprima durante le formazioni di
Pedagogia Hacker di Circex.org
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Tag - impronta ambientale del digitale
Il video della presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del
CRS, del libro di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024). Ne hanno parlato con
l’autrice Stefano Lotti, Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro
Montebugnoli. Coordinamento di Giulio De Petra.
Mercoledì 20 novembre a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 18:00, la
presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del CRS, del libro
di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024). Ne parlano con l’autrice Stefano Lotti,
Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro Montebugnoli. Coordina Giulio De
Petra.
Il mondo digitale è stato raccontato, e continua ad esserlo, come un universo
libero da ogni vincolo materiale. Non è così. Il mondo digitale per esistere ha
bisogno di cavi, circuiti, calcolatori sempre più potenti, memorie, sensori e
dispositivi individuali della più varia natura. E tutto questo deve essere
costruito, trasportato, alimentato, dismesso e smaltito.
La miniaturizzazione dei dispositivi e l’invisibilità di Internet e dei data
center rendono difficile immaginare quanta energia sia necessaria per
consentirne costruzione, uso e smaltimento. Ma è possibile dimostrare che
l’universo digitale lascia un’impronta di carbonio significativa e crescente e
che influisce sul riscaldamento globale.
L’utilizzo da parte delle aziende informatiche di “tecnologie rinnovabili” non
risolve il problema. Nella produzione informatica infatti si è sempre
considerato l’uso crescente di risorse fisiche come un dettaglio trascurabile
considerando i costi decrescenti dell’hardware. È necessario invece tenere conto
fin dalla progettazione di modalità di elaborazione capaci di ridurre le
emissioni. Serve un’informatica che conosca, rispetti e risparmi le risorse
computazionali che utilizza.
Tutte le informazioni sul sito del Centro Riforma della Stato