Puntata del 27 aprile
La prima parte della puntata è dedicata ad analizzare come sta andando la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sottolineando le
differenze tra quello che avviene in Cina e in Europa.
Nella seconda parte, alcune notiziole su temi digitali, prevalentemente
riguardanti Google e i suoi problemi con l'antitrust.
Ma non mancano informazioni su quanto avviene in Europa: multe morbide a Meta ed
Apple, esposti sugli eccessi del piracy shield spagnolo, autodifesa digitale
alla commissione europea: forniti cellulari usa e getta e sistemi di schermatura
varia per membri dello staff che visitano gli Stati Uniti... e l'Ungheria.
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La puntata del 6 aprile inizia parlando di Spotify e del suo "Perfect Fit":
ovvero di come Spotify vi propone musica sconosciuta ma economica e ottimizzata
per un ascolto "distratto".
La celebrazione dei 50 anni di Microsoft è stata interrotta da due lavoratrici
che hanno contestato il coinvolgimento della ditta (sia tramite Azure, sia
tramite il suo dipartimento di Intelligenza Artificiale) nel genocidio del
popolo palestinese. In particolare, i sistemi di trascrizione del parlato sono
utilizzati per analizzare automaticamente le intercettazioni delle telefonate
tra persone palestinesi.
Trump annuncia i suoi "contro"-dazi: finalmente possiamo divertirci con delle
equazioni e capire quale è la logica che gli sta dietro (se c'è). E capire se
Chat GPT alla fine ci azzecca.
Piracy Shield: non solo non lascia ma addirittura raddoppia, e si riproduce! Il
presidente dell'AGCOM ignora tutte le lamentele e presenta un'estensione di
Piracy Shield a praticamente tutti i contenuti protetti da copyright. Allo
stesso tempo in Spagna, con un meccanismo diverso, cercano di emularlo.
La puntata si chiude con la rubrica delle notiziole: il riconoscimento facciale
si diffonde nel mondo, mentre si diffondono anche a YouTube le posizioni contro
la tutela dell'identità di genere promosse dal governo USA.
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Prima parte dedicata ad "Un dos tres: passo passo oltre le big tech",
l'iniziativa di AvANa per aiutare le realtà di movimento che vogliono rendere
più indipendente la propria presenza nel Web.
Continuiamo poi con una serie di notiziole:
* Ungheria: il parlamento ungherese proibisce le attività legate al pride e
autorizza il riconoscimento facciale per sanzionare le persone che vi
partecipano
* Trump: desecretati materiali relativi all'omicidio Kennedy... inclusi i dati
personali di persone che lavoravano nello staff presidenziale al tempo.
* Piracy Shield contro Google
* Seagate: dischi usatissimi ma venduti come nuovi
Chiudiamo con gli aggiornamenti sul caso Paragon dopo la pubblicazione,
mercoledì sera, di un report da parte di Citizen Lab sulla vicenda.
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Puntata di natale che inizia con un lungo approfondimento sull'uso dei malware
in Serbia, con riferimento anche alle tecnologie utilizzate per la loro
installazione.
Sempre più chiaro il ruolo attivo di Meta nel silenziare le voci Palestinesi.
L'azienda dice che il silenziamento è stato un effetto collaterale non voluto,ma
le sue scuse sembrano peggiorare la situazione.
Seguono notizie su Copyright (da youtube alla Serie A), alfabetizzazione
informatica, il mondo del bitcoin e altro ancora...
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Apriamo sull'Agcom che blocca Google tramite Piracy Shield: il blocco è durato
solo alcune ore, ma mostra come il sistema "antipirateria" sia profondamente
sbagliato. Agcom invece si concentra sul distribuire le colpe: non solo DAZN, ma
persino i provider, i quali rispondono denunciando l'Agcom stessa.
Continuiamo commentando la questione "dossieraggio", e di come i malware non
siano più strumento di competenza "solo" di polizia e magistratura, ma siano
utilizzabili da società di investigazione privato.
Passiamo finalmente al nostro amato trasporto pubblico e in particolare ai
treni. Si inizia a parlare di privatizzazione di Trenitalia, e in particolare
del servizio Alta Velocità; per quanto non ci siano ancora molti dettagli,
vediamo che già si prepara il terreno parlando di una società in difficoltà
economiche che necessita di partecipazione privata per sopravvivere.
Parliamo poi del nuovo modello di attesa dell'autobus a Roma, che almeno nel
nome sembra rispondere alle esigenze della città; un po' meno orientate
all'utente sembrano invece tutte le altre caratteristiche.
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Stavolta nella rete di Piracy Shield, la piattaforma nazionale antipirateria, ci
è finito un pesce grosso. Grossissimo: Google. Nella serata di sabato 19 ottobre
un ticket caricato sul sistema adottato dall’Autorità garante delle
comunicazioni (Agcom) per debellare lo streaming illegale ha bloccato un dominio
critico di Drive, il servizio web di Big G utilizzato per archiviare e
condividere dati in cloud, e una delle cache di Youtube.
Due risorse che, ovviamente, non hanno niente a che vedere con la trasmissione
pirata di partite di calcio e altri sport, che è ciò di cui Piracy shield si
dovrebbe occupare, ma che dimostra per l’ennesima volta come la tecnologia
regalata dalla Serie A ad Agcom finisca per asfaltare siti innocui. Arrivando a
pestare i piedi persino a Google.
Ma come è possibile che la piattaforma nazionale antipirateria abbia oscurato
due domini di uno dei colossi del web e che peraltro di recente si era reso
disponibile a collaborare con Agcom contro le tv pirata (il cosiddetto
pezzotto)? Semplice: perché ogni denuncia che i detentori dei diritti sportivi
caricano su Piracy Shield si porta dietro lunghe liste di domini da bloccare.
Dove spesso finiscono risorse estranee alla pirateria online.
Da tempo esperti di informatica e Wired stessa hanno sollevato il problema
dell’inattualità della piattaforma progettata dal ramo tech dello studio
Previti, la società Sp Tech, e “regalata” ad Agcom dalla Lega Serie A, che
sembra però progettata senza tenere conto di come funziona internet.
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Rischiano nella migliore delle ipotesi di essere ignorate, nella peggiore di
mandare il tilt le procure.
Non solo una svolta “autoritaria” per bloccare i pirati che trasmettono in
streaming la Serie A: gli emendamenti del governo approvati in questi giorni
contengono un errore clamoroso che rischia di rendere la vita impossibile agli
operatori del web e intasare le procure con miliardi di segnalazioni
perfettamente inutili.
Ha senso una norma del genere in un paese come l’Italia? Secondo Giovanni
Ziccardi, professore di Informatica Giuridica all’Università degli Studi di
Milano, qualche problema c’è. “Nel prevedere interventi legislativi che
riguardano il mondo dell’informatica è necessario avere delle competenze
tecniche importanti”, spiega Ziccardi. “Risolvere in poche righe il tema del
controllo delle attività online è impossibile, soprattutto considerando le
complessità legate a strumenti come le vpn”.
Non solo: i problemi nascono anche dal fatto che qualsiasi intervento in merito
dovrebbe tenere conto del quadro normativo europeo. “Quando si parla di obblighi
di comunicazione o segnalazione da parte dei provider internet – prosegue -
bisogna tenere presente che l’Unione Europea sta portando avanti un’azione
coordinata tra i vari paesi, sulla base per esempio del Digital Services Act”.
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La puntata racconta la storia di una backdoor scoperta recentemente all'interno
del sistema operativo Linux. Nonostante in questo caso tutto sia stato scoperto
prima che potesse essere realmente efficace, vale la pena di andarla a guardare
in dettaglio, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista
delle dinamiche sociali che la hanno permessa.
Proseguiamo con l'ormai immancabile Piracy Shield. Nonostante sia ormai chiaro
che il sistema fa acqua, AGCOM lo difende a spada tratta, respingendo tutti i
reclami e contrattacca comminando multe a chi la pensa diversamente, come
Assoprovider. Peccato che probabilmente la multa non è dovuta. Con Cloud Flare
invece, bandiera bianca (nel senso di whitelist).
Chiudiamo con le notiziole, tra cui segnaliamo il rinvio dell'estradizione di
Assange a quando gli Stati Uniti dichiareranno che Assange non rischia la pena
di morte. Per il resto, solite cose: schermi che guardano te che guardi
pubblicità che alimentano AI che non funzionano.
AGCOM ha multato Assoprovider per ostacolo all'attività di vigilanza, ma si è
rifiutata di fornire l'elenco degli indirizzi IP che sono stati oscurati. Nel
frattempo tutti si chiedono quando arriveranno le multe per gli utenti del
pezzotto.
La piattaforma antipirateria Piracy Shield è ancora al centro delle polemiche,
ed è bombardata da critiche che si riversano automaticamente sull’Autorità per
le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che tanto l’ha voluta e che la gestisce
direttamente, anche se non l’ha sviluppata in casa ma se l’è fatta regalare
dalla Lega Serie A di calcio.
Alle critiche l’AGCOM risponde con un muro sempre più alto, con la tolleranza
zero e minimizzando gli effetti collaterali dello scudo antipezzotto. Ma anche
con le multe, come testimonia l’ultima comunicazione dell’associazione italiana
degli Internet Provider, Assoprovider, che rappresenta oltre 250 aziende grandi
e piccole.
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Negli oltre 3.200 indirizzi Ip oscurati sono finite una serie di iniziative
legali. Agcom nega i problemi, mentre su Github si rivendica la pubblicazione
del codice sorgente dell'app
Aumenta il conto dei danni collaterali di Piracy Shield, la piattaforma
nazionale per bloccare in automatico in 30 minuti lo streaming pirata di partite
di calcio. Nelle intenzioni dei promotori, la Lega calcio Serie A e l’Autorità
garante delle comunicazioni (Agcom, che l’ha in gestione), il sistema dovrebbe
abbattere solo i siti che trasmettono senza autorizzazione eventi sportivi in
diretta. Ma, alla prova dei fatti, nei 3.212 blocchi compiuti da Piracy Shield
dal lancio, il primo febbraio, sono finite anche risorse di rete che nulla hanno
a che fare con la pirateria online. La loro colpa? Condividere l’indirizzo Ip
con i siti nel mirino di Agcom. E nelle scorse su Github, piattaforma dove
sviluppatori e ingegneri condividono e pubblicano il codice dei loro software, è
comparso un profilo che rivendica di aver pubblicato il codice sorgente della
piattaforma. Un fendente all'immagine di sicurezza granitica dietro cui si
trincera l'autorità quando fa riferimento a Piracy Shield. Sono in corso
verifiche sulla veridicità del contenuto ma, al momento, non sono pervenute
smentite.
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