Un gruppo di ricerca dell'Università di Heidelberg e dell'Università di Colonia
(in Germania), ha indagato cosa accade al nostro cervello se ne riduciamo
l'utilizzo per 72 ore, e scoperto che rinunciare a questi dispositivi anche per
poche ore può addirittura rimodellare l'attività cerebrale. I dettagli della
ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Human Behavior.
Durante le scansioni cerebrali eseguite dopo il periodo di 72 ore, ai
partecipanti sono state mostrate diverse immagini, tra cui immagini di
smartphone accesi e spenti, nonché immagini "neutre" di soggetti come barche e
fiori. Quando venivano mostrare le immagini del telefono, nei partecipanti sono
stati osservati cambiamenti nelle aree del cervello proposte all'elaborazione
della ricompensa e del desiderio, simili a quelli osservati nella dipendenza da
sostanze, il che suggerisce che questi dispositivi possono creare dipendenza
come la nicotina o l’alcol.
"I nostri dati non distinguono tra il desiderio di usare lo smartphone e il
desiderio di interagire socialmente, due processi oggi strettamente
interconnessi - hanno affermato i ricercatori -. Sebbene i nostri dati mostrino
risultati solidi senza svelare questi processi, gli studi futuri dovrebbero
mirare ad affrontare questo aspetto".
E’ da quando è apparso il primo smartphone che gli scienziati stanno indagando
su come il loro utilizzo influenzi l'attività del nostro cervello. Grazie a
questa ricerca sappiamo qualcosa in più sui sintomi (simili all'astinenza da
alcune sostanze stupefacenti) come ansia, insonnia, inappetenza, agitazione
fisica, irritabilità, che compaiono quando non utilizziamo il telefonino per un
pò di tempo.
Link alla ricerca qui
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Il 10 settembre 2024 sulla piattaforma statunitense change.org è stata
pubblicata la petizione “Stop smartphone e social sotto i 16 e 14 anni: ogni
tecnologia ha il suo giusto tempo”:
L’appello è promosso da Daniele Novara, pedagogista e counselor – direttore del
CPPP e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, a cui si sono unite quasi
centomila adesioni in pochi mesi. Il cuore dell’appello è questo:
“Chiediamo quindi al Governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei
nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale
prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei
16. Aiutiamo le nuove generazioni.”
"Mi è stato chiesto un parere in merito perché con le colleghe di C.I.R.C.E. –
circex.org lavoriamo sulla promozione di tecnologie conviviali, tramite il
metodo della pedagogia hacker. Siamo amanti delle tecnologie, anche di quelle
digitali. Ma non di tutte, anzi: consideriamo deleteri la maggior parte dei
sistemi oggi in uso: sistemi scientemente progettati, costruiti e continuamente
perfezionati per generare comportamenti di autoabuso. Sofferenze psicologiche e
sociali sono quindi sempre più diffuse non per una qualche mancanza da parte
degli utenti, incapaci di “usare bene” tecnologie sofisticate, ma per via del
design tossico di quelle tecnologie."
Leggi l'articolo sul sito "Gli Asini"
Non dobbiamo dare lo smartphone per acquisito e limitarci a discuterne l’uso.
Dovremmo anche mettere in discussione come è fatto lo smartphone, a tutti i
livelli
Da molti mesi si parla con particolare intensità di smartphone e adolescenti.
Era qualche anno che se ne discuteva, dando anche vita alle prime iniziative, ma
è solo nel 2024 che l’argomento dell’impatto dello smartphone sul benessere
psicologico e sulle prestazioni scolastiche dei più giovani è entrato con forza
nel dibattito pubblico, conquistando spazio nei media e diventando oggetto di
iniziative politiche. In particolare, sono due le proposte intorno alle quali si
polarizzano l’attenzione e le proposte: se proibirne o meno l’uso a scuola (come
è stato deciso di recente in Italia e in altre Paesi, europei e non) e se
proibire o meno del tutto lo smartphone sotto una certa età (per esempio, sotto
i 16 anni).
Il modello, insomma, è quello delle sigarette...
Leggi l'articolo di Juan Carlos De Martin sul sito de "Il Manifesto"
Guardare avanti, si dice. Guardare fisso, invece, la propria mano che sostiene
un apparecchietto nero con schermo, detto smartphone. Consultare, sbirciare,
controllare, scrollare, ascoltare, pagare, scrivere, parlare, filmare… Al
ristorante, per strada, in chiesa, nel passeggino, al cinema, in arrampicata, al
supermercato, in auto, in classe, in ospedale, sul bus, sul water, a letto, in
bici, al lavoro, ai mari e ai monti… in tasca, in mano. A testa bassa.
Paesaggio umano smisuratamente social. Ognuno di noi al guinzaglio del proprio
smartphone. Ad ogni latitudine, più o meno. Ad ogni età, neonato e pensionato,
per ogni sesso. Super intersezionale. La psichiatria, che ha il naso fino, ha
inventato il problematic smartphone use (PSU) Ma quale problematic? Obvious
smartphone use. Non è un gingillo, è una Lampada di Aladino dai mille favori. È
un essere più che uno strumento tecnico. Non sono un filosofo e torno a
incantarmi con questo congegno luccicante che ci ha catturati, dionisiacamente
“sussunti” direbbero gli intenditori. Se fossi nato vent’anni fa non mi
stupirebbe toccar quotidianamente con mano la nostra universale dedizione
all’Angelo Custode che ogni giorno ci accompagna e ci nutre, mi sarebbe
risuonato perfettamente naturale, oggettivo, da sempre. Una felice evoluzione
dell’umanità.
Di chi è figlia questa alchimia universale? Del capitalismo digitale, di quello
cognitivo, di quello zombi? Di un neo colonialismo psichico? Di una fantomatica
tecnodittatura? Di un dio cattivo, o anche buonino, che escogita una nuova
religione? Di quei cinque o sei giovanottoni diventati paperon de’ paperoni
giocando con il web e inventando questo e quello? Di un presente a capitalismo
morto, che sarebbe ancora peggio del capitalismo vivo? Di me boccalone e dei
miei simili che ci facciamo accalappiare da questa sbalorditiva pietra
filosofale rettangolare?
Leggi l'articolo di Claudio Canal
I raccapriccianti atti di terrorismo avvenuti nei giorni scorsi in Libano
attraverso cercapersone e ricetrasmittenti sono una eclatante manifestazione di
uno degli aspetti meno compresi della rivoluzione digitale.
Relativamente poche persone, infatti, hanno messo a fuoco il fatto il mondo si
sta computerizzando, processo che sta causando, oltre al resto, alterazioni
profonde nei rapporti con l’ambiente in cui viviamo, oggetti inclusi.
La prima fase della computerizzazione del mondo è stata palese perché è stata
semplicemente la fase della diffusione dei computer tradizionali, dai cosiddetti
mainframe agli attuali desktop e notebook. Negli ultimi 20-30 anni, però, la
miniaturizzazione dei componenti e il drastico calo dei costi (anche della
connessione a Internet) ha avviato una seconda fase, meno visibile e soprattutto
meno compresa, che sta portando a computerizzare un numero crescente di esseri
umani, di spazi e di cose.
leggi l'articolo di Juan Carlos De Martin
Venerdì 27 settembre dalle ore 18.30 alle 20.30, nella Sala Cenacolo del Museo
Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di via San Vittore
21, Milano, all’interno del programma della Open Night, un incontro dal titolo
“Il benessere dei genitori nell’era digitale” al quale partecipa, tra gli altri,
Stefano Borroni Barale, autore di “L’intelligenza inesistente”.
Oggi consegnare il primo smartphone è diventato un rito tecnologico che spesso
segna il passaggio dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado. Molte
volte è un gesto automatico, frutto della convinzione di non avere alternative
se non l’esclusione dalla socialità. Ma cosa accade se gruppi di mamme e papà si
accordano per cambiare le carte in tavola? Riflettiamo con associazioni e mondo
della ricerca su come si declina la genitorialità nell’era di smartphone,
algoritmi e piattaforme. Tutte le informazioni su Altreconomia.it
Un'agenzia di marketing americana, CMG, utilizzerebbe un sistema chiamato Active
Listening, in grado di rilevare le conversazioni degli utenti in tempo reale per
migliorare gli annunci pubblicitari.
Un documento pervenuto alla redazione di 404 Media e attribuibile all'agenzia
Cox Media Group (CMG), ha spiegato in un «pitch deck» come riuscirebbe a
raccogliere informazioni dalla voce degli utenti per illustrare annunci
pubblicitari in linea con le aspettative e con le soluzioni che l'utente è
pronto ad acquistare. La tecnologia, descritta come «The Power of Voice» e
chiamata Active Listening si avvarrebbe dei microfoni di dispositivi
intelligenti come gli smartphone.
Non è la prima volta che l'agenzia di marketing viene sottoposta alla lente di
ingrandimento di 404Media e colta di sorpresa in attività presumibilmente poco
ortodosse. Qualche sospetto ai giornalisti di 404 Media era sorto già lo scorso
dicembre.
In un post condiviso sul sito Web di CMG e presto cancellato, l'agenzia ha
affermato che il suo modus operandi volto ad acquisire informazioni dalle
conversazioni degli utenti non solo esisterebbe, ma sarebbe anche legale: «È
legale che telefoni e dispositivi ti ascoltino. Quando un nuovo download o
aggiornamento di un'app richiede ai consumatori un accordo di termini di
utilizzo di più pagine da qualche parte nella stampa fine, spesso è incluso
l'ascolto attivo».
Link all'articolo originale.
L’infrastruttura grazie alla quale miliardi di persone comunicano realizza i due
sogni del potere: sapere chi parla con chi e influenzare le conversazioni
L’arresto in Francia del fondatore di Telegram sta provocando forti reazioni,
anche a livello politico. Come però già in casi precedenti, basti pensare alle
controversie relative a Facebook o a TikTok, le polemiche contingenti rischiano
di oscurare le questioni strutturali di fondo. Si tende a dimenticare, infatti,
che le tecnologie della comunicazione sono sempre state cruciali strumenti di
potere e quindi sono sempre state – e oggi, più che mai, sono – tecnologie
intrinsecamente politiche. Chi comunica con chi, quando, con quale frequenza, di
che cosa e in quali circostanze sono informazioni che il potere – nelle sue
varie forme e articolazioni, sia pubbliche, sia private – ha sempre desiderato
possedere.
Inoltre, il potere ha sempre desiderato controllare il più possibile il flusso
di informazioni che in qualche modo potevano influenzarne l’azione o intaccarne
la legittimità. Due pulsioni, quella di tutto conoscere e quella di tutto
controllare, rese entrambe ancora più intense in periodi di guerra o, comunque,
di tensioni politico-sociali.
Leggi l'articolo di De Martin su "Il Manifesto"
June 9th in Berlin we will moderate the Disruption Network Lab's meetup
"Fighting Technologies of Domination from decentralised event platforms to the
right to analogue."
During the meetup we will discuss the right to analogue with Roberta Barone (AI
Ethics and Governance Expert and Advocate, IT/DE). After the discussion there
will be a hands-on session with Balotta Collective to delve deeper into the
exploration of Gancio, a free open-source software designed for event
publishing.
During the workshop we will use the website Balotta.org as a case study to show
how Gancio can be implemented and used for and by local organisations.
Balotta.org is a shared calendar for the city of Bologna, Italy. We will look at
the political reasons for its creation and how these have evolved over time, as
well as explaining our moderation process and the decision to print a paper
version. We will describe Gancio's interface, including submitting an event as
an anonymous user and browsing the admin dashboard.
To learn more and register check the event on the Disruption Network Lab
website.
The event is a warmup for Hackmeeting
Lunedì 13 maggio a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, dalle ore 17:30,
l'incontro, organizzato dalla Scuola critica del digitale del CRS e dal ForumDD,
per la presentazione del libro di Juan Carlos De Martin "Contro lo smartphone.
Per una tecnologia più democratica" (add editore).
Ne discutono con l’autore Giulio De Petra, Maurizio "Graffio" Mazzoneschi e
Teresa Numerico.
Lo smartphone è la macchina che ha segnato di più questa prima parte del secolo.
Inventato appena sedici fa e diffusosi capillarmente in modo rapidissimo
soprattutto negli ultimi dieci anni, è usato oggi da oltre quattro miliardi di
persone. Nel giro di pochi anni siamo arrivati a una situazione in cui la metà
della popolazione mondiale possiede e usa quotidianamente centinaia di volte,
per l’equivalente di 4-5 ore al giorno, una macchina sofisticata che quindici
anni fa nemmeno esisteva.
Pochi, però, colgono un aspetto strabiliante di questo successo: lo smartphone è
diventato, di fatto se non ancora per legge, necessario.
Per chi, pur interessato, non potrà partecipare di persona è prevista la
possibilità di seguire l’incontro collegandosi tramite il seguente link:
https://us02web.zoom.us/j/81948891898
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