Puntata dedicata in gran parte al tema dell'internazionalizzazione dei nomi di
dominio. Infatti da diversi anni questi non sono più limitati ai caratteri
dell'alfabeto inglese, ma supportano anche caratteri di altre lingue. Il
dibattito è abbastanza aperto, e vede contrapposte delle esigenze tecniche di
semplicità e sicurezza alle esigenze di persone non inglesi di poter scrivere
nella propria lingua.
Passiamo poi alle notiziole: dall'acqua al fluoro passando dai licenziamenti
massivi del DOGE e dai suoi piani di automatizzazione. Si allarga l'uso del DNA
nelle indagini di polizia. Meta si rivendica l'uso di Torrent, sostenendo che
scroccare non è reato. Nonostante le censure e le multe e le minaccie di
licenziamento da parte dei grandi studi legali, una ricerca mostra che la
maggior parte degli avvocati americani usa l'Intelligenza Artificiale per il suo
lavoro.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Lungarno ha intervistato Carlo Milani, coautore con Davide Fant di Pedagogia
hacker.
Se vi chiedessi qual è la prima cosa che guardate la mattina e l’ultima che
vedete la sera, mi direste lo smartphone. Non è un giudizio, lo faccio anche io.
Lo smartphone è una protesi digitale, uno strumento così integrato nelle nostre
vite da sembrare indispensabile. Uscite di casa senza e ditemi come vi sentite:
smarriti, nudi, addirittura incompleti. Come possiamo allora evitare che la
tecnologia prenda un controllo così pervasivo sulla nostra vita? A questa
domanda cercano di rispondere il ricercatore Carlo Milani e il formatore Davide
Fant con il saggio Pedagogia Hacker (Elèuthera, 2024). I due, attraverso
attività pedagogiche che fanno propria l’attitudine hacker, aiutano giovani e
adulti a sviluppare un rapporto più critico e meno alienante con il digitale.
Leggi l'intervista
La dipendenza europea dall’infrastruttura cloud americana solleva preoccupazioni
sulla sicurezza. Il Cloud Act permette agli USA di accedere ai dati globali,
mettendo a rischio la privacy e la sicurezza nazionale dell’Europa
Cinque settimane di Donald Trump e gli europei stanno scoprendo per la prima
volta quello che Vasco cantava 46 anni fa: non siamo mica gli americani. E non
solo non siamo gli americani, improvvisamente scopriamo che i loro interessi non
coincidono con i nostri. E non solo i loro interessi non coincidono con i
nostri, presto scopriremo che spesso sono opposti.
Indice degli argomenti
* La fine dell’alleanza transatlantica e le conseguenze per l’Europa
* L’incontro Trump-Zelensky e la vera natura della politica estera americana
* Terre rare: l’estorsione di Trump all’Ucraina e il destino dell’Europa
* Il problema dell’infrastruttura cloud e la dipendenza europea dagli Usa
* Il Gdpr e i fallimenti degli accordi per la protezione dei dati
* La soluzione per liberarsi dal cloud americano
* Il ritorno all’hosting come alternativa praticabile
Leggi l'articolo
Intervista a Carlo Milani, co-autore del libro Pedagogia Hacker. Nella stessa
puntata: Da malpensa a tel aviv: come le aziende di sicurezza informatica
israeliane collaborano con le autoritá italiane per accedere ai dispositivi
mobili.
Qui la puntata completa
Intervista a Carlo Milani a proposito del libro Pedagogia Hacker sul magazine
Lungarno. “Se non faremo l’impossibile ci troveremo di fronte l’impensabile!”
(Murray Bookchin).
"Se vi chiedessi qual è la prima cosa che guardate la mattina e l’ultima che
vedete la sera, mi direste lo smartphone. Non è un giudizio, lo faccio anche io.
Lo smartphone è una protesi digitale, uno strumento così integrato nelle nostre
vite da sembrare indispensabile. Uscite di casa senza e ditemi come vi sentite:
smarriti, nudi, addirittura incompleti. Come possiamo allora evitare che la
tecnologia prenda un controllo così pervasivo sulla nostra vita? A questa
domanda cercano di rispondere il ricercatore Carlo Milani e il formatore Davide
Fant con il saggio Pedagogia Hacker (Elèuthera, 2024). I due, attraverso
attività pedagogiche che fanno propria l’attitudine hacker, aiutano giovani e
adulti a sviluppare un rapporto più critico e meno alienante con il digitale."
Salvatore Cherchi di Lungarno ne parla con Carlo Milani.
Qui l'intervista completa.
Un gruppo di ricerca dell'Università di Heidelberg e dell'Università di Colonia
(in Germania), ha indagato cosa accade al nostro cervello se ne riduciamo
l'utilizzo per 72 ore, e scoperto che rinunciare a questi dispositivi anche per
poche ore può addirittura rimodellare l'attività cerebrale. I dettagli della
ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Human Behavior.
Durante le scansioni cerebrali eseguite dopo il periodo di 72 ore, ai
partecipanti sono state mostrate diverse immagini, tra cui immagini di
smartphone accesi e spenti, nonché immagini "neutre" di soggetti come barche e
fiori. Quando venivano mostrare le immagini del telefono, nei partecipanti sono
stati osservati cambiamenti nelle aree del cervello proposte all'elaborazione
della ricompensa e del desiderio, simili a quelli osservati nella dipendenza da
sostanze, il che suggerisce che questi dispositivi possono creare dipendenza
come la nicotina o l’alcol.
"I nostri dati non distinguono tra il desiderio di usare lo smartphone e il
desiderio di interagire socialmente, due processi oggi strettamente
interconnessi - hanno affermato i ricercatori -. Sebbene i nostri dati mostrino
risultati solidi senza svelare questi processi, gli studi futuri dovrebbero
mirare ad affrontare questo aspetto".
E’ da quando è apparso il primo smartphone che gli scienziati stanno indagando
su come il loro utilizzo influenzi l'attività del nostro cervello. Grazie a
questa ricerca sappiamo qualcosa in più sui sintomi (simili all'astinenza da
alcune sostanze stupefacenti) come ansia, insonnia, inappetenza, agitazione
fisica, irritabilità, che compaiono quando non utilizziamo il telefonino per un
pò di tempo.
Link alla ricerca qui
L’Europa dipende dalle big tech americane, rischiando la sicurezza nazionale.
Servono alternative europee integrate a tutti i livelli dell’infrastruttura
digitale. La collaborazione pubblico-privato e l’open source sono fondamentali
per costruire l’EuroStack e garantire l’indipendenza tecnologica europea
La dipendenza dell’Europa dalle tecnologie digitali americane e cinesi
rappresenta una minaccia significativa per la sua sovranità, sicurezza e
competitività economica. Per affrontare questa sfida, è essenziale sviluppare un
“EuroStack“, un ecosistema digitale integrato che copra tutti i livelli, dai
chip alle applicazioni, garantendo così l’autonomia tecnologica del continente.
L’Eurostack è un’iniziativa proposta dall’Ucl all’Unione Europea per creare un
ecosistema tecnologico indipendente e sovrano, con l’obiettivo di ridurre la
dipendenza da colossi tecnologici stranieri come Alphabet, Amazon, Apple,
Microsoft e altri.
Questo progetto mira a sviluppare infrastrutture digitali completamente europee,
tra cui piattaforme cloud, intelligenza artificiale (AI), reti di
telecomunicazione e software, in linea con i valori europei di protezione dei
dati personali, sovranità digitale e supporto alle imprese locali.
Leggi l'articolo
Domenica 2 marzo 2025, C.I.R.C.E. partecipa alla giornata di riflessione
sull'educazione digitale organizzata da MovEre nell'ambito del percorso
itinerante ideato da insegnanti e genitori dell'IC Simonetta Salacone.
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Dove e quando: Dalle ore 15:00 - 18:00 di domenica 2 marzo, presso IC Salacone,
plesso Iqbal Masih, via Ferraironi, 28 - Roma
Molti videogiochi catturano la nostra attenzione al punto da creare forme di
abitudine e assuefazione, costruite magistralmente sulle vulnerabilità comuni a
tutti gli umani. In maniera analoga siamo chiamati a partecipare e a contribuire
instancabilmente alle “comunità” digitali dei social media, costruite seguendo
tecniche di gamificazione.
Ogni esperienza di interazione sociale si trasforma in una complicata gara, con
un sacco di punti e classifiche, livelli e campioni. Conosciamo per esperienza
diretta le regole di questi “giochi”: se ci comportiamo bene, otteniamo molti
“like”, strike, notifiche, cioè caramelle sintetiche per i nostri cervelli
(sotto forma di dopamina); se siamo scarsi rimaniamo a bocca asciutta.
Possiamo fare a meno di gmail? Sappiamo scegliere una password sicura? Farsi
domande come queste significa essere consapevoli che la privacy è una ricchezza
da preservare e da difendere in prima persona. Sostenere lo sviluppo di un
approccio hacker alla tecnologia e all’apprendimento in generale è un modo per
diffondere pratiche di consapevolezza e autodifesa digitale. Contribuisce a far
emergere l’hacker che si nasconde in ognuno e ognuna, dargli valore e aiutarlo a
crescere.
Questo laboratorio fa per te se vuoi “seguire i fili delle tue connessioni”; se
t’interessa capire quali sono gli elementi nascosti delle procedure di tutti i
giorni e quali sono gli automatismi che ormai ti sfuggono; se vuoi inventare
insieme soluzioni per una relazione ecologica con le macchine; se vuoi acquisire
consapevolezza dei nostri rituali digitali nella vita privata e nel lavoro; se
vuoi imparare tecniche di autodifesa per scardinare gli automatismi.
Il laboratorio sarà a cura di Agnese Trocchi e Maurizio "Graffio" Mazzoneschi
del Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità Elettriche CIRCE.
Altre Informazioni:
* Accoglienza gratuita per bambin (max 20 posti, prenotazione obbligatoria:
passaparola.italia@gmail.com)
* Aperitivo finale a cura del Comitato dei Genitori
Radio Blackout ha intervistato Silvano Cacciari, ricercatore presso il NAFF
dell’Università di Firenze e il CheerLab dell’Università di Prato
La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare
di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti. Conta, in prima
luogo l’interdipendenza economica tra i due giganti che da qualche decennio
struttura quel fenomeno che abbiamo conosciuto come “globalizzazione”, basato
sui due macro-fenomeni: una corposa delocalizzazione delle produzione verso il
polo asiatico (centro cinese); una sempre maggiore finanziarizzazione
dell’economia euro-atlantica (polo statunitense). Questa interdipendenza è
ancora più evidente se si osserva il livello degli scambi delle merci ad alto
contenuto di tecnologia incorporata, dove l’uno e il maggiore cliente
dell’altro, e viceversa. Si tratta però di un equilibrio perennemente instabile
e a-simmetrico, che in questo momento storico viene rimesso in discussione da
una Cina sempre meno disponibile a restare confinata negli scalini più bassi
della scala del valore.
L’uscita politicamente ben orchestrata delle nuova intelligenza artificiale Made
in China DeepSeek ha causato profondi tonfi nelle borse statunitensi ma, a
differenza del passato (vedi crisi dei subprime, 2008) questa volta l’innesco è
stato estern, cinese appunto, e non interno alle dinamiche della
finanziarizzazione americano-centrica. Dopo qualche decennio di osservazione sui
meccanismi predatori della finanza a stelle e strisce , i cinesi hanno imparato
a condurre, pro domo loro, la guerra finanziaria e ne hanno fornito un primo
assaggio ai competitor strategici. Tra le realtà più colpite, oltre alla ben
nota Chat GPT c’è anche la più nascosta, e meno conosciuta dai non addetti ai
lavori, Palantir, specializzata nel servizio di controllo e fornitura dati,
all’interno di quello che potremmo chiamare paradigma del “capitalismo della
sorveglianza” e della “guerra ibrida”. Il CEO di questa azienda, Peter Thiel,
già fondatore di PayPal autore di diversi manifesti politici tecno-reazionari,
si è preso il compito nell’ultimo lustro di dare una strigliata ideologica (e
politica) alla Silicon Valley libertaria e rizomatica degli anni ’90 per
intrupparla in un nuovo corso dove devono essere chiare le gerarchie e le
finalità (nemesi) politiche.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Blackout