Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale i data center consumano sempre più
acqua, lasciando a secco intere comunità
Una famiglia che abita nella contea di Newton, a un’ora e mezza in macchina da
Atlanta, da diversi anni ha problemi con l’acqua. Racconta infatti il New York
Times che dal 2018 la lavastoviglie, la macchina del ghiaccio, la lavatrice e il
gabinetto hanno smesso uno per uno di funzionare. Poi, nel giro di un anno, la
pressione dell’acqua si è ridotta a un rivolo. Finché dai rubinetti del bagno e
della cucina non usciva più acqua. Nulla. Ma il problema, ovviamente, non
riguarda solo questa famiglia.
[...]
Tutto questo perché? Perché dal 2018, appunto, è cominciata la costruzione del
nuovo data center di Meta. I data center sono immensi centri di elaborazione
dati che in breve tempo sono diventati la spina dorsale della nostra economia.
Sono l’infrastruttura critica che alimenta l’archiviazione cloud, i servizi di
emergenza, i sistemi bancari, le comunicazioni e la logistica. Ma sono i data
center sono strutture gigantesche che consumano quantità immense di energia,
suolo e acqua. Con il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, questi
consumi sono destinati a crescere a ritmo esponenziale.
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Tag - impronta ambientale del digitale
Uno studio ha rilevato che l'impatto di carbonio delle pubblicazioni digitali di
un influencer con 3 milioni di follower tra le diverse piattaforme è di 1072
tonnellate di anidride carbonica all'anno, l'equivalente di 481 viaggi andata e
ritorno tra Parigi e New York.
Da questo problema è nato uno strumento gratuito e open source per aiutare
influencer e brand a misurare gli impatti delle proprie campagne sui social e
comprendere come ridurli per una fruizione più consapevole e rispettosa
dell'ambiente.
Si chiama - viene spiegato in una nota - Carbon Footprint Calculator ed è stato
rilasciato in tutta Europa, Italia compresa, da Kolsquare, azienda francese
specializzata in Influencer Marketing e B Corp certificata, per promuovere
attivamente la riduzione delle emissioni degli operatori del settore.
Questo strumento è stato mostrato in anteprima durante le formazioni di
Pedagogia Hacker di Circex.org
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Il video della presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del
CRS, del libro di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024). Ne hanno parlato con
l’autrice Stefano Lotti, Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro
Montebugnoli. Coordinamento di Giulio De Petra.
Mercoledì 20 novembre a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 18:00, la
presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del CRS, del libro
di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024). Ne parlano con l’autrice Stefano Lotti,
Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro Montebugnoli. Coordina Giulio De
Petra.
Il mondo digitale è stato raccontato, e continua ad esserlo, come un universo
libero da ogni vincolo materiale. Non è così. Il mondo digitale per esistere ha
bisogno di cavi, circuiti, calcolatori sempre più potenti, memorie, sensori e
dispositivi individuali della più varia natura. E tutto questo deve essere
costruito, trasportato, alimentato, dismesso e smaltito.
La miniaturizzazione dei dispositivi e l’invisibilità di Internet e dei data
center rendono difficile immaginare quanta energia sia necessaria per
consentirne costruzione, uso e smaltimento. Ma è possibile dimostrare che
l’universo digitale lascia un’impronta di carbonio significativa e crescente e
che influisce sul riscaldamento globale.
L’utilizzo da parte delle aziende informatiche di “tecnologie rinnovabili” non
risolve il problema. Nella produzione informatica infatti si è sempre
considerato l’uso crescente di risorse fisiche come un dettaglio trascurabile
considerando i costi decrescenti dell’hardware. È necessario invece tenere conto
fin dalla progettazione di modalità di elaborazione capaci di ridurre le
emissioni. Serve un’informatica che conosca, rispetti e risparmi le risorse
computazionali che utilizza.
Tutte le informazioni sul sito del Centro Riforma della Stato