Pedagogia hacker: un antidoto all’alienazione tecnicaUn articolo di Stefano Borroni Barale e Rinaldo Mattera sulla rivista Educazone
aperta.
"Per capire di cosa stiamo parlando dovremmo iniziare, anzitutto, provando a
dare una definizione dei termini “hacker” e “attitudine hacker”, compito
piuttosto complicato, anche perché sull’argomento sono state scritte vere e
proprie catene montuose di carta. Il tema è anche interessante, e meriterebbe di
essere esplorato[1] in maniera critica e approfondita, ma i limiti di questo
scritto non ce lo permettono.
Per evitare almeno le pericolose ambiguità create dall’immaginario collettivo
dell’hacker come criminale informatico (stereotipicamente maschio, bianco,
europeo, cisgender, deviante), nel prosieguo faremo ampio ricorso al discorso di
Carlo Milani (2022), anche con Federico Cabitza (2024) e Davide Fant (2024).
Con hacker intenderemo un essere umano che mira, con il suo operato, a ridurre
le varie forme di alienazione legate a relazioni e interazioni tra esseri umani
ed esseri tecnici, sia presi singolarmente che socialmente.
Immaginiamo, a questo punto, qualche sguardo interrogativo. Ma gli hacker non
erano i maghi del computer? Ecco alcune coordinate per comprende il significato
che diamo noi di CIRCE (Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità
Elettriche ) a questa parola, un significato non per forza migliore di altri, ma
che illustra aspetti da noi scelti con cura, perché parte della nostra storia e
delle nostre radici."
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