L'industria nucleare sta vivendo una rinascita, spinta da un'enorme crescita
della domanda di energia, mentre le grandi aziende tecnologiche cercano fonti di
energia pulita per alimentare i loro data center.
Google ha annunciato di aver raggiunto accordo con il gruppo americano NextEra
Energy che prevede la rimessa in funzione all'inizio del 2029 della centrale
nucleare Duane Arnold, nell'Iowa, per lo sviluppo delle infrastrutture di
intelligenza artificiale (IA) del gigante californiano.
Si tratta del terzo progetto di riapertura di una centrale nucleare annunciato
di recente, dopo quelli relativi ai siti di Palisades (Michigan) nel 2023 e
Three Mile Island (Pennsylvania) nel 2024, segno della ripresa dell'industria
nucleare dopo decenni senza investimenti significativi negli Stati Uniti.
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Le aziende tecnologiche americane stanno installando motori jet dismessi da
Boeing e Airbus come generatori d'emergenza per alimentare i data center AI, a
causa di tempi d'attesa superiori ai cinque anni per nuovi allacciamenti alla
rete elettrica.
Il progetto Stargate di OpenAI in Texas utilizza quasi 30 turbine aeroderivative
che generano complessivamente oltre 1000 megawatt, creando di fatto una centrale
elettrica temporanea in attesa del potenziamento delle infrastrutture
tradizionali.
Questa soluzione costosa e inquinante rivela un paradosso critico: le stesse
aziende che promuovono la sostenibilità sono costrette ad adottare tecnologie a
gas per non perdere la corsa competitiva nell'intelligenza artificiale.
Va precisato che l'uso di turbine derivate dall'aviazione non rappresenta una
novità assoluta nel panorama industriale. Per decenni, queste soluzioni sono
state impiegate in ambito militare e nelle piattaforme di trivellazione
offshore, dove la necessità di energia portatile e affidabile è sempre stata
prioritaria. Tuttavia, la loro comparsa massiccia nei data center segna un
momento storico e rivela quanto sia diventata critica la carenza di energia
negli Stati Uniti. Si tratta di un segnale inequivocabile: quando giganti
tecnologici con bilanci da decine di miliardi di dollari ricorrono a soluzioni
definite "di transizione", significa che il problema è strutturale.
Amazon dal canto suo punta sul nucleare, con il progetto Cascade Advanced Energy
Facility nello stato di Washington, un campus nucleare basato su reattori
modulari SMR per alimentare i propri data center con energia carbon-free. Il
progetto utilizza la tecnologia Xe-100 e punta ad avviare la produzione
elettrica negli anni '30, rappresentando il primo impegno concreto di una Big
Tech nella costruzione di nuova capacità nucleare.
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I costi energetici di migliaia di server che effettuano miliardi di calcoli al
secondo e i rischi per i cittadini
Bollette più alte e nuove centrali a gas per soddisfare la fame d’energia di
Meta, il colosso tech di Mark Zuckerberg. La multinazionale sta costruendo un
gigantesco data center in Louisiana, nelle campagne di Holly Ridge (una vasta
area rurale nel nord-est dello stato). Sono infrastrutture strategiche per Big
Tech: i data center contengono migliaia di server che, a loro volta, effettuano
miliardi di calcoli al secondo, lavorando senza sosta. È il “cervello”
dell’intelligenza artificiale, che se ne serve per eseguire i compiti che gli
vengono commissionati o, più banalmente, per fornirci le risposte richieste. Ma
proprio perché i computer lavorano ininterrottamente in condizioni normali si
surriscalderebbero; dunque, per evitare guasti tecnici, vanno raffreddati
artificialmente (ad esempio, tramite aria condizionata industriale ad alta
potenza). Bisogna poi alimentare la potenza di calcolo e sostenere i costi
energetici relativi ai sistemi d’illuminazione o di sicurezza
dell’infrastruttura. In definitiva, il fabbisogno complessivo di energia dei
data center è già di per sé molto elevato.
Ma Zuckerberg vuole costruire un arcipelago informatico che si estenderà su
370.000 metri quadrati (a grandi linee, un’area coperta da cinquantadue campi di
calcio regolamentari). E secondo le stime di una Ong locale, Alliance for
Affordable Energy, avrà bisogno del doppio dell’energia di cui vive New Orleans,
una città che conta quasi quattrocentomila abitanti.
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Puntata di domenica 8 dicembre. La prima parte della puntata è dedicata alle
variegate malefatte dei soliti noti: Google e Meta.
Prima parliamo della situazione di Google con l'antitrust, che vede avvicinarsi
il verdetto anche per quanto riguarda il settore pubblicità. Avevamo già parlato
della questione del motore di ricerca, ma questa è un'altra storia.
Passiamo poi ai legami tra grandi aziende e militarismo:
* Google continua a negare i suoi rapporti con l'apparato militare israeliano,
ma i dati sono sempre più chiari
* Meta si lancia apertamente nelle applicazioni militari dell'intelligenza
artificiale generativa
* Hannah Byrne ha lavorato per anni nel gruppo "antiterrorismo e organizzazioni
pericolose", si è licenziata nel 2023, e racconta alcuni dei motivi per cui
crede che la selezione dei contenuti fatta da Meta sia sbagliata fin dalla
radice
Chiudiamo infine rimandando un audio andato in onda recentemente su Data Center,
consumo di energia e di acqua.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Google ha siglato un accordo con Kairos Power per l'utilizzo di piccoli reattori
nucleari per generare la quantità di energia necessaria ad alimentare i suoi
data center per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale (AI). L'azienda ha
dichiarato che l'accordo prevede l'avvio dell'utilizzo del primo reattore nel
corso di questo decennio e la messa in funzione di altri entro il 2035. Le
società non hanno fornito alcun dettaglio sull'importo dell'accordo o su dove
saranno costruiti gli impianti.
Ma Google a quanto pare non è l'unica, lo scorso mese Microsoft ha raggiunto un
accordo per rimmettere in funzione l'impianto nucleare di Three Mile Island,
tristemente noto per il più grave incidente nucleare accaduto negli USA nel
1979.
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