Zuckerberg annuncia la "svolta" di Meta: un allineamento completo alla retorica
di Trump e alle modalità di X. Spariscono il fact checking, via libera
all'ulteriore attacco all'identità razziali, di genere e sessuali.
Il governo italiano invece cerca accordi con Musk per Starlink: si parla di
cifre spaziali per l'utilizzo dei satelliti di Starlink da parte dell'esercito
italiano. La mossa unisce 3 obiettivi: fare un favore all'amico; procedere con
la politica bellicista; colpire il progetto europeo di un sistema satellitare
simile a Starlink per gestire in proprio una simile infrastruttura militare.
Notiziole:
* la legge francese sull'amministrazione illecita di piattaforme online
utilizzata per il sito di chat Coco.fr, noto per essere stato usato come
piattaforma di comunicazione per gli stupri di Mazan; quanto si può estendere
l'uso di una legge del genere?
* Google fa finta che Chromium non sia suo, ma un progetto open source a cui
Google aderisce. La Linux Foundation facilita l'operazione.
Ascolta la trasmissione sul sito di Radio Onda Rossa
Tag - Facebook
Ultimo atto di una strategia di avvicinamento a Donald Trump, ma anche punto
finale del distanziamento di Meta dalla stagione “liberal” aperta nel 2016. La
decisione avrà riflessi sulle organizzazioni giornalistiche che si occupavano di
verificare le notizie
Meta chiude il suo programma di fact-checking e punta a sostituirlo con un
sistema di “note della comunità” simile a quello introdotto sul social
concorrente X, di proprietà di Elon Musk. È un passo definitivo per l’azienda di
Mark Zuckerberg, che rivoluziona l’approccio del gruppo che possiede i social
Facebook, Instagram e Threads e la app di messaggistica Whatsapp rispetto
all’informazione e ai media tradizionali.
Il Ceo di Meta lo ha annunciato di persona martedì in un video su Facebook. Nel
suo discorso fa esplicito riferimento al mutato panorama politico e sociale, e
parlando del desiderio di abbracciare “la libertà di parola”, ossia il free
speech che è diventato lo slogan di Elon Musk dopo l’acquisto della piattaforma
Twitter, oggi rinominata X. Ma cita anche i “troppi errori” commessi dal sistema
di moderazione dei contenuti di Meta e in particolare gli scandali scoppiati
durante le elezioni presidenziali Usa.
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A oltre 140 moderatori di contenuti di Facebook è stato diagnosticato un
disturbo post traumatico, causato dall’esposizione prolungata a immagini e video
di omicidi, suicidi, abusi sessuali su minori e affini.
A rivelarlo è il Guardian, che ha precisato che i moderatori in questione hanno
lavorato tra le 8 e le 10 ore al giorno nella struttura di Samasource in Kenya,
una società esterna che si è occupata di gestire l’attività di moderazione per
conto di Meta, utilizzando per lo più collaboratori provenienti dall’Africa.
“Le prove sono indiscutibili: moderare Facebook è un lavoro pericoloso che
provoca un disturbo da stress post traumatico per tutta la vita a quasi tutti
coloro che lo fanno”, ha dichiarato al Guardian Martha Dark, fondatrice di
un’organizzazione britannica non a scopo di lucro che sta seguendo il caso dei
moderatori kenioti. Ma Meta non ha rilasciato alcun commento al riguardo.
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L'Alta Corte dell'Unione Europea ha emesso una sentenza che limita l'uso dei
dati personali degli utenti da parte di Meta e altre piattaforme social per
scopi pubblicitari. La decisione, in linea con un parere precedente di un
consulente della corte, impone restrizioni sulla durata della conservazione
delle informazioni personali per il targeting degli annunci.
La sentenza fa riferimento al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati
(GDPR) dell'UE, istituito nel 2018. In particolare, si basa sul Recital 65 del
GDPR, che stabilisce il "diritto all'oblio" e il diritto alla rettifica e
cancellazione dei dati personali. La mancata conformità al GDPR potrebbe
comportare sanzioni fino al 4% del fatturato annuo globale, cifra che per
colossi come Meta potrebbe ammontare a miliardi di euro.
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